Capitolo 28.

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Capitolo 28: Non Posso Proprio Dire di Aver Perso.

You open the door
There ain't nothing but a smile drawn to the floor
And you whisper in my ear, baby I'm yours
Ooh, just the thought of you gets me so high, so high”
-Want To Want Me, Jason Derulo

Albus si alzò in alto, sempre più in alto, urlando a squarciagola, il braccio diretto al cielo, la mano chiusa a pugno. L'aveva preso. Aveva preso il Boccino. Al suo ultimo anno, da Capitano. Avevano vinto.
Continuò a volare verso l'alto, sentendosi leggero, leggero e felice. E poi fu soffocato dall'abbraccio stritolante di sei ragazzi urlanti.
Dagli spalti provenivano grida confuse, canti e applausi: sciarpe verde e argento venivano lanciate da una parte all'altra mentre figure saltavano abbracciandosi.
Mike Dens si impegnò a urlare “ALBUS POTTER HA PRESO IL BOCCINO! E Serpeverse strappa la vittoria e la Coppa per 240 a 110.” Poi si risedette, dispiaciuto.
Lily planò al suolo, gli occhi ridotti a due fessure, il viso contratto; i suoi compagni la raggiunsero e la abbracciarono, delusi.
I Grifondoro osservavano la squadra a terra silenziosi, senza commentare e senza fischiare: era stato dato il massimo e lo sapevano, ma non era bastato. Rose abbracciò la cugina e Lily ricambiò appena, troppo arrabbiata con se stessa per essersi lasciata sfuggire il Boccino di un soffio.
“Hei” Le disse Rose “Il prossimo anno sarà tuo, lo sai. Non c'è nessuno al tuo livello.”
“Ma per te non c'è più possibilità.”
Rose non rispose per qualche secondo, osservando gli avversari ancora in aria, ma poi disse “Ho vinto l'anno scorso. E in realtà, non posso proprio dire di aver perso.” Non quando un possiedo un sorriso del genere, pensò osservando la felicità di Scorpius.
“Il titolo di Miglior Cacciatore andrà a lui.” Lily sembrò aver dimenticato la rabbia, intenta a fissare la cugina.
Rose sorrise leggermente “Non ho mai avuto una possibilità, temo. Credo sia arrivato il momento di ammettere che se lo merita.”
Lily annuì e poi disse ancora “Ero così vicina. Così vicina.” La frustrazione tornata.
“Lo so. Non puoi farci nulla. Ha le braccia più lunghe.” Rose sollevò le spalle e allargò le braccia “Te l'ho detto: il prossimo anno tu e Hugo alzerete la Coppa. E comunque, c'è ancora la Coppa delle Case e sappiamo che quella è già nostra.”
Lily non sembrò convinta del discorso della cugina e si allontanò per parlare con Hugo, il viso ancora contratto.
Anche i Serpeverde tornarono con i piedi sul terreno, gli occhi luccicanti, i volti sorridenti e felici.
Tuttavia, non appena i piedi di Scorpius toccarono il suolo, il sorriso sparì e il ragazzo cercò la figura rossa che tanto amava: Rose lo stava fissando a sua volta e i loro occhi si incontrarono.
La ragazza lo guardava, le braccia incrociate, sul viso un'espressione illeggibile.
Scorpius ricambiò lo sguardo, le sopracciglia inarcate, in attesa.
Il pubblico, felice o deluso, fece attenzione a non perdersi un solo movimento.
E poi il volto di Rose si aprì in un sorriso enorme, che le illuminò il viso e le prese gli occhi. Scorpius ghignò e scosse la testa, poi annullò la distanza tra loro e la raggiunse.
“Spero tu abbia capito di aver perso.” Le disse, il ghigno così suo, ancora stampato sulle labbra. “Lo sai che chi perde non sorride, vero?”
Rose non smise di sorridere, ma le braccia restarono incrociate “Certamente.”
“Ma?”
“Ho deciso di essere più matura e accettare la sconfitta.”
Scorpius si finse sconvolto, le sopracciglia scomparvero tra i ciuffi disordinati di capelli e la bocca si aprì a 'o'. “Forse è il caso che ti porti infermeria.”
