Cap. 20 Bad moon rising

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   Evan abbassò lentamente la mano ed estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans. Guardò lo schermo e serrò la mascella con forza. "Non ora." pensò, infastidito. 

Con la coda dell'occhio vide David fissare alternativamente lui e la porta di casa. –Apri... ma stai attento alla folla.- gli disse sbrigativo. Al cenno d'assenso dell'amico accettò la chiamata e si portò il telefono all'orecchio, cercando di mantenersi calmo. 

-MacGregor.- disse la voce dall'altro capo.

-Aleksandr.- rispose lo scozzese, senza aggiungere null'altro. La tensione nella voce del suo interlocutore era evidente e nemmeno la distanza fisica tra i due poteva mascherarla.

-Ho saputo degli ultimi avvenimenti da alcuni informatori.- riprese l'Alfa di Hamilton Heights.

Evan accentuò leggermente la presa sull'apparecchio. –Ho ritenuto necessario intervenire prima che facessero del male al cucciolo.- spiegò. Sapeva che, essendo ospite nel territorio di un altro lupo, doveva evitare di creare casini, ma non vedeva la necessità di sottoporsi ad un terzo grado.

Dall'altro lato ci fu una lunga pausa. –Sono lieto che l'operazione sia riuscita nel migliore dei modi.- fu la risposta. Apparentemente innocua e molto simile ad un complimento.

Evan scambiò un'occhiata con Emily, rimasta in ascolto. Le fece cenno di allontanarsi e lei si posizionò accanto alla finestra. La sua ansia lo stava distraendo e non voleva rischiare di commettere passi falsi durante la conversazione con Aleksandr. Inoltre aveva bisogno di essere curata: la ferita al fianco continuava a perdere sangue, imbrattandole la maglietta.

Spostò lo sguardo e si concentrò sulla parete che aveva di fronte. -Per quale motivo hai chiamato?- domandò, cercando di suonare il meno ostile possibile.

Il russo rise sinistramente. –Me lo stai seriamente chiedendo?

Van strinse il pugno libero, sentendo la bestia dentro di sé irritarsi: non gli piacevano le persone che parlavano per indovinelli o che giocavano con gli altri come il gatto fa col topo.

-Non era previsto che Eric venisse ferito.- iniziò. –Doveva semplicemente distrarre le Sentinelle lungo il perimetro.- concluse.

Ci fu una lunga pausa dall'altro lato, di nuovo. –A quanto pare il compito che gli hai affidato non era così semplice come sembrava.- fu il commento caustico.

Il giovane si trattenne a stento dal digrignare i denti ed inveire. –Ha gestito la situazione egregiamente.- replicò. Avvertì una vampata di calore salirgli al viso ed ebbe l'impressione di esser sul punto di perdere la calma. Da quando in qua doveva preoccuparsi di non perdere la calma? Non era lui quello che aveva represso le emozioni?

Aleksandr si lasciò sfuggire uno sbuffo ironico. –Egregiamente?

Evan spostò il peso da un piede all'altro, infastidito da una delle ferite che si era procurato e dal tono del suo interlocutore. L'impellente bisogno di prender a pugni qualcosa si stava facendo sempre più forte. –Non vedo la necessità di giustificarmi con te. Tuo nipote è fuori pericolo.- tagliò corto.

-Per questa volta. Ma se dovesse succedere ancora qualcosa del genere, avrò la tua testa, MacGregor. Non mi interessa quanti lupi dovrò far fuori per averla.- rispose l'Alfa russo. -Do svidánia.

Solo uno stupido non avrebbe colto la minaccia insita nella voce del capobranco di Hamilton Heights ed Evan non era sicuramente uno stupido. Ma non era nemmeno un cucciolotto alle prime armi e sentirsi rivolgere quelle parole risvegliò definitivamente la bestia che aveva dentro.

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