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Con lo scenario che gli si presentava dinanzi agli occhi, a Jungkook pareva di star guardando un drama alla televisione.
C’era qualcosa di profondamente anomalo che lo disturbava eppure tutto pareva rientrare nella norma.
Posizionato lateralmente ed alle spalle di Seul, notò che la ragazza si rigirava l’elastico che le aveva regalato commissionando il suo hyung per farglielo avere.
Anche se lei credeva che fosse un regalo di Taehyung, il solo fatto di vederle indosso qualcosa di suo lo rallegrava facendogli gonfiare il petto d’orgoglio <Jungkook-ah, ti presento uno hyung. È mio fratello Hansol della classe ‘96> il più giovane si inchinò con il doveroso rispetto <Mi chiamo Jeon Jungkook> l’altro accennò un breve inchino che non sfuggì agli occhi della sorella che lo rimproverò con lo sguardo <Shin Hansol> solo sentendo pronunciare il suo nome, le mani di Seul lavorarono più freneticamente e con un gesto spontaneo Jungkook le posò una mano sopra per calmarla.
Si voltò a guardarlo e lui le sorrise, voleva diventare l’unica persona in grado di scioglierle i nervi e la tensione, l’angolo di felicità dove rifugiarsi quando tutto si faceva complicato, il luogo a cui sentiva d’appartenere.

Hansol, con la maschera di cortesia e buonismo dietro cui si nascondeva, osservava tutti e tutto senza farsi sfuggire nessun dettaglio facendo lavorare la sua mente ad una velocità impressionante.
Non era facile coglierlo di sorpresa, era una persona che calcolava con maniacale scrupolo qualsiasi eventualità fosse possibile, ma trovarsi Seul davanti agli occhi gli fece provare uno senso di stupore che da molto tempo non era più riuscito a sentire.
Quella ragazza continuava a farlo sentire più vivo che mai, avergli messo gli occhi addosso fu il più grande affare della sua vita.

La mano del ragazzino di nome Jungkook su quella di Seul non sfuggì agli occhi attenti di Hansol che capì nell’immediato cosa provasse per lei. Un altro nome da aggiungere alla sua lista nera.
Quando il suo sguardo si incontrò con quello della ragazza ebbe la consapevolezza che lei ricordava ancora tutto e ciò gli fece nascere un sorriso sghembo sul viso per cui solo loro due ne sapevano il motivo.

Non riusciva a smettere di guardarla; la maniera in cui mirava le cose e le persone, le sue gambe lunghe che si muovevano per andarsi a sedere intorno al tavolino insieme a tutto il gruppo, il modo in cui si sedeva e poggiava le mani sul grembo mentre controllava cosa facesse il ragazzino che la seguiva come un cagnolino. Mentre osservava tutto ciò sentì l’impellente bisogno di sentire di nuovo la sua flebile e magnetica voce, doveva farla parlare.

Seul aveva davanti il suo incubo peggiore e nessuno pareva accorgersene, tutti erano presi a continuare a girare insieme al mondo mentre lei si era di nuovo persa.
Quel ragazzo non aveva freni, non sapeva dove fosse la linea che divideva il consentito dal non o, semplicemente, non gli importava sapere dove fosse.

Senza che nessuno se ne accorgesse fece cadere un pacchetto di sigarette, ma con l’accortezza di far sentire il rumore della carta che si scontrava con il pavimento, a tutti <Hansol-ssi, ti sono cadute le sigarette> pur avendo vicino Jungkook, la sua voce le arrivava come un suono lontano sovrastato dal tamburellare continuo del suo cuore che pompava più velocemente il sangue.
Hansol lo raccolse e sfoderò uno dei suoi sorrisi gentili per ringraziare <Da quando fumi?> Yerin gli parlò con tono sorpreso <Dalla maggiore età noona> Seul sperò che si dimenticasse di lei ma, superato lo shock iniziale, si era preparata ad una sua mossa <Seu-nie tu fumi ancora?> non poteva non rispondergli anche se fosse stata la scelta migliore.
La ragazza scosse la testa <Sul serio? Che peccato! È grazie ad una sigaretta che ci siamo conosciuti, sarebbe stato bello fumarne una insieme> ricordava come quel giorno era ritornata a casa felice perché il nuovo ragazzo, ambito da più della metà delle ragazze della scuola, le avesse rivolto la parola.

Avrebbe voluto piangere per la Seul di quel tempo che le sembrava ben più lontano di tre anni fa eppure riusciva solo a riderne <Hai portato quello che ti ho chiesto?> l’altro si alzò per andare a prendere la scatolina di cioccolatini nella cucina e li posò su tavolo <Questo volevi?> Yerin indicò Seul <Sono suoi> un lampo di interesse gli si accese negli occhi attivando il predatore che era in lui <Ti hanno regalato dei dolcetti Seu-nie? Sono esattamente il genere di cose che piacciono a te> quel piccolo pacchetto fu spostato davanti a lei, toccato dalle mani di Hansol e solo il pensiero le faceva venir voglia di scaraventarli a terra e allontanarli il più possibile da lei <Hai fatto un’altra conquista? Spero che non gli spezzerai il cuore come hai fatto con quel ragazzo a Sejong> Seul spalancò gli occhi incredula a quello che stava sentendo.
Aveva immaginato quanto si fosse arrabbiato per Jungkook ed i cioccolatini furono l’ultima cosa che lo stava di nuovo avvicinando alla linea <Immagino che lei non vi racconti molto della sua vita nel suo paese natio, è sempre stata una ragazza modesta, ma dovete sapere che ha lasciato molte amiche che le volevano bene e soprattutto un povero ragazzo innamorato perdutamente di lei. Si è lasciata alle spalle una vera vita da sogno> quel rivolgersi in modo arrogante, quelle continue bugie che non smetteva mai di indorare, quell’aurea di saccenteria che lo rivestiva come una seconda pelle miscelato alla perenne nota oltracotante che rendeva la sua voce difficile da ascoltare per le orecchie di Seul <Seu-nie, sul serio eri così ben voluta a Sejong? Non parli mai del tuo paese> avrebbe voluto urlare che non era per niente così, che la sua vita aveva iniziato a tingersi con qualche colore con l’arrivo di quei sette ragazzi perché chi gliel’aveva rovinata era seduto al loro stesso tavolo continuando nella sua impresa senza darle modo di riprendere fiato stringendole le mani alla gola, le stesse che avevano sfiorato i cioccolatini che le stavano davanti agli occhi e che prima di essere infettate dal tocco di lui erano stati “esattamente il genere di cose che piacciono a te” ma a cui avrebbe rinunciato anche quella volta.

Taehyung la richiamò per sentire una risposta mentre Hansol si godeva la scena ma Seul non avrebbe più partecipato alle sue menzogne <Quel ragazzo di cui parli…mi sta ancora aspettando?> si fissarono per dei secondi interminabili.
Il ragazzo stava parlando di sé stesso ma i sentimenti che provava erano ben lontani da ciò che disse.
Si limitò a sorriderle dandole mille e nessuna risposta nello stesso momento.

Quella sera la ragazza avrebbe sognato e avrebbe visto, ne era consapevole, per questo strinse sotto il tavolino la mano di Jungkook pregando i cieli che, anche per quella notte, i Bangtan l’avrebbero ospitata nel loro dormitorio.

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Shadow's Girl ~Park Jimin~ [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora