Cap. 15 Azione e reazione

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    Fece per lanciare il telefono, ma si trattenne e si limitò a stringerlo febbrilmente tra le mani. Cercò di prendere dei respiri profondi, di calmarsi, ma sembrava tutto inutile.

La telefonata era stata l'ennesima conferma della sua incapacità di adattamento. Una parte di lei, una parte sempre più debole, continuava a dirle di farsi forza e accettare tutto quanto mentre l'altra, quella più forte, urlava a gran voce di scappare.

Non sapeva più che fare, si sentiva impotente e senza opzioni.

Desiderava con tutta se stessa poter avere la fede incrollabile che stava dimostrando Amanda, ma le era impossibile arrivare a patti con la propria coscienza. Aveva ragionato a lungo durante le notti insonni passate a guardare fuori dalla finestra. E i suoi ragionamenti l'avevano condotta ad una conclusione: amava ancora Drew, ma aveva paura della bestia che c'era in lui e dell'influsso che poteva avere sulla sua personalità. Probabilmente era stupido o da codardi, ma non riusciva ad andare oltre quella consapevolezza. 

Si sentiva come un cane che si morde la coda.

"Vorrei poter credere che tutto possa andar bene, proprio come Amanda." si disse. Chiuse anche gli occhi, cercando di scacciare la rabbia ed appropriarsi di quella visione delle cose che non le apparteneva. 

Mentre cercava di venire a patti con se stessa, Gregory uscì in veranda per dirle che il pranzo era in tavola. Quando vide la sua espressione, però, si fece perplesso e le si avvicinò. –Ehi, Fran, tutto bene?- chiese.

La ragazza si voltò di scatto, colta di sorpresa. –G-Greg... sì... tutto bene...- farfugliò, la voce tremante. La rabbia se n'era andata, sciogliendosi come neve al sole ed ora era arrivato quel senso d'impotenza capace di farla scoppiare in lacrime.

In quel caso nemmeno un intero pomeriggio con la sua adorata macchina fotografica avrebbe potuto risollevarle lo spirito. Cercò con tutte le forze di trattenersi, ma finì con il singhiozzare. Senza pensare gettò le braccia al collo del fratello e lasciò libero sfogo alle lacrime.

-Ehi, ehi! Calmati! Cos'è successo?- cercò di capire. 

Provò a scostarla da sé per guardarla in viso, ma lei non glielo permise. Allora le lasciò il tempo per sfogarsi, stringendola a sé con fare protettivo, come faceva quando era piccola e aveva paura durante i temporali.

Frances versò fino all'ultima lacrima e solo quando sentì gli occhi aridi e pesti si scostò dal petto del fratello e tentò di darsi un contegno, imbarazzata. –Scusa...- mormorò.

-Oh, non è con me che devi scusarti: Sarah sarà nera.- commentò Greg.

Al che lei lo fissò confusa poi, realizzata la battuta, ridacchiò senza allegria. –Già, avremmo fatto freddare la pasta.- mormorò.

Gregory la fissò pensieroso e la condusse gentilmente sul dondolo accanto alla porta. Una volta seduti si voltò verso di lei e domandò:-Hai parlato con Mandy?

Frances pensò di negare, ma alla fine optò per la verità. Annuì stancamente, confermando le supposizioni del suo interlocutore. –Non è andata bene... ed è colpa mia. Per l'ennesima volta.- confessò.

-Cosa ti hanno detto?

Fran si passò una mano tra i capelli, nervosa. –Che Andrew se la sta cavando bene, ma che il branco di MacGregor sta avendo dei problemi.- spiegò.

Greg si accigliò. –Problemi di che tipo?- chiese, cercando di capire.

-A quanto pare la lupa che avevano accolto è una spia, ma è stata obbligata con la forza ad assumere quel ruolo. Se non ho capito male vogliono aiutarla, ma questo significa avere grane col suo branco d'origine.- continuò.

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