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Ok. Calmi tutti. La vigilia di Natale ci sarà il Ballo del Ceppo. E tutti lo sanno cosa significa per una ragazza la parola "Ballo"? Significa OSantoCieloMaCheCavoloMiMetto ???
Mentre, con le mani nei capelli, svuota l'armadio tentando di trovare qualcosa di decente nel proprio guardaroba, disperde abiti ovunque neanche ci fosse stata un'esplosione nucleare, lamentandosi di non avere niente da indossare anche quando è piena di vestiti. E poi, vabbè, il cavaliere.
Nella lista delle mie priorità il vestito era al primo posto.
Non volevo fare una figuraccia davanti a tutti con un vestito come quello di Ronald Weasley. Adesso, va bene tutto, ma conciata così no.
Mancavano ancora due settimane alla Vigilia di Natale e, anche ma non meno importante, al mio sedicesimo compleanno. Avevo cercato di scoprire, con scarsi risultati, lo ammetto, cosa mi avrebbe regalato Bea.
Ma la cosa più bella per me era passare il Natale a Hogwarts. Era l'unica cosa che desideravo, anche se mio padre arrivava il 23 e il giorno dopo lo passavamo insieme a Hogsmeade. Preferivo stare il più lontano possibile da casa. Quando, a 11 anni, mi era arrivata la lettera da Hogwarts ero stata la persona più felice del mondo.
Mia madre si era ammalata di depressione dopo la mia nascita ma se n'erano accorti solo quando io avevo due anni. Non dimenticherò mai quella volta, a tre anni, quando mio padre mise le mani sulle mie spalle e, avvicinando il viso al mio mi disse: Eli, devi essere forte. Ma a 11 anni non ce la facevo più ad essere forte. Non quando era subentrata la schizofrenia. La situazione alle medie era orripilante, mia madre era per l'ennesima volta in ospedale e io mi sentivo sepolta viva. L'immagine di lei che cammina per il corridoio come uno zombie,fissando il vuoto, è impressa a fuoco nella mia mente. Con mio padre avevo un buon rapporto, ma lui aveva il difetto di non riuscire ad ascoltarmi.
Tutte le volte in cui avevo provato a dirgli quanto soffrissi per la mamma lui si arrabbiava. Mi diceva di stare zitta e che non era vero che stavo male. La verità è che non lo davo a vedere. Ma dentro di me urlavo. Ero sepolta viva dentro me stessa, dentro quel dolore lancinante che soffoca l'anima e che mi accompagnava sempre, anche quando le condizioni di mia madre miglioravano. Mi sentivo sepolta viva, dentro una fossa. E anche se urlavo a pieni polmoni per farmi tirare fuori da lì nessuno mi sentiva. Bea era stata la mia salvezza. Era stata la prima persona che avevo conosciuto, e con la quale avevo iniziato a frequentare Hogwarts . Mi aveva aiutato ad aprirmi, a superare la mia paura a relazionarmi. Ed era quella sorella che non avevo mai avuto per quella maledetta malattia di mia madre. I miei volevano un altro figlio, ma poi i farmaci avrebbero interferito con lo sviluppo del feto e i miei avevano preferito non rischiare.
Bea e il professor Silente erano gli unici a sapere direttamente della mia situazione. Poi Silente aveva informato anche gli altri colleghi. Non ce l'avrei fatta a rimanere lucida. Il primo anno, a Hogwarts, a novembre mio padre era stato convocato dalla Sprite per i miei pessimi voti. Lui le aveva spiegato la situazione e lei aveva deciso di darmi ripetizioni personalmente. Non andavo male perché non mi applicavo, ma perchè ero preoccupata per mia madre e non riuscivo a concentrarmi come avrei dovuto. Poi la situazione con gli anni era migliorata e la mia autostima anche. Per questo ero preoccupata per il vestito. Essermi sentita dire dalle elementari quanto fossi brutta aveva seriamente condizionato la mia breve esistenza e io volevo sentirmi bella, bella veramente, anche solo per poche ore.
Bea mi stava sempre vicino, spingendomi ad aprirmi, e per me era un benedizione.
Una volta alla settimana mi era permesso andare in ospedale da mia madre. I miei erano babbani, e mia madre di conseguenza era ricoverata in un ospedale babbano di Londra. Quelle visite erano uno strazio. Ringraziando il cielo fra qualche giorno l'avrebbero fatta uscire da lì. Comunque, le scrivevo ogni settimana. Facevo recapitare le lettere con Kidd, il mio gufo Reale, a casa; una per papà, una per la nonna, mentre alla mamma la consegnavo personalmente.
Stare a Hogwarts mi aiutava. Ormai i mie voti erano alti, avevo Eccezionale in tutte le materie, tranne per Pozioni che era Oltre ogni Previsione e nessuno mi dava più ripetizioni. Gli studenti più grandi della mia casa, dopo che avevano saputo la mia situazione, mia avevano aiutata a lungo. Ma adesso me la cavavo benissimo da sola e ne ero felice. Alla situazione di mia madre, comunque, avevo imparato a non pensarci. La chiudevo in un cassettino e restava lì. Altrimenti avrei speso le mie ore chiusa in bagno, a piangere, e volevo evitare. Non mi piaceva mostrarmi così emotiva con chi non mi conosceva, e comunque avevo imparato ad essere forte.
Avevamo tempo fino alle 14 per il pranzo, e dato che era quasi l'una io e Bea andammo a mangiare.
Avevamo avuto due ore di pozioni con Piton, che ci aveva consegnato le nostre ricerche sulla pozione polisucco. Avevo preso Eccezionale.
Direi che potevo anche mangiare la Cheesecake, come ricompensa. Intanto, io e Bea iniziammo a discutere sui vestiti di Strega Oggi. Pensavamo seriamente di ordinarli, e così, finito di mangiare, tornammo in sala Comune. Prendemmo un foglio di pergamena a testa, e ciscuna scrisse il numero del modello che desiderava - che era segnato sotto al vestito. Il mio, riferito ad un vestito che mi piaceva da morire - Nero, a sirena e con le maniche in pizzo e ricami in oro sull'orlo della gonna, era contrassegnato dal codice 00289. Lo scrissi sul foglio, allegando anche il nome e il numero del catalogo.
Lo stesso fece Bea con un altro modello poi, dopo che io ebbi preso Kidd e lei ebbe recuperato Rosy, il suo gufo, consegnammo loro la lettera contrassegnata dall'indirizzo. Dopo aver legato loro alla zampa dei sacchettini contenenti 30 galeoni l'uno, aprimmo la finestra del dormitorio e per farli partire con la consegna. Mentre le loro sagome si allontanavano, ci guardammo speranzose, non vedendo l'ora che i nostri abiti arrivassero.

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