Cap. 1 Same city, different worlds

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-Greg, ti odio. Sul serio.- quasi ringhiò al telefono.

La voce dall'altra parte rise. –Andiamo, Mandy. Volevo salutarti, dato che non ci siamo visti.

Amanda sospirò, scuotendo la testa e cercando al contempo di infilarsi le collant.

-E come mai non c'eri?- gli chiese. Sapeva benissimo la risposta, ma voleva sentirglielo dire.

Per la milionesima volta.

-Lo sai perché...- l'uomo si azzittì per aumentare la suspense. -... perché è nato il mio secondogenito!!- rischiò di trapanarle il timpano destro con quell'urlo.

Ridendo divertita, recuperò le scarpe e si sedette sul letto per indossarle. –A quanto mi par di capire sei molto orgoglioso della cosa.- lo punzecchiò.

-Certo.- si stimò lui.

La giovane si concesse un sorriso, ripensando alla foto che le aveva mandato Gregory. Era diventata zia di uno stupendo scricciolo di tre chili e mezzo, con le guance più tonde che avesse mai visto e la boccuccia sempre aperta in una smorfia.

Era fantastico e suo fratello aveva tutti i motivi del mondo per essere al settimo cielo.

-Sarai un papà stupendo. Ma già lo sai, no? Reese è una bambina adorabile.- raggiunse la cucina e versò la sua dose di caffeina nel latte. Bere caffè nero di prima mattina l'avrebbe resa nervosa come solo un ascensore poteva farla diventare.

Quindi era meglio evitare: ne andava dell'incolumità fisica e psicologica delle sue clienti.

E di sua sorella.

A quel proposito alzò gli occhi al soffitto, tentando di captare alcuni rumori, ma non percepì nulla. Brutto segnale.

-Greg, ora dovrei andare. Devo svegliare Fran ed evitare di arrivare in ritardo al lavoro.- lo interruppe bruscamente mentre elencava le doti della sua primogenita.

-Non si è ancora svegliata?- chiese, stupito.

-Sai com'è. Tirarla fuori dal letto, alla mattina, era sempre una lotta. Quando mamma ha capito che il mio metodo era più efficace del suo, mi ha passato la palla.- disse, ingollando la sua colazione in quattro e quattr'otto.

Sperò vivamente non le tornasse su durante il tragitto.

Solitamente mangiava sempre con calma, ma quel giorno Gregory aveva stravolto la sua routine mattutina.

Lo sentì ridacchiare. –Usi ancora quel metodo?

-Quale, quello della secchiata d'acqua? No, troppo dispendioso. Mi sono modernizzata.- rispose. Appoggiò la tazza nel lavello ed addentò l'ultimo biscotto, prima di andare in bagno per finire di sistemarsi i capelli. –Greg, devo veramente andare, ora. Mi dispiace.- si scusò, mentre terminava di intrecciare i lunghi capelli neri.

-Ho capito, tranquilla. Buona giornata, sorellina. E vedi di vendere tanti abiti, d'accordo?- la salutò.

-Sarà fatto. Ciao Greg!

Una volta conclusa la conversazione, schizzò fuori dal bagno per indossare la leggera giacca chiara comprata apposta per il lavoro. Lanciò un'occhiata fuori dalla finestra e, appurata la presenza del sole, inforcò gli occhiali.

Gettò il cellulare nella borsa capiente assieme al portafogli ed alle chiavi e uscì. Una volta chiusa la porta con due mandate, mandò un messaggio a sua sorella.

Sapeva che quello avrebbe innescato la fastidiosa sveglia che le aveva impostato e che, quasi sicuramente, l'avrebbe buttata giù dal letto.

Non attese di sentire le urla di protesta di Frances e s'incamminò lungo le scale.

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