Capitolo 14

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"Devi controllare il foro di uscita" Clarke sentì una voce femminile, aveva ancora gli occhi chiusi e non riuscì a capire chi stesse parlando.

"So cosa devo fare, lasciami in pace" disse Lexa irritata.

Clarke si sentì spogliare, poi fu messa su un fianco.

"Il proiettile è uscito" ripeté la voce di una donna.

"Lo vedo anche da sola! Clarke, resta con me, ti prego".

Un dolore lancinante partì dal fianco e le attraversò l'addome, mentre si sentiva premere sulla ferita.

"Ti prego, ti prego apri gli occhi, non lasciarmi" il tono di Lexa lasciava intendere tutta la sua angoscia.

Clarke cercò di aprire gli occhi, ma le sue palpebre erano pesanti come massi.

Un liquido freddo le colò sulla ferita, dandole un leggero sollievo.

"Clarke, cazzo, non ti azzardare a morire!" disse ancora la Heda.

"Ha bisogno di punti di sutura" disse la donna, Clarke riconobbe la voce di A.L.I.E.

"Non so come poterlo fare, non ho gli strumenti necessari!"

"Allora dovrai cauterizzare la ferita, usa la fiamma ossidrica e scalda la lama del coltello. Non possiamo permetterci di perderla, il suo sangue è troppo importante per la sopravvivenza umana" A.L.I.E. mantenne un tono perentorio.

Lexa respirò profondamente e Clarke la sentì legarle un panno intorno ai fianchi, stretto. Poi la sentì camminare lontano da lei.

"È tutta colpa mia" disse mentre si allontanava.

Vari rumori si susseguirono, ma Clarke era troppo frastornata per riuscire a capire cosa stesse succedendo, stava lottando con tutte le forze per non addormentarsi, sapeva che lasciarsi andare al sonno poteva essere pericoloso.

Dopo qualche minuto Lexa fu di nuovo da lei, le scostò la benda che aveva posizionato poco prima e le prese una mano tra le sue.

"Scusa...." sussurrò.

Clarke poté sentire il ferro rovente appoggiarsi sulla sua pelle ed provocare il suono della carne quando cuoce. Voleva urlare, ma non ci riusciva. Un odore nauseante le pervase le narici. Tutti i suoi nervi erano attivi contemporaneamente e le sembrò che tutto il corpo stesse andando a fuoco. Il dolore era talmente intenso che non riuscì a resistere e si sentì scivolare via, lontano da sé stessa, lontano dal suo corpo, lontano da Lexa.

Clarke aprì gli occhi, finalmente riuscì a vedere cosa aveva intorno. Il buio la faceva da padrone, ma qualche bagliore di luce tenue e tremolante illuminava lievemente la stanza intorno a lei. Si trovava probabilmente in un vecchio garage, o forse era un'officina. Era sdraiata a terra, ma non sentiva il freddo pavimento sotto di sé, una soffice coperta le faceva da scudo. Si voltò leggermente, la testa pesante, accanto a lei vide Lexa, addormentata, distesa al suo fianco, con un braccio intorno al suo corpo.

Clarke portò d'istinto le mani alla ferita, era fasciata e faceva male, ma aveva smesso di sanguinare. La gola le stava andando in fiamme, aveva sete come non ne aveva mai avuta prima.

Cercò di alzarsi in piedi, ma gemette per la fitta di dolore che il movimento le procurò e Lexa aprì gli occhi.

"Clarke! - esclamò sedendosi di scatto - Non muoverti, siamo al sicuro qui dentro"

"Lexa..." sussurrò Clarke senza riuscire a dire altro.

La Heda prese una bottiglietta d'acqua e le resse il capo con una mano, aiutandola a bere.

Through Apocalypses [Clexa \ Lexark]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora