13. Notte 2

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Elisa_ l'anima vola

Dopo che ebbi finito  la colazione scese di nuovo per pranzo. Mi avrebbe portato ancora da mangiare, anche se avevo appena finito.  La mia bacchetta ce l'aveva lui, sempre dietro. E quando usciva non mi legava, ma chiudeva tutto a chiave. Quel baule addossato alla parete mi spaventava: qualche volta si sentivano delle grida provenire dall'interno.
Rabbrividii. Tornai comunque in camera. Quell'avversaspecchio in sala principale era anche peggio.
Lo zaino era ancora con me, per fortuna. Riuscii a trovare delle pergamene di riserva. Non sapevo se credergli o no... fin'ora era stato molto gentile. Non mi aveva fatto del male. Ma non potevo saperlo con certezza se mi stava mentendo. In fondo, stava mentendo a tutti; lui non era Moody. Perchè quindi non poteva mentire anche a me? Ero spaventata. Era un uomo pericoloso. Avrebbe potuto torturarmi se voleva. Però non lo aveva ancora fatto. Forse stava tentando di guadagnarsi la mia fiducia. Finestre e porta erano bloccate. Sospirai e, seduta per terra, mi presi le gambe fra le braccia. Avevo ancora la sua camicia addosso, che sapeva di agrumi e pepe. Una parte di me desiderava scappare. Ma avevo paura di lui. Non aveva scrupoli. E il fatto che dicesse di amarmi non mi dava garanzie per la mia incolumità.  Rischiare? Per poi essere torturata fino alla pazzia? Strinsi le gambe al petto ancora di più. Non so quanto rimasi così. Ma ad un certo punto lo sentii rientrare. Non mi mossi da lì. I suoi passi, con quel Clunck accompagnarono il suo ingresso. Lo sentii girare per la stanza,  poi con decisione spostare le tende. Io ero rannicchiata in un angolino, il più lontano possibile da lì.
Lui si avvicinò con decisione. Sentii il grattare della poltrona sul tappeto, mentre la girava, e il fruscio del mantello mentre ci si sedeva sopra.
Sentii le sue mani afferrare con decisione le mie e allontanarle dalle braccia: avvertii una fitta. Senza accorgermene, mi ero conficcata le unghie nella carne. Il sangue colava un pò sulla mia pelle, contrastando con la mia carnagione chiara.
Lui mi tirò a sè. Tremavo. Aveva il suo aspetto...evidentemente la pozione polisucco aveva ancora esaurito il suo effetto.
Mi fece affondare il viso nel suo petto.  Sapeva di cannella. Perchè sa di cannella? Mi ritrovai a pensare.
Lui iniziò ad accarezzarmi la testa.
*
Tornò verso le 5. Io avevo iniziato a leggere un libro sugli incantesimi di levitazione. Ero seduta sulla poltrona. Mi ero infilata di nuovo la mia divisa. La sua camicia era piegata sul letto.
Lui si avvicinò a me; dovetti aspettare che si ritrasformasse nella stanza accanto. Si inginocchiò accanto a me.
Io alzai gli occhi dal mio libro, esitante, su di lui.
Sospirò.
"Come devo fare con te? Devo usare la meledizione Imperius per vederti sorridere un pò?". Scossi la testa.
"Vieni. Mangia." Mi disse.
"Non ho fame..." gli dissi, chinando la testa. "Non sarò io ad obbligarti. Ma non hai mangiato." Lo guardai diffidente.
"Non riesci proprio a fidarti di me, vero? Eli, ascoltami: se ti ho rinchiuso  qui è per una questione importante che non riguarda te e che devo portare a termine. Non ti faccio niente... te l'ho già detto. " mi disse, il dolore che s'intravedeva sul suo volto.


Se mi guardi negli occhi
cercami il cuore
Non perderti nei suoi riflessi

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