Cap. 4 Caos all'Internazionale

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   Il branco esplose in un boato di approvazione. Non perché avesse vinto (almeno non per quell'unico motivo), ma perché era stato un bel combattimento.

Dearan fece un cenno ad Alastair e lui ruppe il sigillo di sorbo. Evan guardò il padre, in attesa: nella sua forma animale lo poteva fissare direttamente negli occhi. Colse un guizzo di rabbia nello sguardo del genitore, ma venne represso subito. 

–Il combattimento ha decretato la vittoria del Campione. La lupa Emily è sotto la sua protezione e avrà diritto di chiedere il suo aiuto contro chiunque volesse muoverle violenza.- sentenziò con voce ferma. 

Quella formula di rito aveva ormai perso il proprio significato. Solitamente, dopo la prima richiesta di protezione, il Campione non veniva chiamato in causa una seconda volta perché il problema era stato risolto alla radice. Sperò che anche in quel caso il problema si fosse concluso con la morte di Graham.

-Ora che Graham è morto, il posto di Gamma è vacante. I Pretendenti possono farsi avanti e sfidarsi per ottenerlo.- continuò il capobranco. Gettò un'ultima occhiata al cadavere del suo sottoposto, quasi disgustato dal modo in cui si era fatto uccidere. –Preparate una pira. Bruceremo il suo corpo come da usanza.- aggiunse.

Le sue parole misero in moto un'efficiente macchina composta da quasi trenta individui. I membri del branco si sparpagliarono e andarono a recuperare i rami necessari per realizzare la catasta. Sin dall'antichità i licantropi avevano bruciato i loro morti per timore che questi potessero risvegliarsi e diventare vampiri. Da molto tempo quella stupida credenza era stata confutata, ma le tradizioni sono dure a morire. Soprattutto in Scozia.

-Grazie.- Emily si avvicinò mesta, allungando una mano verso il grosso lupo dal pelo rossiccio. Evan la guardò coi suoi strani occhi cangianti e poi fece un cenno col capo, abbastanza rigidamente.

-Vieni con me, ragazza. Ti controllerò la ferita e poi ti assegnerò una stanza tutta per te.- le disse Alst. Lei lo guardò, disorientata, ma poi annuì, seguendolo all'interno della villa.

Non appena se ne fu andata, il giovane MacGregor riassunse sembianze umane. –Ho bisogno di un bagno. E di una birra.- disse, facendo schioccare il collo un paio di volte.

-Ti senti bene?- gli domandò David, avvicinandoglisi.

L'amico lo soppesò, scrutando la sua espressione sinceramente preoccupata. –Un po' meno frustrato.- ammise, contraendo involontariamente le mani.

-Era da un po' che non veniva richiesta la tua protezione.- ragionò l'inglese, evitando accuratamente di fargli notare quel gesto dettato dallo stress.

-Non ricordarmelo.

Dave si passò una mano tra i ricci scuri, sospirando. –Non potresti trovare un modo... meno imbecille per rimanere a galla?- gli chiese. Dio solo sapeva quante volte avevano affrontato quel discorso.

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