“No, grazie sono sicura di star bene. Ma magari puoi proporlo a Hugo.” Rose accennò al fratello, ancora in campo, lo sguardo desolato, la testa tra le
mani.
“Uh, no. Non mi avvicino.” Osservò il fratello di Rose “Non credo la prenderebbe bene.”
“Penso anche io.” Spostò nuovamente lo sguardo sul ragazzo.
Scorpius la guardò senza parlare per qualche secondo e poi le disse “Torniamo al castello?”
“Non dovresti festeggiare?”
“Uh, ci sarà una gran festa stasera, ma per ora voglio solo una doccia.”
Rose non riuscì a rispondere, perché una voce chiamò il ragazzo: la Preside veniva loro incontro, accompagnata da un uomo alto, i capelli leggermente brizzolati.
“Signor Malfoy, questo è il signor Marcs*, ha molto insistito per conoscerla.”
Scorpius guardò Rose “Non ti muovere.” E andò incontro ai due adulti.
“Scorpius Malfoy, giusto?” Gli porse la mano.
Il ragazzo la prese “Si, signore.”
“Giochi molto bene, ragazzo. Davvero bene. Ed è un po' che se ne parla in giro, così sono venuto a vedere con i miei stessi occhi. La signora Preside mi ha detto che hai preso in considerazione l'ipotesi di una carriera nel Quidditch professionistico.”
“Sì, signore. Ma vorrei anche portare avanti gli studi.”
“Mi è stato riferito anche questo. E ammiro molto le tue intenzioni.” L'uomo guardò Scorpius con più intensità “Sarò chiaro, signor Malfoy: noi siamo molto interessati a te. Giochi bene, ma noi valutiamo anche altri aspetti, e tu vieni dipinto come molto intelligente. Per cui, vorrei invitarti a fare un provino per i Puddlemere United.”
A Scorpius cadde la mascella “Ma è una squadra di prima categoria!”
“Ne sono consapevole.” Rise l'uomo. “Deduco la risposta sia che verrai a fare un provino?”
“Certamente!” Scorpius strinse nuovamente la mano dell'uomo, incredulo “Grazie mille!”
La Professoressa McGonagall sorrise “Bene. Ora, cercava il signor Potter, vero?”
“Esattamente.”
La Preside si allontanò con l'uomo e Scorpius la sentì ancora dire “Non credo le riuscirà di convincere il signor Potter...”
Rimase qualche secondo a fissare i due e poi si voltò, in cerca di Rose. La ragazza era esattamente dove l'aveva lasciata, le braccia ancora incrociate, il viso illuminato da un sorriso dolce: a Scorpius saltarono un paio di battiti nel vederla così.
“Un'offerta, eh?” Lo accolse lei.
Scorpius si limitò ad annuire.
“E hai intenzione di dirmi di chi?”
“I Puddlemere United.”
“O porca troia!” Si lasciò sfuggire Rose, la bocca una piccola 'o' “Ma è meraviglioso!” E lo abbracciò.
Scorpius la sollevò tra le braccia, stringendola più a sé. Gli spalti erano ormai deserti, quasi tutti gli studenti tornati al castello, mentre il campo era stato invaso da Serpeverde sovra eccitati.
“Torniamo al castello.” Le propose di nuovo Scorpius.
Rose annuì, si lasciò prendere la mano e insieme camminarono verso la pietra imponente; salirono le scale e raggiunsero il quadro dei Professori.
“Aritmanzia.” Disse Scorpius; la parola d'ordine cambiata per via della recente intrusione indispettita di familiari e amici.
Il professore grasso per la prima volta sembrò soddisfatto “Non comprendo la parola, ma i suoi colleghi mi hanno illuminato sul fatto che sia una materia di studio qui. Approvo la scelta: la scuola e lo studio sono quanto mai fondamentali nella nostra socie-”
“Sì, penso anche io.” Asserì Scorpius, fingendosi completamente d'accordo “Ma, vede, ho appena praticato sport e quindi desidererei entrare a lavarmi.” Avevano ben presto scoperto che pronunciare la parola Quidditch non portava nulla di buono, solo innumerevoli, noiose domande.
“Mah, certo. Scusateci!” Il professore alto sorrise, mentre quello grasso si limitò a squadrarli e il terzo, con i baffi, sempre silenzioso, annuì distrattamente.
Il quadro si aprì e Scorpius e Rose entrarono. “Prima io in bagno!” Dissero immediatamente, all'unisono.
“Io!” Urlò Rose.
“Prima i vincitori.”
“Ma-” Non trovò nulla da opporgli.
“Ma, ho ragione. Ci vediamo dopo.” E Scorpius la lasciò in mezzo alla Sala Comune, il solito ghigno stampato sul viso.
“Stronzo.” Gli urlò dietro lei.
Come già in passato, l'unica risposta che ricevette fu lo sbattere di una porta. Si sedette sul divano che solitamente occupava il ragazzo con uno sbuffo, fissando la porta da cui era appena entrato e le venne un'idea: gliela avrebbe fatta pagare.
Si alzò e tese l'orecchio ad ascoltare i rumori che provenivano dal bagno: era certa di sentire dell'acqua scorrere, aveva davvero scelto la doccia.
Raggiunse la porta e la aprì lentamente, senza respirare, per evitare che il minimo rumore la tradisse; si infilò nella stanza e un vapore caldo la avvolse. Si guardò intorno e localizzò l'obbiettivo della sua missione: i vestiti puliti e l'asciugamano di Scorpius erano appoggiati a una sedia di vimini, a pochi
centimetri da dove la tenda colorata nascondeva la doccia. La divisa sporca di Quidditch, giaceva abbondata in un angolo della stanza.
In punta di piedi, attentamente, si avvicinò alla sedia, raccolse il bottino e si voltò, diretta all'uscita.
“Esattamente che stai facendo?” Una voce la fece sobbalzare.
Cazzo.
“Stavi cercando di rubarmi i vestiti?” Le chiese, la testa che spuntava dalla tenda e il sopracciglio inarcato.
Rose si voltò a fronteggiarlo, stretti al petto vestiti e asciugamano “No, volevo assicurarmi che avessi tutto il necessario.”
“Ah, ma davvero?!”
Cercò di assumere uno sguardo innocente e fece su e giù con la testa.
“E perché li stavi portando via?”
Pensa veloce Rose, pensa veloce Rose, sususususu. Forza. Ma non le venne in mente nulla e Scorpius ghignò del suo silenzio; uscì da dietro la tenda e con goccioline d'acqua che gli scivolavano sulla pelle, le andò incontro.
Rose intuì che non poteva avere buone intenzioni e con il furto ancora stretto al petto, cominciò a indietreggiare.
“Dove pensi di andare?” Le chiese lui, sempre più divertito.
“Da nessuna parte.” Non si fidava a girarsi di spalle e correre via: doveva tenerlo d'occhio “Prendi freddo a stare bagnato fuori dalla doccia.” Gli disse con il tono che si sarebbe usato per parlare del tempo.
“C'è solo un problema.” Il passo sempre più deciso e sempre più veloce. “Mi hanno rubato i vestiti.”
Rose indietreggiò di qualche passo e poi si bloccò: era finita contro alla porta e non poteva procedere. Strinse il bottino con una sola mano, ,mentre con l'altra cercò di abbassare la maniglia della sua unica via d'uscita.
Non fu abbastanza veloce. Scorpius la raggiunse e la sollevò dalle gambe, appoggiandola a testa in giù sulle spalle; i vestiti e l'asciugamano caddero per terra.
“Lasciami andare.” Urlò Rose a testa in giù.
Scorpius si diresse nuovamente verso la doccia “Neanche per idea.”
“Cosa vuoi fare?” Chiese Rose, preoccupata.
“La doccia.” Scorpius non riuscì a nascondere il divertimento.
“Cosaaaa? No!” Urlò la ragazza, intuendo il destino a cui andava incontro.
“Mi sembrava di aver capito che volessi farti assolutamente la doccia.” E entrò nella doccia, posando Rose a terra.
L'acqua calda la colpì subito e la sentì scivolare attraverso i vestiti; gli rivolse un'occhiata furiosa. “Ora sono tutta bagnata.”
Il ghignò di Scorpius si allargò immediatamente, gli occhi si illuminarono di malizia “Davvero?”
