Capitolo 23

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Il mattino seguente arrivò presto, il "bip" incessante del monitoraggio era durato per tutta la notte, Clarke credeva di averlo addirittura sognato. Gli incubi non erano stati opprimenti come l'ultima volta, ricordava a malapena quello che aveva sognato ed era sicura che la sua temperatura fosse scesa a livelli normali quando aprì gli occhi e trovò ancora Lexa addormentata su di sé.

Si chiese cosa fosse successo a quella donna ricoverata, distesa accanto a lei, era chiaramente in uno stato comatoso ed era stata legata per precauzione.

Istintivamente provò a spostare una mano per accarezzare i capelli di Alicia, ma si rese subito conto che le cinghie non glielo avrebbero mai permesso.

Cazzo... Pensò frustrata.

L'idea di non poterla toccare le chiuse lo stomaco, aveva così tanto bisogno di sentirla, di accarezzarla e di sfiorare la sua pelle.

Sospirò delusa e si guardò intorno, ai suoi piedi Costia dormiva tranquilla nella culla, Clarke si stupì di quanto quella bambina fosse buona e calma, era difficile che si svegliasse nel mezzo della notte piangente chiedendo attenzioni.

Lexa si destò leggermente, fece uno sbadiglio e aprì gli occhi.

"Buongiorno, bellezza" le disse Elyza felice di poter di nuovo vedere il verde nel suo sguardo.

"Buongiorno, splendore" rispose l'altra.

"Non credo di essere tanto uno splendore..."

"Lo sei sempre..." Alicia le sorrise con dolcezza, la baciò delicatamente sulle labbra, poi si alzò in piedi e si sgranchì le gambe.

"Ok, adesso vado a chiamare quello stronzo" disse poco dopo indicando la porta dalla quale il medico era fuggito.

Non fece in tempo a dire altro che Clarke sentì il rumore della serratura che si apriva e il dottor Anderson fece il suo ingresso nella stanza, con il solito broncio della sera prima.

Senza dire niente andò diretto verso Clarke, le tastò la fronte, le misurò la pressione e prese la saturimetria. Sfasciò la ferita e la osservò a lungo.

"Allora?" chiese Clarke stufa.

"Allora avevi ragione, non ho mai visto niente di simile, non solo non ti sei trasformata, ma la tua ferita si è già cicatrizzata" l'espressione del medico era cambiata, adesso era un misto tra incredulità e ammirazione.

"So di essere stupenda, ma potresti togliermi queste cazzo di cinghie?"

Lui annuì e la liberò, senza dire una parola. Era chiaro che fosse completamente allibito per l'accaduto.

Clarke si alzò dal lettino provocandosi un giramento di testa. Anche se aveva riposato, si sentiva indolenzita per la posizione obbligata dell'intera nottata, andò da Lexa e l'abbracciò, stringendola forte a sé, incurante del fatto che Anderson le stesse guardando.

Sentire il calore del suo corpo la fece calmare, percepire il suo respiro infrangersi sul suo collo le provocò brividi lungo la schiena, stare tra le sue braccia era tutto quello che desiderava in quel momento. Il resto del mondo poteva aspettare.

Lexa la strinse a sua volta e Clarke la sentì sorridere contro il suo viso.

La porta dell'infermeria si aprì e le due ragazze si slegarono, dolorosamente, dall'abbraccio.

Anderson stava entrando insieme a Spencer e a Deanna. Clarke non si era nemmeno accorta che fosse uscito.

"Bene – disse la donna sorridendo – questa cosa è tanto sorprendente quanto incredibile, avevi ragione cara Elyza, quindi credo che da adesso sarete entrambe libere e vi farò scortare dalla dottoressa come promesso, ma non prima di una bella colazione per tutte e tre".

Through Apocalypses [Clexa \ Lexark]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora