Capitolo 13

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Clarke poteva sentire il sapore del sangue, i polsi le bruciavano per il continuo sfregare della corda, stretta e ruvida.

"Allora, adesso vuoi dirmi dov'è la ragazzina?" le chiese l'uomo davanti a lei, la barba incolta e i capelli unti e neri legati in una coda improvvisata.

Clarke rimase in silenzio, sogghignando.

"Hai anche il coraggio di ridere? Ti conviene smetterla" un pugno le arrivò dritto sullo zigomo destro, facendola quasi cadere dalla sedia.

"Vuoi parlare o vuoi morire?" chiese ancora il tipo cercando di farsi più minaccioso gonfiando i muscoli.

"Uccidimi se vuoi, ma continuo a non sapere di cosa tu stia parlando" rispose lei facendo spallucce.

"Stupida, uno dei nostri ti ha visto uccidere Luis davanti al centro commerciale, credevi di essere sola, vero?"

"Beh, anche se fosse, il tuo uomo è un codardo, invece di affrontarmi ha preferito scappare a gambe levate.." Elyza sorrise facendo sanguinare ancora di più il taglio sulla bocca.

"Puttanella che non sei altro, allora ti piace essere picchiata eh?" un altro cazzotto la colpì dall'altro lato del volto, facendole sputare del sangue.

"Forse sì, ma di certo non da te... preferisco le ragazze ai vecchi schifosi e puzzolenti".

Gli occhi dell'uomo si iniettarono di sangue, alzò un pugno pronto a sferrarglielo di nuovo in faccia, quando la porta della piccola stanza si aprì lasciando entrare un po' di luce solare.

"Fermati Douglas, lascia stare la nostra ospite" disse un uomo alto e magro con i capelli a caschetto, brizzolati e una barbetta irritante.

"John, stavo cercando di farla parlare" si scusò l'altro abbassando il braccio e guardando il pavimento.

"Sì, lo so, ma non è così che trattiamo gli ospiti".

Clarke sputò il sangue per terra e si fece sfuggire una risata beffarda.

"Hai qualcosa da dire ragazza?" chiese John.

"Ospite... direi che è un eufemismo. Sono prigioniera, i tuoi uomini mi hanno fermata e portata qua con la forza, no?" disse Elyza guardandolo dal basso verso l'alto.

"Sì, capisco che possa sembrarti così, ma in realtà abbiamo soltanto bisogno di qualche informazione, niente di più. Una volta che ci avrai risposto ti lasceremo andare" disse l'uomo avvicinandosi a lei ed abbassandosi sulle gambe per arrivare faccia a faccia.

"Io non so niente di quello che mi state chiedendo" rispose lei corrucciando la fronte.

"Io credo che tu sappia tutto invece, un mio uomo ti ha vista insieme ad Alicia, che si da il caso essere la mia infermiera. Ed io ho bisogno di cure, sono stato recentemente operato... e in più vorrei scambiare quattro chiacchiere con suo fratello" l'uomo cercava chiaramente di mantenere la calma, ma sia il suo sguardo, sia il suo tono, lasciavano trapelare la collera che lo pervadeva.

"Non parlerò, potete anche uccidermi per quanto mi riguarda" Clarke sapeva che non avrebbe detto niente, non avrebbe permesso loro di fare del male ad Alicia o alla sua famiglia. Potevano anche andare a farsi fottere.

"Ma noi non abbiamo nessuna intenzione di ucciderti, sai? Una bella ragazza come te potrebbe essere un bel premio per gli uomini che lavorano per me e svolgono il loro dovere" John le sorrise mostrandole i suoi denti perfettamente bianchi.

Clarke aveva voglia di strapparglieli ad uno ad uno.

"Allora?" la spronò ancora lui.

"Senti bello, so che tu qui sei il capo e ti piace tanto fare il prepotente, ma non hai nessun effetto su di me, non mi interessa quale sarà il mio destino, io non dirò proprio un cazzo" disse Elyza penetrandolo con sguardo truce.

Through Apocalypses [Clexa \ Lexark]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora