CAPITOLO (12)

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POV REBECCA

Mi ero finalmente decisa ad alzarmi dal letto, fare una bella colazione, e sfogare la rabbia come solo io sapevo fare.
Avevo fatto tutto in poco tempo. Mi trovavo fuori la porta di casa intenta ad inserire le cuffie nel mio cellulare. Quando ci ero riuscita, avevo avviato la mia play-list ed avevo iniziato a correre come non avevo mai fatto prima.

Correvo come una matta, ma non m'importava. Correre mi faceva stare bene e, per questo, davo poco conto ai passanti che mi osservavano come se avevano davanti un marziano. Mi stavo veramente rilassando. Correre in questo momento era il mio più grande sfogo. Avevo passato così il resto delle ore fino alle 14:00, quando, dopo il brontolio del mio stomaco, avevo deciso di tornare a casa per cibarmi.

Quando ero arrivata, mi ero diretta subito in cucina, per preparare qualcosa.
Non avevo voglia di un pasto normale, ma di schifezze.
Avevo deciso che per una volta avrei fatto quello che volevo, dando sfogo ai miei capricci e godendomi la tranquillità più assoluta. Avevo aperto il frigo e afferrato latte e burro, li avevo poggiati sul tavolo ed avevo recuperato: nutella, zucchero, farina, granella di noccioline, zucchero a velo, una ciotola, lo sbatti uova e la padella. Avevo iniziato a preparare delle buonissime crepes. Infine, quando esse erano già pronte nel piatto, mi ero preparata: pop corn, una vaschetta di patatine e una bottiglia di coca cola.

Ero andata in soggiorno dove avevo posto tutto sul tavolino di fronte al divano. Avevo chiuso tutte le tende oscurando la stanza. Avevo acceso la TV e iniziato a guardare una serie di film a mia scelta mangiucchiando tutto quello che avevo preparato. La mia tranquillità era però stata interrotta sul più bello del mio primo film e della degustazione di quelle favolose crepes che io stessa avevo preparato, dal suono del campanello di casa. Non sapevo chi potesse essere, non attendevo nessuno e a meno che mia madre non avesse risolto il suo imprevisto, non avevo la minima idea di chi stesse osando interrompere il mio relax. Mi ero alzata dal divano, ed avevo aperto la porta.

Quando aprii, mi trovai di fronte la madre di Helena in tutta la sua magnificenza.

Avevo sempre pensato che lei fosse una donna bella ma allo stesso tempo elegante e questa sua bellezza aveva sempre trovato il modo di esaltarla attraverso il suo modo di vestire da donna d'affari.

Indossava sempre: una camicia bianca leggermente sbottonata all'altezza del seno, una giacca nera che abbottonava con un solo bottone al centro, una gonna non troppo corta nera e decolleté nere, il tutto, era accompagnato da un cappotto lungo e del medesimo colore.

Portava sempre i capelli sciolti, che erano neri e lisci e aveva occhi di un marrone talmente scuro quasi nero, che, in giornate di maltempo, quasi erano indistinguibili dalla pupilla.
Era sempre ben truccata e sistemata insomma.
D'altronde da una che lavorava per un'azienda non ci si poteva aspettare di meno.

Ogni qualvolta la squadravo da testa a piedi, i miei dubbi sul fatto che lei fosse realmente la madre di Helena aumentavano sempre più.
Non avevano un minimo di somiglianza, né nulla in comune caratterialmente.
Adesso, per qualche strana ragione però era venuta a bussare alla mia porta.

"Posso o vuoi continuare a squadrarmi ancora un pò?" mi aveva domandato, distogliendomi dai miei pensieri.

"Se cerchi Helena non è qui con me, ora se permetti avrei da fare" le avevo detto.

Le stavo per chiudere la porta in faccia, ma lei, prontamente, l'aveva bloccata e aveva iniziato a fissarmi.

"Non sono qui per lei, ma per parlare con te". Mi aveva detto.

"Bene, ma io non ho nulla di cui parlare, quindi.." le avevo risposto.

"Io invece ti consiglierei di ascoltare quanto voglio dirti, potresti non avere più un'opportunità del genere" aveva replicato.

Non sapevo di che opportunità parlava, ma la cosa mi interessava talmente tanto che avevo deciso di farla accomodare.
Avevo la porta alle mie spalle e le avevo fatto strada verso il divano.
Lei si era guardata un pò intorno, ma poi si era seduta.

"Allora?" le avevo detto.

"Non mi offri nulla? Sai, non è educato discutere di cose importanti e accogliere una persona in casa senza un drink davanti" mi aveva detto.

Ero arrossita dall'imbarazzo.
In fin dei conti, non aveva poi tutti i torti.
Ero andata in cucina, dove avevo riempito due bicchieri con del vino rosso e un piattino con degli stuzzichini.
Avevo portato il tutto nel salone e mi ero seduta accanto a Katherine.

Lei aveva afferato il bicchiere, e assaggiato il vino.

"Veramente buono devo dire". Mi aveva detto.

Io la stavo osservando, studiando ogni sua mossa.

"Allora, parto col dirti che io non sono chi tu pensi.
Non sono la vera madre di Helena, ma una persona che ha assunto le sue precise sembianze" mi aveva detto.

"Hahaha, sì certo. Una strega ti ha fatto un incantesimo e sei diventata uguale a".. L'avevo presa in giro.

"Non sto scherzando" mi aveva interrotto severa.

"Come ben sai, esiste una terra nascosta dai comuni mortali, dove ogni nobile frequenta un'accademia fondata appositamente per i portatori di magia". Mi aveva spiegato.

"Pensavo fossero solo frottole raccontate quando si è piccoli" le avevo detto, interrompendola.

"Ti sbagli, quelle che tu conosci come frottole è il nostro mondo.
Ora cara, ciò che voglio da te è una sola cosa" mi aveva detto.

Mi si era avvicinata e aveva puntato il suo sguardo sul mio.

"Sai, un tempo Rufus, conosci Rufus giusto?" mi aveva domandato.

"Sì" le avevo detto declutendo.

"Bene, dicevo.. Un tempo Rufus, dopo aver compreso di essere la persona più potente in tutto il regno e di possedere poteri altrettanto forti, decise di creare una setta.
Voleva governare il mondo, avere tutto e tutti in pugno, sottomettere ogni essere insignificante e ci sarebbe riuscito se sua madre non si fosse messa in mezzo" mi aveva detto.

Aveva fatto un respiro e aveva continuato il racconto alzandosi dal divano e camminando per il salone sotto il mio sguardo attento.

"Egli, oggi mio signore poiché lavoro per lui, ritornerà in vita.
Questo è stato predetto da una profezia, ma.."

"Ma?". Le avevo domandato.

Lei si era voltata, e aveva iniziato a guardarmi.

L'indomabile (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora