Fui svegliato di soprassalto da Will che aveva una faccia stravolta: - Temo che ci troviamo nei guai, amico mio!
Mi alzai dal giaciglio improvvisato e osservai: davanti a noi vi erano tre di quei robot che ci stavano cercando. Stavo ancora tentando di capire se stessi sognando (e non mi trovavo certamente nella mia camera da letto), quando fui guidato nell'angolo più buio della grotta: egli scostò alcune fronde e trovammo un passaggio sotterraneo. Vi ci inoltrammo e Will accese la sua lampada tascabile: scendemmo sempre più giù, fino a quando ci trovammo sommersi fino alle ginocchia da un'acqua fredda come il ghiaccio. Egli mi sorrise. - Stai tranquillo, conosco questo passaggio, non a caso ho scelto di rifugiarmi in questa caverna, bisogna sempre essere accorti, mai sottovalutare i polidroidi. Hanno un fiuto pazzesco, i ribaldi!
- Continueranno a cercarci ancora per molto? - chiesi mentre l'acqua ci giungeva sul petto e iniziammo a nuotare. Egli si girò e, scostandosi una ciocca di capelli, mi rispose: - Purtroppo non smetteranno fino a quando non ci ritroveranno, le loro batterie sono a lunga durata! Manca poco, ecco l'uscita, - e indicò la fine del tunnel, dove entrava un raggio di luce. Sbucammo fuori e io mi sentii come Dante quando uscì dall'inferno! Ma il tempo per riprendere fiato fu poco, visto che il mio compagno iniziò a correre verso un'area boscosa dove lo raggiunsi e ci acquattammo dietro a una siepe di more. Egli prese dalla tasca una ricetrasmittente e urlò un comando: - Tana libera tutti!
- Che significa? - gli chiesi, preoccupato. Egli mi sorrise e ci spostammo dietro a un albero di carrube: - Adesso lo vedrai!
In lontananza udii un ronzio che si faceva sempre più intenso, forse erano i robot che si stavano avvicinando. Eravamo bagnati fradici e non vedevamo l'ora di asciugarci al sole. Una coccinella si posò sul palmo della mia mano: dicono che porti fortuna. E mentre le stavo accarezzando le ali, lo vidi: si aprì un portale di forma sferica di fronte a noi, dal quale uscivano saette. Dopo un attimo di stordimento, una figura si delineò da esso, la quale sembrava essere di forma umana: mi sbagliavo, visto che chiudendosi il portale mi ritrovai davanti una... volpe.
- Per tutti i fulmini di Zeus, funziona! - esordì il misterioso essere, togliendosi il casco e lucidandosi la lunga coda rossa. Will le si avvicinò felice e l'abbracciò. Io rimasi inebetito a guardarli senza comprendere cosa fosse appena accaduto. - Jack, ti presento il nostro salvatore: Reginald Fox!
Strinsi la mano a una volpe. O meglio dire, a una volpe umana, o ancora a una volpe dalle fattezze umane, beh, si, penso che ci siamo capiti, no?
- Strada facendo ti spiegheremo meglio tutto, - affermò il mio amico Will. - Adesso dobbiamo dileguarci dagli inseguitori. Seguiamo Reginald, e saremo finalmente al sicuro.
Non appena ebbe terminato di dire quella frase udimmo un forte boato proveniente dal tunnel: i polidroidi erano vicini.
- Presto, indossate questi braccialetti! - ci disse Reginald mentre tentava di riattivare il suo strambo congegno sferico. - Maledizione, dobbiamo attendere altri cinque minuti prima che si possa riattivare il portale. Sarebbe meglio darcela a gambe!
Corremmo a perdifiato e ci inoltrammo nella foresta. La volpe era molto veloce e infatti dopo pochi secondi non riuscivo più a vederla e seguivo la sua scia. Un altro boato ci frastornò le orecchie e notai la faccia preoccupata di Will: - Questa non ci voleva, stanno per attivare la pioggia radioattiva!
- Desumo che non sia nulla di buono, vero? - affermai con affanno mentre continuavo a correre e tentavo di non inciampare tra gli arbusti e le radici che sbucavano dal terreno impervio.
- Se non vuoi che la tua pelle si liquefà come burro al sole, corri! - mi urlò disperatamente. Per fortuna eravamo giunti in una radura dove trovammo riparo dentro un albero cavo. Fox stava ancora armeggiando col suo dispositivo, ma la spia era ancora sul rosso. E in quel momento arrivò il polidroide e abbassammo le teste. Era tutto nero e la sua testa si staccò dal corpo, iniziando a cercare gli intrusi. Avevamo i secondi contati.
- Accendete i braccialetti! - ci sussurrò la volpe facendoci l'occhiolino.
- Vuoi attivare il portale in questo spazio così angusto? - chiese Will sudando come dentro a una sauna finlandese.
- No, lo so. Ci servirebbe un diversivo! - affermò Reginald, guardandomi e sorridendo maliziosamente.
- Qualunque cosa voi state pensando, temo sia una brutta idea! - mormorai.
- Sereno devi stare, con noi ti potrai salvare, - mi tranquillizzò la volpe, poi continuò: - Questo braccialetto ci segnala dove ti trovi e quando il congegno sarà carico per effettuare il teletrasporto, verrai avvisato perché la lucina diventerà verde. Ma dovrai farci da esca: non preoccuparti, ti spiego cosa fare!
Il polidroide era rimasto davanti a noi, in silenzio: la sua testa si era volatilizzata da circa cinque minuti quando uscii fuori dall'albero e dissi: - Ehi, muso di latta, cercavi me?
Silenzio. Le nuvole si stavano addensando sopra la mia testa e un tuono dal suono metallico mi fece tremare le braccia. Il robot si avvicinò a me e la sua testa ritornò sul suo collo: non appena si sistemò, il suo occhio divenne rosso. Puntò allora il suo fucile al mio petto e io chiusi gli occhi: ero riuscito a far guadagnare del tempo per far uscire fuori i miei amici?
Bip! Aprii gli occhi: una luce verde illuminò la mia faccia: fu un attimo e mi ritrovai circondato da scosse elettriche: mi sentivo come se milioni di formiche stessero ballando in tutto il mio corpo la lambada. Quando il prurito finì, mi ritrovai dentro a un laboratorio con i miei amici sorridenti in compagnia di un uomo anziano e barbuto. Era proprio lui, Herbert.
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Brave
Science FictionIl sedicenne Jack Carson è un normale adolescente che studia al liceo scientifico, grande appassionato di fantascienza e delle auto da corsa. Un giorno, dopo aver litigato coi genitori, decide di scappare di casa e si rifugia dal suo amico Rod che g...