La luna era rossa quella sera, di un rosso sanguigno. E quel colore bene incarnava quello che stava provando un ragazzo che correva a perdifiato nel bosco. Sembrava essere inseguito tanto andava veloce. Egli era scalzo e sudato, aveva corso per più di due chilometri e stava prendendo fiato. Non riusciva ancora a credere se quello che aveva visto fosse stato un sogno oppure no.
- Corbezzoli, che paura. Per poco non ci restavo secco! - dissi sedendomi sul tronco di una quercia cava. La luna continuava a splendere nell'alto del cielo nero, rendendo l'atmosfera ancora più tetra e grottesca.
- Eppure non posso aver sognato - aggiunsi, asciugandomi col braccio destro il sudore che mi colava dalla fronte. - Erano in due, ed erano alti almeno due metri. E al posto della pelle avevano delle squame verdi... - affermai estraendo il telefonino ma non c'era campo.
Ero fuggito da casa dopo aver litigato con mio padre che mi aveva vietato di uscire il sabato sera, visto che non avevo studiato per la verifica di matematica, materia che odiavo.
- Non uscirai coi tuoi amici fino a quando non ti metterai la testa a posto, ci siamo capiti?
Avevo sedici anni e stavo frequentando il liceo scientifico. Non ero mai stato un secchione, ma studiavo appena per superare l'anno scolastico. A scuola mi distraevo facilmente e preferivo fare le caricature dei professori piuttosto che seguire le loro lezioni. Poi quando entrava il prof di matematica andavo in bestia, non riuscivo a sopportarlo. Era di una noia abissale e solo io, assieme a Berto, mio compagno di banco (e di marachelle) non ci capivamo un acca di quello che spiegava. Lo vedevo scrivere cifre e simboli sulla lavagna ed era come vedere una persona che scrive in arabo o in cirillico.
Avevo una passione per le auto: collezionavo infatti tutte le foto che trovavo in rete o nelle riviste e avevo molti poster di Ferrari e di Spider. La mia auto preferita, però, era la Viper Dodge GTS Coupe dal colore blu metallizzato. Mi avevano regalato, per il mio ultimo compleanno, un modellino della Burago in scala di 1/24 e ogni giorno la spolveravo e la baciavo, rimirandola e toccandola come se fosse una pepita d'oro o un diamante allo stato grezzo.
Un rumore di passi strascicati arrivò alle mie orecchie, e il cuore riprese a battere più forte di prima.
- Oddio, sono spacciato! Mi vorranno catturare, forse mi uccideranno! Dove posso nascondermi? - dissi agitato, e mi nascosi dietro un masso.
Il rumore si fece più vicino, poi silenzio. Rimasi immobile ed evitai anche di fiatare, ma sentivo la loro presenza.
Amavo anche la fantascienza, difatti leggevo, anzi, divoravo romanzi e racconti di quel genere in cui apparivano esseri venuti da un altro mondo e pronti ad invadere la Terra, sottomettendo tutti i terrestri. Ma, come tutti, pensavo fossero solo finzioni letterarie, e quella sera, invece, dovetti cambiare idea.
Quando ero fuggito scavalcando la finestra della mia cameretta, avevo pensato di rifugiarmi al mio fast food preferito, "Happy Bob", e avrei aspettato lì i miei amici per trascorrere insieme la serata.
- Cosa prendi, Jack? Il solito? - mi chiese Rodolfo. Egli era un uomo tarchiato e dalla lucente testa calva. Era il proprietario del locale e mi conosceva bene, visto che mi aveva visto crescere e tutte le mattine andavo da lui a fare colazione o a comprare la merenda per la scuola.
- Ancora non ho fame, preparami una porzione di patatine fritte. - gli risposi grattandomi la testa e sorridendogli.
- Ti vedo pensieroso. Va tutto bene?
- Certamente, Rod. Sto solo aspettando i miei amici per uscire.
- Strano, ma sei agitato per essere tranquillo. Non è che ne hai combinata un'altra delle tue?
Diciamo che ero conosciuto in paese per via dei miei scherzi: il più celebre fu quando mi spacciai per un poliziotto che doveva arrestare un vicino di casa, al quale gli venne un colpo al cuore. Da allora smisi di organizzare scherzi pesanti.
Alle ventidue i miei amici non si erano ancora fatti vivi e mi accorsi che una figura stava per entrare nel locale, una figura molto familiare: mio padre.
- Accidenti, sono spacciato! Rod, posso usare l'uscita della cucina?
- Fai pure, ma la prossima volta non ti copro più, monello.
- Ti devo un favore. - gli sorrisi e sgattaiolai via dal retro appena in tempo. Saltai oltre le siepi e uscii dal quartiere illuminato, dirigendomi verso il bosco vicino. Mi inoltrai fra gli alberi e fu lì, al centro della radura buia, che notai uno strano bagliore. Sulle prime pensai fosse un camper parcheggiato, ma quando mi avvicinai vidi una sfera ovale che fluttuava in aria e lanciava delle scintille. Restai incantato e mi parve di rivivere uno dei miei film preferiti, ET l'extraterrestre!
- Non sto sognando, vero? - mi dissi quasi attratto dalla visione. Fu in quel momento che vidi aprirsi una porta e uscire fuori due lucertole verdi enormi dalle fattezze umanoidi.
- Delta, guarda, ecco cosa ci segnalava il radar: un terrestre ci ha scoperti e rischiamo di far saltare la nostra copertura, presto, catturiamolo! - disse uno di loro in tono minaccioso. Io non capivo quello che si dicevano ma vedendoli avvicinarsi iniziai a correre nel folto del bosco, tentando di seminare i due mostri.
- Deve essere qua vicino, Gamma. Mi raccomando, occhi vigili, non possiamo lasciarlo andare: ha visto la nostra astronave. - esclamò il lucertolone col casco rosso.
- Uhm, non senti uno strano odore di umano? - gli rispose il lucertolone col casco blu avvicinandosi al nascondiglio in cui tremavo.
- Vero, deve essere lui. Presto, acciuffiamolo immantinente!
Ma mi ero spostato e mi ero arrampicato su un albero, in precario equilibrio.
- Qua non c'è nessuno, capitano. Forse ci siamo sbagliati, proviamo laggiù. - esclamò il lucertolone col casco Rosso e si allontanarono. Scesi lentamente e mi diressi verso l'astronave, sempre restando celato alla loro vista. Quando giunsi al luogo di prima, notai che la navicella aliena era ancora là tutta scintillante ma aveva il portello chiuso. Senza pensarci due volte, fuggii verso l'uscita del bosco e mi introdussi nuovamente al fast food.
- Ragazzo, ancora qua stai? Guarda che tuo padre è molto arrabbiato e secondo me ti conviene rifarti vivo, prima che la sua punizione diventi ancora più pesante. - disse Rod col viso preoccupato.
- Chiama la polizia, amico mio. - gli urlai e in un minuto gli spiegai quello che avevo visto nel bosco. Il cuoco mi ascoltò sconvolto e si diresse in cucina, dove aveva lasciato il cellulare. Passarono due minuti, cinque, dieci. Ma di Rod nessuna traccia. Che fine aveva fatto? mi chiesi sempre più preoccupato. Poi egli rientrò e notai che i suoi occhi erano diventati due fessure gialle e il suo aspetto stava cambiando diventando sempre più simile a una lucertola umanoide. Fu in quell'attimo che l'orrore si dipinse sul mio volto...
STAI LEGGENDO
Brave
Science FictionIl sedicenne Jack Carson è un normale adolescente che studia al liceo scientifico, grande appassionato di fantascienza e delle auto da corsa. Un giorno, dopo aver litigato coi genitori, decide di scappare di casa e si rifugia dal suo amico Rod che g...