Cap. 11 Opinioni diverse

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-Suggerisco di dare una piccola dimostrazione di forza al nostro sorvegliato speciale. Giusto per fargli capire che deve guardarsi le spalle.- disse la voce al telefono.

L'uomo fissò l'edificio davanti a sé, scrutando attentamente tutte le finestre e le sagome che si intravvedevano oltre i vetri. –D'accordo. Cosa devo fare?- chiese.

-Se dipendesse da Rodrick, dovresti star lì buono e fermo a raccogliere informazioni. Io non ne vedo la necessità: sappiamo la cosa fondamentale, ossia dove abitano.- rispose il suo interlocutore. La linea restò muta per qualche istante, poi quello aggiunse:-Ferisci la prima persona del branco che uscirà dall'edificio.

Il licantropo sollevò un angolo della bocca, pregustando l'azione. –Non vedo l'ora di mettermi all'opera. Quanto devo essere convincente?

Jared ci meditò su qualche istante. –Abbastanza, ma non uccidere nessuno. Non ancora.- decise.

-D'accordo. Ti chiamo appena ho finito.- asserì e poi chiuse la chiamata, facendosi scivolare il cellulare nella tasca dei pantaloni. Appuntò lo sguardo sull'infilata di finestre del terzo piano e si mise in ascolto, sfregandosi le mani con soddisfazione.



     Emily era arrivata ad un orario imprecisato tra le otto e trenta e le nove e mezza. Quando aveva messo piede in casa si era bloccata immediatamente, stupita di ritrovare degli ospiti nell'ampia zona giorno. -Ehm... buonasera.- salutò, dopo essersi ripresa dalla sorpresa. 

Amanda ed Andrew la salutarono con un gesto della mano ed un sorriso. –Sta succedendo qualcosa di cui non sono stata informata?- chiese lei poco dopo aver risposto al saluto.

-No. Cioè, sì, ma è una questione tra Drew ed Evan. Non ti preoccupare.- le rispose David, abbozzando un rapido sorriso. 

Amanda non poté fare a meno di notare l'improvvisa rigidità della sua postura, come se d'improvviso non si trovasse più a proprio agio. La considerò una reazione alquanto strana, considerato che l'inglese si trovava al sicuro in casa propria.

La giovane soppesò la risposta per qualche istante, poi annuì e si tolse la giacca di pelle, appendendola nell'ingresso. –Vedo che vi siete organizzati una bella cenetta.- commentò, avvicinandosi al tavolino basso che campeggiava tra i divani.

Non avendo abbastanza posti per tutti, Andrew aveva proposto di sedersi per terra, appoggiati ai cuscini. David l'aveva guardato scandalizzato, ammettendo di non aver mai mangiato seduto per terra, se si escludevano le abbuffate in forma lupina.

-Vuoi farci compagnia o hai già mangiato...?- le domandò Amanda, in attesa. 

Essendo l'unica ragazza nei paraggi ed essendo licantropa, sperava di poter legare con lei e trovare un sostegno femminile per i momenti difficili. Avrebbe avuto un parere femminile in merito alle dinamiche di un mondo che le era ancora largamente sconosciuto. E non le sarebbe dispiaciuto fare amicizia con lei. Da quel poco che aveva visto, sapeva sicuramente come difendersi ed era quasi certa che la sua facciata un po' ruvida nascondesse una più profonda sensibilità.

Il movimento di Emily la strappò ai suoi pensieri e poco dopo se la ritrovò seduta di fianco, vagamente impacciata. –Cos'avete cucinato?- domandò l'americana.

-Ha fatto tutto Amanda.- confessò David, alzando le mani per indicare che lui non c'entrava nulla.

Gli occhi della ragazza scintillarono brevemente. –Oh, davvero? Complimenti! Io sono negata in cucina.- si complimentò, ammirata. Be', più che altro non si era mai cimentata veramente, anche se ultimamente sentiva il forte desiderio di essere più affidabile... più materna nei confronti del piccolo Blake.

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