Tutte le persone che dovevano essere avvertite, in particolare datori di lavoro e amici, avevano ricevuto notizie più o meno uguali: nessuno di loro sarebbe uscito di casa per un po' di tempo. Quanto far durare la "degenza" sarebbe stata prerogativa personale.
Purtroppo non avevano tenuto in considerazione Eric che, ormai completamente guarito, entrò nell'appartamento come un piccolo uragano.
Più o meno tutti gli occupanti della casa stavano riposando, qualcuno se ne stava accoccolato sotto le coperte, qualcun altro semplicemente appoggiato all'imbotte di una finestra. La notte era stata tremenda e i segni erano chiaramente visibili sui loro visi e nei vestiti imbrattati di sangue.
Il giovane europeo rimase a fissare basito la scena che gli si presentava davanti, indeciso se mettersi a strillare oppure tapparsi la bocca per non farlo. -Entra e smettila di arrovellarti.- la voce di Evan lo trasse d'impaccio, riscuotendolo.
-M-ma cosa...?- iniziò, guardandosi attorno. –Perché il palazzo è mezzo distrutto? Alst non mi ha detto nulla.
-E a ragione. Ti saresti precipitato qui urlando come un forsennato... o sbaglio?- replicò il suo capobranco.
Eric arrossì visibilmente. –Non trattarmi come un bambino!- sbottò.
Evan allora sollevò le palpebre, puntando gli occhi sul giovane affiliato. –Non ho voglia di discutere, ora come ora. Ti basti sapere che Andrew si trova nella cantina, finalmente sotto controllo e che nessuno di noi ha riportato ferite mortali.- tagliò corto.
-Avreste potuto avvertirmi...- il ragazzo incrociò le braccia al petto. Sapeva che lo consideravano poco più di un pivello, ma quello era il suo branco ora e se c'era una cosa di cui sapeva dar prova, quella era la lealtà.
-Tuo zio è stato chiaro: se ti dovesse succedere qualcos'altro, esigerà la mia testa.- replicò lo scozzese. –E' una prospettiva che non mi alletta molto, a dir la verità.
-Lascia perdere mio zio. Si diverte a mettere in soggezione le persone.- Eric liquidò la questione con un'alzata di spalle.
Van si lasciò sfuggire un sorrisetto. –Fa molto più di questo, ma sei troppo giovane per capirlo.- disse di rimando. –Ora... ti chiedo di chiudere la porta e trovarti qualcosa da fare. Ho bisogno di riposare.- aggiunse, sistemandosi meglio contro il muro. Eric non poté fare a meno di notare la smorfia di dolore che gli attraversò il viso.
-E un letto non sarebbe più adatto allo scopo?- si ritrovò a chiedere.
MacGregor riaprì un occhio. –Sono tutti occupati.- e con questo pose fine alla discussione.
Eric rimase ad osservarlo per qualche istante, convincendosi sempre di più di quanto la prima impressione avuta sul capitano fosse completamente sbagliata. Mettere i bisogni del branco al primo posto, anche se significava semplicemente cedere un letto, era una qualità fondamentale per essere un buon Alfa.
Evan poteva sembrare ruvido e poco incline a lasciarsi coinvolgere, ma ogni tanto lasciava trapelare la sua vera natura, quella nascosta sotto la corazza. Eric non aveva idea di come fosse prima di arrivare a New York, ma era sempre più certo che quella fosse una facciata.
Solo David sembrava conoscere il vero carattere dello scozzese e non faceva altro che ricordargli i bei vecchi tempi, nel tentativo di riaccendere quel fuoco.
"Aleksandr aveva ragione, in fin dei conti. In lui c'è più di quello che si vede." pensò con un sorriso mesto. Esitò ancora un attimo, poi uscì lentamente dall'appartamento, deciso a raggiungere Andrew.
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New York at Full Moon
Hombres LoboDa diversi anni il genere umano è entrato in contatto con il mondo soprannaturale e la convivenza, nonostante alcuni alti e bassi, sembra essere tranquilla. L'arrivo del branco MacGregor a New York ha creato un grande scompiglio tra gli altri gruppi...