"Credo che tu debba sapere tutta la verità, Scar"
"Quale verità?" Chiedo sorpresa. Lo sguardo di mia madre mi preoccupa.
"Scusi signorina, è finito l'orario delle visite" ci interrompe un'infermiera.
"Posso restare altri cinque minuti? La prego"
La donna scuote la testa. "Mi spiace, sò troppo severi qui, signorì"
Mia madre la guarda e approfittando di un suo momento di distrazione mi passa un foglio.
"Leggila con calma" mi dice talmente a bassa voce, da essere costretta a leggere il labiale.
Annuisco e prendo quel foglio, inserendolo velocemente nella tasca del cappotto.
"Va bene,allora arrivederci" dico. "Ciao, mamma"
Esco da lì e aspetto l'arrivo della metro.
Mi passo il foglio tra le mie mani, sono ansiosa di leggere il contenuto, ma voglio farlo a casa mia, da sola. Non voglio avere nessun altro intorno a me.
Lo sguardo di mia madre mi ha lasciato intendere che la cosa che ha da dirmi e che sta scritta qui sopra è molto delicata.
Arrivo a casa e faccio fatica ad aprire il portone, mi tremano le mani.
Maledetta ansia!
Lascio la mia giacca da qualche parte sul divano e mi metto seduta per leggere.Cara figlia mia, credo che sia arrivato il momento di dirti tutto, ma procediamo con calma. Ti racconterò una storia, come quelle che da piccola ti piacevano tanto, come quelle che leggi tutto il tempo nei tuoi romanzi.
Era l'estate del 1997, quando io e tuo padre ci siamo incontrati. Lui era un musicista e io amavo le poesie che scriveva. Viveva in un quartiere di periferia e lavorava in un albergo come facchino. Aveva due occhi grandi che mi ricordavano il mare e te lo giuro, quegli occhi li sogno anche adesso e non li dimenticherò mai.
Io studiavo filosofia e l'ho incontrato fuori dall'università, con la sua chitarra in spalla. Gli è bastato sorridere, per far si che mi innamorassi di lui.
Quando gli ho detto che aspettavo te, era felice, felice come non l'ho mai visto. Mi aveva promesso che avrebbe smesso di bere e di fumare, mi aveva promesso che saremmo andati ad abitare insieme in una casa col tetto di legno, come quelle che mi piacciono tanto, lontani dalle luci abbaglianti di Roma. Il giorno dopo, è venuto da me e mi ha dato un foglio, che ho conservato gelosamente in un angolo della camera da letto: era una canzone per te.
Voleva cantartela lui, Scar. Voleva che la cantassi anche tu. Era la nostra favola.
Ma sai, a volte accadono certe cose che non siamo preparati ad affrontare.
Tuo padre è morto in un incidente d'auto nell'inverno 1998, ogni volta sul tuo viso vedo lui ed è per questo che a volte mi sento in colpa e ti evito, è per questo che a volte non riesco nemmeno a guardarti in faccia.
Al funerale, ho incontrato Vincenzo, suo fratello e quello che tu chiami papà. Gli somigliava tanto, ma era tutto l'opposto caratterialmente, era ciò che Fabrizio aveva sempre odiato essere. Ci siamo frequentati e dopo un pó, ci siamo sposati. Credo che gli dispiacesse lasciarti senza un papà e ha scelto lui stesso di esserlo, ma a patto che né io, né gli altri, ti dicessimo del tuo vero padre.
All'inizio eravamo felici, forse me n'ero anche un po' innamorata. Ma vedendoti crescere, non é riuscito a mantenere le sue promesse, il peso di quel segreto lo opprimeva. Litigavamo sempre per questo e poi ha deciso di andarsene. Non ce l'ho fatta a fermarlo, Scar.
Non avevo voglia di combattere per qualcosa che non sentivo più "mio".
Se fossi stata un po' più caparbia, adesso avresti un padre da amare, invece hai solo una madre chiusa in un centro di recupero.
So che non lo farai in ogni caso, ma ti chiedo solo di non odiarmi, di non odiare Vincenzo, che non ha nessuna colpa e anzi, al di là di tutto, penso che ti abbia voluto veramente bene e che abbia fatto un sacrificio immenso. Lo sai che non amo difenderlo, ma qui dentro, lontano dall'alcool, ho capito che c'è un perché alla sua scelta e non posso ignorarlo, purtroppo. Scusami se non ti ho parlato prima e se non ti ho dedicato mai abbastanza tempo. Scusami per non averti mai salvata, protetta, ma anzi, ti ho sempre messo i bastoni fra le ruote con i miei problemi. Spero che tu possa perdonarmi un giorno, ti voglio bene.
Mamma.È proprio vero che non si può scappare sempre dalle proprie bugie!
Prima o poi bisogna fare i conti con la realtà, bella o brutta che sia. E questa realtà è una merda vera. Non riesco a definire come mi sento, non sto bene, non sto male.
So solo che ho vissuto per quasi 19 anni in un'enorme menzogna. Che ho sempre chiamato papà quello che avrei dovuto chiamare zio e nonostante tutto questo, nonostante soffrissi come un cane per l'indifferenza di mio padre, nessuno e dico nessuno ha mai parlato. Hanno lasciato che io cadessi a pezzi, che mi annientassi in tutti i modi possibili e immaginabili, che annegassi nel mare del mio stesso dolore, ma non hanno mai fatto un cazzo.
I miei parenti, mia madre...credo che lo sapessero tutti. Solo io ero la cretina, solo io ero la spettatrice in questa recita.
No mamma, non ti perdonerò. Almeno non adesso, non così.
Non ho mai saputo dell'esistenza di mio padre, mi hanno negato la possibilità di conoscere me stessa, da dove vengo, ciò che sono realmente. Mio padre è morto prima che io nascessi e io non lo sapevo.
Esco fuori di casa e cammino da sola per Roma.
Sembra che niente abbia senso e poi piango, piango tanto.
Non so nemmeno il perché, forse per tutto, forse per niente in particolare, ma piango.
Mi squilla il cellulare: è Damiano.
"P-pronto Dam"
"Scar...tutto bene?"
"No" sospiro.
"Ma sei in giro? Dove sei?"
"Vicino a Monteverde" rispondo, guardandomi intorno. Non mi ero nemmeno resa conto di aver camminato così tanto!
"Cos'è successo?"
"Dam..."
"Dimme"
"portami via"
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Maneskin-Portami via
FanfictionLA SECONDA STORIA SUI MÅNESKIN SCRITTA DA LORESSIOSMILE: Scarlett ha sempre avuto una vita difficile da cui tiene tutti all'oscuro, sopportando in silenzio le prese in giro degli altri. Tutti, tranne il suo migliore amico Thomas, che le è stato semp...