Capitolo 20

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Impiegarono più di 10 ore di viaggio per arrivare a Nashville nello stato del Tennessee, cercando di fare meno soste possibili e dandosi spesso il cambio nella guida.

Costia era una bambina dolce e tranquilla, durante tutto il viaggio aveva guardato spesso fuori dal finestrino, quasi come se stesse ammirando il paesaggio che sfrecciava loro accanto e aveva più volte ripetuto la parola "mamma" ridendo della reazione delle due ragazze.

Clarke non era abituata a sentirsi chiamare così, ma doveva ammettere che ogni volta la faceva sussultare, le faceva battere forte il cuore e le suscitava la voglia di stringere la piccola tra le sue braccia.

Cercarono un posto appartato per passare la notte, lontano dalla città nella quale non potevano ovviamente essere al sicuro data la mole di non morti che avevano incontrato lungo il cammino e che solitamente si riversavano per le strade dei centri abitati.

Avevano ancora a disposizione due delle tre taniche di carburante e secondo i loro calcoli sarebbero bastate per arrivare fino a Washington, presumibilmente il giorno dopo se non avessero trovato intoppi lungo la strada.

Scelsero una casetta di campagna come rifugio per la notte, la liberarono dai due erranti che la popolavano e si sistemarono, controllando il perimetro e assicurandosi di non correre pericoli in quella casa. Non sembrava esserci nessun movimento.
La casetta era molto piccola, interamente in legno e graziosamente arredata, se non fosse stata piena di polvere sarebbe stata perfetta.

C'era una grande stanza centrale che fungeva da salotto, un enorme divano di pelle marrone dall'aspetto estremamente comodo troneggiava addossato alla parete destra, con un grosso tappeto bianco ai suoi piedi e una poltrona a dondolo a quadri rossi e neri. Davanti, un camino in pietra e travi di legno trattato si stagliava imponente, con sopra appesa la testa di un povero cervo che osservava dall'alto con occhi vitrei.

Alla sinistra del camino si trovava una porta che conduceva alla cucina, al suo interno vi trovarono alcune scorte di carne essiccata e anche qualche barattolo di cibo in scatola con cui prepararono una cena degna di tale nome, facendo un pasto sostanzioso e saporito.

Le scale lungo la parete di fronte all'ingresso conducevano al piano superiore, dal pianerottolo si accedeva ad un piccolo disimpegno dal quale si poteva entrare in un bagno, nel quale Elyza notò solo la vasca invitante, e una spaziosa camera padronale.

Dopo che ebbero finito di cenare Alicia andò al piano di sopra per far addormentare Costia e Elyza uscì sedendosi sugli scalini del portico di legno.

La serata era fresca, ma sicuramente non fredda e la sua giacca di pelle le bastava per non sentire il suo corpo intorpidirsi.

Mise le mani in tasca, distendendo le gambe per sgranchirsi vista la posizione obbligata durante tutto il viaggio e sentì una piccola scatola al loro interno. La estrasse e si ritrovò tra le mani un pacchetto di Marlboro.

Oh si! Me ne ero completamente dimenticata! Esclamò nella sua testa ricordandosi di aver trovato due pacchetti di sigarette alla stazione di servizio.

Aprì immediatamente il pacchetto, desiderandone una ardentemente. Da quando era cominciata l'apocalisse non aveva avuto modo di fumare molto spesso, non che prima lo facesse, ma in quel momento sentiva il bisogno della nicotina nelle sue vene.

Nella tasca dei jeans trovò l'accendino e, portandosi una sigaretta alla bocca, lasciò che la fiammella la accendesse.

Aspirò una boccata di fumo e lo tirò giù dritto nei polmoni. Anche solo quel gesto l'aiutò a rilassarsi più di quanto avrebbe mai creduto.

Through Apocalypses [Clexa \ Lexark]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora