Io non piaccio alle persone. Ho passato la vita cercando di piacere alla gente, poi un giorno ho smesso di provarci. Insomma, sono quella che sono: un completo disastro.
Mi sveglio per affrontare un altro terribile giorno di scuola. Dico terribile, perché odio quel posto, odio i miei compagni e odio anche i professori. In cinque anni non hanno fatto altro che prendermi in giro e umiliarmi e si, devo ammettere che sono riusciti nel loro scopo: farmi sentire insicura, piccola, insignificante.
Avevo provato a parlarne con qualche docente, ma quelli avevano finito con il giustificare gli altri, sostenendo che loro sono deboli e sono solo alla ricerca di attenzioni, mentre io, che sono una ragazza intelligente, devo capire queste situazioni.
Si, li capisco.
Capisco che sono una massa di stronzi, ragazzini e ragazzine viziate, che non sanno un cazzo della vita degli altri e si permettono anche il lusso di giudicare.
Entro in classe, reggendo goffamente il vocabolario di spagnolo.
"Buongiorno" sussurro. Ovviamente nessuno mi considera, tutti continuano a fare ciò che stavano facendo, senza curarsi minimamente di me, come se non ci fossi, non che mi dispiaccia, dopotutto stare al centro dell'attenzione non mi è mai piaciuto. Mi dirigo verso il mio banco che si trova in un angolino dell'aula e noto che Victoria si è seduta sopra.
Quando i nostri sguardi si incontrano, lei mi osserva con aria di superiorità, sollevando il sopracciglio e squadrandomi dalla testa ai piedi.
Victoria è tanto bella, sembra una bambola di porcellana.
"È proprio il tuo opposto, Scar" penso, mentre poso il vocabolario sul banco e aspetto che lei scenda da lì e vada a sedersi al suo posto.
Mi guarda un'ultima volta, questa volta sembra quasi che mi stia lanciando una sfida. Ma litigare e cedere alle sue provocazioni è proprio l'ultima cosa che voglio in questo momento. Victoria lo capisce, perché rotea gli occhi e si allontana dal mio banco, andando a ridacchiare con Roberta e le altre sue amichette.
Decido di ignorarle, ormai ci ho fatto l'abitudine.
Mi siedo e aspetto pazientemente l'arrivo del prof, quando vedo entrare Thomas.
Thomas è il mio migliore amico.
È un ragazzo con la testa fra le nuvole. Ancora ricordo quando, mentre improvvisava un balletto di Rihanna e aiutava suo padre a sistemare il giardino, ha investito il suo gatto con il tagliaerba e poi ha pianto per tre giorni consecutivi, oppure quando, nonostante io e la sua famiglia gli avessimo spiegato che doveva crescere, che certe cose non erano reali, continuava a parlare con Arturo, il suo amico immaginario.
Perché lo chiamasse proprio Arturo e cosa si dicessero, resta tutt'ora un mistero.
"Ciao" mi dice, dandomi un bacio sulla guancia e porgendomi un sacchetto del bar della scuola.
"Ciao Tom" lo saluto.
Osservo quel sacchetto con l'acquolina in bocca: so già il contenuto e infatti è proprio ciò che immaginavo: un bel cornetto al cioccolato.
Thomas è un ragazzo d'oro, non so nemmeno perché si ostini ad essermi amico, visto che io non riesco nemmeno a ricambiare l'affetto che mi dimostra ogni giorno, anche attraverso dei piccoli gesti come questo.
"Hai sentito della festa di stasera?" Mi chiede, mentre io dò un assaggio alla punta del cornetto. Ho dimenticato di fare colazione, come ogni mattina e sto morendo di fame.
"No, lo sai che non mi interesso di certe cose" gli rispondo, mentre lui avvicina il suo banco al mio, sperando che la professoressa non ci divida solo perché parliamo troppo. Io e lui proviamo a sederci vicini ogni giorno, ma tutto inutile: i professori, notando che parliamo durante tutte le ore, hanno deciso di tenerci divisi, in modo che entrambi possiamo impegnarci e ascoltare.
"Victoria ha organizzato una festa a casa sua, possibile non ti abbia invitata?"
"No" rispondo, "perché, a te si?"
Thomas annuisce.
Perché tutto questo mi sembra un'enorme trappola per prendere in giro il mio amico?
Lui e Victoria non si sono mai parlati, lei passa il tempo soltanto a deriderlo. Perché adesso ha deciso di invitarlo alla sua festa?
Non posso accettare che il mio amico venga schernito, lui è una persona buona e non merita assolutamente certe cose.
"Thomas, lo ha fatto sicuramente per prenderti in giro" sussurro.
Lo sguardo di Thomas diventa pensieroso e interrogativo.
Non volevo offenderlo, ma è giusto che sappia che quelli lì sono davvero capaci di tutto.
"Tanto...tanto gli ho già detto di no" mi rivela, stringendosi nelle spalle.
"Strano, sembravi entusiasta!" Dico, fissando gli occhi su di lui.
"È la prima volta che mi invitano ad una festa" dice, scuotendo la testa, "me so sentito importante per un po'"
Per un attimo, mi immedesimo in Thomas.
Anche io come lui avrei tanto voluto essere considerata dagli altri, magari anche attraverso un invito a una festa, qualcosa del genere. Ma sono talmente tanto sfigata, che nessuno mi considera. Certo, una come me ad una festa farebbe solo sfigurare. Non sono bella, tantomeno simpatica.
Abbraccio il mio amico:"ma tu sei importante...per me"
Il viso di Thomas si illumina, mentre sposta il ciuffo biondo che gli copre metà viso. "Grazie...Scarlett" mi sorride, "sai che ti dico? Ci andiamo insieme a quella festa. Sti cazzi, si campa una volta sola! È la nostra prima festa!"
Guardo Thomas e alzo gli occhi al cielo:"allora non hai capito nulla!"
"No Scarlett, ho capito. Ma non possiamo continuare a vivere nell'ombra." Dice.
Penso un attimo a ciò che mi ha detto il mio amico. Okay, se verrò presa in giro, al massimo chiederò a Thomas di riaccompagnarmi a casa e passerò la serata a piangere, nulla di nuovo.
"D'accordo, andiamo"
"Sii!" Gioisce Thomas, osservandomi con lo sguardo pieno di orgoglio.
Arrivo a casa e metto sottosopra l'armadio alla ricerca di qualcosa di decente da mettere, ma trovo solo maglioncini color pastello e una sola gonna lunga fino al ginocchio. L'ho indossata solo al compleanno di Roberta tre anni fa, ma sono stata pensantemente derisa e da allora non ne ho mai più messa una.
"Che stai facendo?" Mi chiede mia madre con un tono di voce severo.
Perfetto, ci mancava anche lei.
"Stasera vado a una festa e cercavo qualcosa di carino" le dico.
"Dopo metti tutto in ordine" mi dice, per poi tornare in soggiorno.
Da quando mio padre se n'è andato di casa e ha lasciato mia madre per sposare Nelly, la sua segretaria, mia madre non fa altro che bere.
Abbiamo provato a mandarla da uno psicologo, ma ha fatto più passi indietro che in avanti.
Guardo i miei abiti: sono di un vecchiume assurdo.
Sto per fare qualcosa di veramente brutto, che non ho mai fatto, ma stasera è per una giusta causa. Sono stanca, troppo stanca di essere considerata una sfigata.
Apro il portafoglio di mia madre e prendo del denaro. Una banconota da cinquanta e una da dieci, le prendo entrambe, devo farmele bastare per comprare un vestito e un paio di scarpe decenti. Esco di casa, mia madre è sprofondata nel sonno più totale e non mi ha nemmeno sentita. Cammino per la via principale come il solito con la testa all'insù, osservando lo splendido cielo di Roma.
Sono una sognatrice, lo so. Vado a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno e abbasso lo sguardo per capire di chi si tratti. Mi trovo davanti la bella Victoria che mi guarda come se fossi qualcosa di abominevole.Spazio Autrice
Eccomi qui con un'altra storia sui Maneskin. Avevo pubblicato due capitoli su un altro profilo, ma poi ho deciso che era qui che doveva rimanere. Sicuramente molti di voi avranno letto questi primi due capitoli e quindi ho pensato che dovessero costituire il prologo. Mi auguro vi piaccia e che vi appassioni quanto l'altra che ho completato da poco. Il vostro supporto è prezioso per continuare, quindi, se vi è piaciuta e vi va, sfondate quella stellina di voti!
Vi abbraccio, al prossimo capitolo!❤️
STAI LEGGENDO
Maneskin-Portami via
FanfictionLA SECONDA STORIA SUI MÅNESKIN SCRITTA DA LORESSIOSMILE: Scarlett ha sempre avuto una vita difficile da cui tiene tutti all'oscuro, sopportando in silenzio le prese in giro degli altri. Tutti, tranne il suo migliore amico Thomas, che le è stato semp...