Rose pestò un piede a terra, il viso e i capelli ormai grondanti d'acqua. “Non in quel senso.” Si lamentò.
“Un vero peccato.” Sollevò le spalle e la fissò negli occhi, uno sguardo improvvisamente intenso “Si può sempre rimediare.” E poi la baciò.
Rose fu presa in contropiede ma si lasciò baciare e, superata la sorpresa iniziale, rispose con passione, affondando le mani nei suoi capelli. Si sentì avvicinare dalla vita, le mani di Scorpius sui suoi fianchi, intense.
La divisa sporca aderiva ormai perfettamente al corpo e poteva sentire la pelle nuda del ragazzo attraverso la stoffa; si strinse ancora di più a lui, non sentendosi abbastanza vicino, e percepì, immediata, la risposta.
Il respirò di Scorpius si bloccò nella gola e subito cominciò a lottare contro i vestiti rosso-oro della ragazza. Le sfilò la maglia e il reggiseno, anch'esso rosso, e Rose collaborò togliendosi i pantaloni e le scarpe, che ancora indossava.
Tentò di sfilarsi le mutandine, ma Scorpius glielo impedì senza parole, spostandole le mani e afferrandone l'elastico, per poi trascinarle, lentamente, verso le piastrelle. In tutta l'operazione, il suo sguardo rimase incatenato a quello di Rose.
Le portò fino a terra, accompagnato dall'acqua e poi si rialzò, attirandola nuovamente a sé.
Il contatto con la pelle nuda di Rose e l'acqua calda tra i loro corpi, rese il bacio che seguì meraviglioso e Scorpius pensò sarebbe morto: è troppo bello, non posso sopravvivere a questo.
Quando la necessità di ossigeno divenne insopportabile, riemerso dal bacio, il respiro ansante e si guardarono, l'acqua che scivolava sulla pelle.
Scorpius alzò il braccio e le disegnò il labbro inferiore con il pollice, ma quando Rose glielo toccò con la punta della lingua e lo guardò con occhi provocanti, gli si offuscò la vista: la spinse contro le piastrelle della parete, le spostò i capelli bagnati da un lato, appoggiò le mani sul muro e attaccò il collo bagnato.
Seguì le gocce d'acqua che scivolavano, baciando, mordicchiando, succhiando la pelle del collo, l'incavo della spalla, il seno destro e quello sinistro e poi la pancia, l'ombelico e ancora più giù.
Rose s'inarcò contro di lui e Scorpius sorrise tra i baci, ma troppo presto lei gli impedì di continuare, tirandolo verso l'alto: le loro bocche si incontrarono di nuovo.
Le mani di Rose si fecero sempre più insistenti e il desiderio la trapassava intenso: voleva toccare di più, baciare di più, nulla le sembrò sufficiente, voleva che Scorpius capisse quanto la faceva impazzire, perché stava impazzendo.
Rifece lo stesso percorso che il ragazzo aveva tracciato su di lei, le mani la accompagnarono e poi si abbassò ancora di più e sorrise quando Scorpius inspirò rumorosamente e dovette appoggiare nuovamente le mani al muro.
Era strano il potere che aveva su di lui e la faceva sentire sempre così potente, così femminile; sentirlo pronunciare il suo nome, le labbra socchiuse, il respiro bloccato... Le provocava brividi in tutto il corpo. Era giunta alla conclusione che non si potesse spiegare, che fosse pure magia.
Anche Scorpius la pensava così, perché come altro si spiegava che una donna riuscisse a fare questo? Era confuso, incerto del suo stesso pensiero, troppo preso dalle labbra che disegnavano sulla sua pelle.
Oh, Salazar, Rose. Rose.
“Ro-... Rose?” Si sorprese di essere riuscito a parlare. Non attese una risposta, semplicemente la sollevò da terra e la spinse contro al muro, cercando di ricordare cosa fosse la delicatezza. Ma quando Rose sussurrò il suo nome, dimenticò i buoni propositi e lasciò che l'irrazionalità e le sensazioni prendessero il sopravvento.
L'acqua continuò a scorrere calda.
 

Non puoi essere una Weasley senza capelli rossi e un Malfoy senza arroganza.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora