8. Rapimento

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Francesca Michelin _ Io non abito al mare

Ero davvero curiosa di vedere la prima prova del torneo.
Dalla fine del ballo non avevo più incontrato Evan. Un pò mi dispiaceva. Era come se si fosse volatilizzato.
Mi aveva preso in giro? Tutti quei complimenti e quelle parole dolci? Valeveno qualcosa per lui? O aveva giocato con i miei sentimenti?
Non lo sapevo.
Nel frattempo lo studio e Moody mi tenevano impegnata.
Spesso Moody mi chiamava nel suo ufficio. Mi dava libri su libri, e io non capivo se ci fosse altro. Mi sembrava strano.
Un giorno poi, mentre ero nel suo ufficio, improvvisamente persi i sensi.
Il buio.

Barty Crouch jr pov
La afferrai prima che cadesse a terra.
Doveva sapere. Non ne potevo più di mentirle. Avrei detto a Silente che la ragazza era tornata a casa per un lungo periodo per malattia. Mi sarei inventato qualcosa. Lei doveva sapere. Mentirle mi faceva stare male. Prima di farla tornare a lezione avrei tentato di sistemare Piton. Non doveva avvisare Silente. Non mi fidavo di lui.
Delicatamente la presi in braccio e l'appoggiai sul letto; i lunghi capelli biondi sparsi sul cuscino e il viso pacifico immerso nel sonno.
Prima che si svegliasse chiamai Bea, la sua migliore amica. Le dissi che il padre di Eli l'aveva chiamata urgentemente per la madre e che la ragazza sarebbe stata via a lungo. Non aveva potuto avvisarla ne prendere i bagagli. Sarebbe tornata fra due o tre mesi. Bea mi sembrò molto preoccupata. Avrei modificato la memoria dei professori... si, era la cosa migliore da fare.
Quando la ragazza uscì, chiusi a chiave la porta e aspettai pazientemente che l'effetto della pozione svanisse.

Eli pov

Cosa è successo?
Mi chiedo, mentre riprendo i sensi. Sono in un letto. Come ci sono finita? Mi sento molto disorientata.... un rumore improvviso mi distoglie dai pensieri.
Eccolo. Avanza verso di me. Non so chi sia. Ha le mani alzate e mi mostra i palmi. Lo sguardo folle che cerca di rassicurarmi. Il mio respiro che ormai si è azzerato, il panico che riempie ogni più piccola particella del mio corpo. Perchè, per un momento, l'ho visto; ho visto che cos'ha sul braccio sinistro. Non so cosa fare. Non mi sta minacciando. Eppure, quegli occhi mi fanno paura. Quel color nocciola che dovrebbe essere così caldo mi sembra fremere sotto quelle palpebre. Sorride un pò. Avanza lento ma deciso. Passo dopo passo. Non è un sorriso crudele. È dolce. Strano che uno come lui possa esserlo. I mangiamorte sono dolci? Ti uccidono dolcemente semmai, mi sussurrò una vocina non richiesta nella mia mente. Io sento che sto per avere un attacco di panico, lui vedo che cerca di avvicinarmi una sedia senza fare movimenti bruschi. Perchè non mi uccide? Quante ragazze come me avrà già ucciso? Quante altre persone avrà privato della loro vita? Avada Kedavra. Sono due paroline piccine piccine. E addio Eli. Addio me. Non oso avvicinarmi. Sono semisdraiata sul letto. Lui vede che ho paura. E come darmi torto? Riesco ad alzarmi e ad allontanarmi da lui, che si è nel frattempo avvicinato a me, i palmi delle mani sempre ben in vista.
"Senti tesoro non ti faccio niente, siediti."-mi dice.
Mi lascio scivolare sulla sedia. Tremo talmente tanto da vedere la stanza leggermente sfocata.
Lui si inginocchia di fronte a me e mi prende la testa fra le mani. Sussulto e sobbalzo. Lui non molla la presa. Mi sorride un pò, credo.
Non riesco a vederlo bene per via delle lacrime.
"Non piangere. Non piangere. Basta. " mentre, con una delicatezza sconvolgente, usa i pollici per asciugarmi le lacrime dagli occhi.


Non mi intendo di te, è per questo che non vieni con me
Queste cose vorrei dirtele a un orecchio
Voglio vedere se mi stai ascoltando
Voglio vedere se mi rincorri fuori

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