Cap. 2 Una sposa fuori dal comune

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   Chiuse rapidamente la porta dietro di sé, i capelli completamente scompigliati. Sbuffando si tolse il foulard e si affrettò verso i camerini a passo deciso. Non riusciva a capacitarsi del perché New York dovesse avere delle giornate così ventose. "L'urbanizzazione, Amanda. È colpa di tutti i grattacieli presenti in città.", le disse una vocina dentro di sé. Ecco, quello era uno dei motivi per cui a volte detestava la Grande Mela dal più profondo del cuore. Un conto era sentire la brezza leggera accarezzarti il viso, un altro rischiare di essere sollevata per aria come se niente fosse.

Salutò distrattamente le colleghe, affrettandosi a raggiungere lo specchio. Sbuffò nuovamente, vedendo il disastro che aveva in testa. Detestava apparire in disordine e ci teneva ad essere niente meno che presentabile, soprattutto al lavoro. Sciolse rapidamente la treccia e passò le dita tra le ciocche scure come la notte. Tentò di pettinarle come meglio poteva e poi le intrecciò nuovamente. Una vota finita, arrotolò la treccia sulla nuca, in modo da darle la forma di uno chignon. Lasciò libero qualche ciuffo, cosicché le incorniciasse il viso dal profilo gentile.

-Avete visto che vento c'è fuori?- brontolò Vivian, togliendosi il leggero soprabito color panna. Molte delle ragazze mormorarono un commento, indispettite dalle bizze di madre natura. Amanda si ritrovò a sorridere: era piacevole discutere di leggerezze come il vento, la rilassava in vista della giornata lavorativa.

Quando fu pronta si avviò lungo le scale per raggiungere il salone principale dove, come ogni giorno, Gabrielle avrebbe comunicato loro numero e divisione degli appuntamenti. Salutò con un cenno l'amica e poi si accomodò su uno dei puff presenti. La direttrice vendite attese che tutte le sue collaboratrici fossero comode e poi prese un respiro profondo, elettrizzata per l'annuncio che doveva fare.

-Buongiorno signore.- iniziò. –Come sempre, anche oggi sarà una giornata intensa. Avremo con noi alcuni degli stilisti delle nuove collezioni, quindi mi raccomando: tenete a freno la lingua.- continuò. Ci furono rapidi cenni del capo e qualche bisbiglio. Lei attese che l'attenzione fosse nuovamente su di sé e poi iniziò a spartire le cinquanta clienti della giornata.

Stava elencando quelle di Amanda, quando si bloccò. –Ehm... Mandy, oggi avrai un appuntamento speciale. Subito dopo pranzo. Ti ho lasciato il pomeriggio libero, affinché tu possa soddisfare appieno le richieste della sposa.- disse, esitante. Sapeva che l'amica era una delle persone più pazienti e professionali, lì dentro, ma era la prima volta che si trovavano a che fare con una cliente del genere. All'improvviso l'allegro chiacchiericcio si arrestò e gli occhi di tutte si puntarono su loro due.

-Mi devo preoccupare?- chiese, tentando di buttarla sul ridere. Perché Gabbie aveva quell'espressione? Sembrava preoccupata, seriamente preoccupata.

-No... cioè, non lo so. È la prima volta, per noi.- ammise la donna, grattandosi la guancia con fare perplesso. –Non vorrei che qualcuno si facesse male.

-Farsi male? Dobbiamo trovare il vestito alla moglie di Hannibal Lecter?- scherzò una delle impiegate più giovani. Julia, quasi sicuramente.

-E' una lupa.- svelò Gabrielle. "E sono quasi certa che sarà permalosa e piena di sé.", aggiunse mentalmente.

-Una licantropa?!- sfuggì a qualcuno.

-Mi vuoi affidare... ma sei sicura?- chiese Amanda, agitata. Oddio, avrebbe incontrato da vicino una di quelle creature soprannaturali. Giusto la sera prima aveva desiderato poterlo fare... era forse destino?  O semplicemente pazzia, come avrebbe detto suo padre. 

Si sentiva esaltata, ma anche leggermente intimorita. Sapeva che poteva ritrovarsi col collo spezzato in men che non si dica, dato che una lupa in procinto di sposarsi era due volte più pericolosa di una sposa normale. Non per le sfuriate o le crisi di pianto, a quelle c'era abituata. No, era per la forza.

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