Capitolo 16

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Premessa dell'autore:
Chiedo scusa a tutti quanti per la lunga attesa intercorsa tra lo scorso capitolo e questo.
Sappiate che non è dipeso da me, la mia storia purtroppo è stata segnalata da un utente (non ho intenzione di farne il nome) per ispirazione non creditata e non autorizzata e plagio.
Non avendo mai letto la storia in questione, tale accusa non è ovviamente veritiera, ma giustamente gli staff di EFP e di WATTPAD hanno dovuto fare tutti i controlli del caso per verificare. Tali controlli hanno richiesto parecchi giorni data la lunghezza delle storie e la mia fanficion è stata bloccata per tutta la durata dell'analisi.
A indagine conclusa non sono stati trovati riscontri per ritenere valida tale accusa, quindi eccomi di nuovo qua a pubblicare per voi :)
Mi farebbe piacere, qualora lo voleste, che mi faceste sapere cosa pensate del mio lavoro e della mia storia.
Un immenso grazie a tutti coloro che mi stanno seguendo e un grazie ancora più grande a tutti quelli che mi hanno seguito in questi giorni nonostante tutto.
GRAZIE

Capitolo 16

Il mattino seguente Clarke si svegliò per prima. Lexa si era dovuta alzare un paio di volte durante la notte per dar da mangiare alla piccola Costia, mentre Clarke la guardava distesa sul letto e le sorrideva, sentendosi stranamente rilassata nonostante quella donna avesse bussato alla loro porta. Si mise a sedere sul letto e si rese conto di sentirsi meglio. Strano visto che erano passati soltanto due giorni dallo sparo.

Guardò Lexa, ancora addormentata con la bambina vicino al corpo. Era maledettamente bella e quella scena era così dolce che Clarke sentì salirle un groppo alla gola per l'emozione.

La piccolina cominciò a muoversi nel letto, zampettando nella sua tutina bianca e verde, con due piccoli fiori disegnati sul pancino, aprì i suoi grandi occhi color nocciola, fece un grande sbadiglio, poi si rimise a dormire.

Clarke sorrise, poi sentì un rumore lontano, ritmico e continuo. "Tum, tum, tum".

Si alzò lentamente dal letto, il dolore era ancora presente, ma molto meno intenso del giorno prima.

Aprì la porta della camera girando la chiave, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare nessuno, e la richiuse subito una volta varcata la soglia.

Andò in bagno, cercando di non badare al rumore, probabilmente era qualche errante che batteva contro il muro da qualche parte, niente di cui preoccuparsi, per il momento.

Si guardò allo specchio e si accorse di non avere affatto una bella cera, ma era ovvio visto il trambusto degli ultimi giorni. Due occhiaie scure le solcavano il viso e le ferite per i colpi al volto si stavano rimarginando, ma erano ancora ben visibili. Fece pipì e si accorse di avere una fame da lupi, andò in salotto e prese una scatoletta di sardine e dei cracker dallo zaino.

Che schifezza le sardine di primo mattino... pensò, ma ne mangiò un boccone lo stesso.

Il rumore non cessava, quello zombie doveva essere molto ostinato.

Una volta finito il suo pasto Clarke prese una compressa di antibiotico e si sedette sul divano, fissando ancora la tv spenta, cercando di rilassarsi.

Tum, tum, tum.

Il rumore le stava dando ai nervi, si alzò di scatto, forse troppo, provocandosi un forte dolore alla ferita. Prese la pistola ed aprì la porta d'ingresso. Una tanica rossa era posta sul pianerottolo.

Quella donna forse non stava scherzando, oppure le stava attirando in una trappola ben congegnata.

Clarke la oltrepassò e si affacciò alla ringhiera che dava sul cortile interno, dove avevano parcheggiato la macchina. Un bambino di circa sette o otto anni stava giocando con un pallone da basket, facendolo rimbalzare a terra e poi al muro. Non aveva nessun canestro nel quale provare a fare centro.

Through Apocalypses [Clexa \ Lexark]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora