CAPITOLO (6)

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La sveglia stava suonando, e come ormai facevo dal giorno precedente la spensi per voltarmi ed addormentarmi nuovamente.
Non avevo la minima intenzione di andare a scuola, volevo restare sola. Non volevo vedere nessuno.
La rabbia era troppa.
Da quando avevo saputo, tramite comunicazione della professoressa di latino alla classe che Helena era stata trasferita, non c'era stato modo di dialogare con me.
Non ascoltavo una sola parola da nessuno. Provavo solo rabbia ed avevo bisogno di sfogarla da me, senza che qualcuno tentasse di compatirmi.

Helena era andata via senza neanche darmi un'ultimo saluto, senza concedermi almeno uno straccio di spiegazione.
Anni di amicizia andati a rotoli con la consapevolezza che era tutta una menzogna.
Mia madre aveva tentato di farmi comprendere che magari c'era una spiegazione a tutto, che sicuramente Helena voleva salutarmi ma non ne aveva avuto modo.
Ma nessuna giustificazione andava a suo favore.
Aveva avuto anni, mesi se non giorni per dirmi di un possibile trasferimento ed inoltre se davvero ci avesse tenuto sarebbe venuta a salutarmi.
Ma lei no, non poteva. Doveva pensare ad andare via, a cambiare la sua lurida vita buttando via la sua amica senza darle neanche una spiegazione.

Avevo chiesto a mia madre se per almeno un giorno potevo stare per conto mio e non andare a scuola.
Aveva compreso la situazione, e senza giri di parole mi aveva accordato la proposta.
Aveva anche provato a rimandare il suo impegno di lavoro per non lasciarmi sola, ma le avevo detto che sarei stata bene e non era necessario.

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