Capitolo 1.

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1 Settembre, King's Cross

E' incredibile come il destino possa cambiare la tua vita. Mai avrei pensato, quell'estate, che da lì a poco avrei vissuto degli avvenimenti tanto incredibili e, per certi versi, anche spaventosi.

Mai avrei potuto pensare che un individuo del genere potesse farmi innamorare alla follia e farmi toccare il cielo con un dito. Mai avrei pensato che l'amore potesse cadere, dal quel cielo, e finire ai miei piedi senza che neanche lo volessi. Mai avrei pensato che quell'individuo potesse essere capace di amare, dopo ciò che aveva fatto. Mai avrei pensato che, senza esitazione, per me e per l'amore che provava per me, avrebbe lasciato quel mondo.

Era stato lui a fare il primo passo. 32 anni, alto, capelli e occhi castani, di quel color nocciola caldo che, almeno in un primo momento, mi aveva fatto venire i brividi. La paura si era piano piano trasformata in qualcos'altro; quel suo carattere così forte e deciso ma allo stesso tempo delicato mi aveva conquistata. Pazza? forse. Ancora di più per i miei 16 anni e i suoi 32. Ancora di più perché era un Mangiamorte.

Ma iniziamo con ordine.

Era il primo di settembre, ed eravamo alla stazione di King's Cross. Erano quasi le 11 e c'era una nebbia assurda. Ero insieme a Bea, la mia amica da sempre; ci conoscevamo dall'età di due anni ed eravamo come sorelle. A Hogwarts eravamo insieme nella stessa Casa, Corvonero. Salimmo sul treno e ci sistemammo in uno scompartimento.

Entrambe avevamo a lungo discusso degli avvenimenti delle Coppa del mondo di Quidditch. Indossavamo entrambe, ancora, i nostri abiti babbani.

Il treno, fra sbuffi di fumo e fischi, partì in orario. Poco dopo il passaggio del carrello, mentre pranzavamo e leggevamo uno dei romanzi che ci eravamo portate da casa, qualcuno aprì la porta del nostro scompartimento. Alzammo gli occhi: io da The Help e Bea da un libro delle poesie di Carducci, il mio poeta preferito. C'era un uomo: alto, con lineamenti rozzi e un grande occhio blu elettrico; l'altro era piccolo, normale e lucente, ma invece il sinistro era grande e molto inquietante. In realtà tutto l'individuo era inquietante. Sapevamo chi era: Malocchio Moody, l'Auror.

Lo guardammo senza sapere cosa dire.

Lui, con un "cluck" che accompagnava ogni suo passo, si fece avanti.

"E' libero, vero?", ci chiese ringhiando.

"Certo... " gli dissi, mentre io e Bea ci scambiavamo sguardi interrogativi.

Lui si sedette, dopo aver appoggiato la sua voluminosa valigia sulla reticella.

Per rompere il ghiaccio, chiesi alla Bea di passarmi il libro di Carducci, che aprii a pagina 59; La Nebbia agli irti Colli.

Lei non protestò, e si prese The Help, andando a pagina 36 e lasciando il segno a pagina 179.

Iniziai a leggere, pur avendo ancora la testa a Aibeleen.

Moody era seduto accanto a me, a sinistra. L'occhio sinistro andava da una parte all'altra, e mi faceva alquanto impressione.

Cercai di concentrarmi sulla poesia che avevo davanti, mentre Bea stava leggendo quella parte in cui Skeeter inizia a chiedere a Aibeleen di aiutarla.

La nebbia agli irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir dè tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira sù ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.

"Come vi chiamate?" , ci chiese Moody. Mi voltai verso di lui.

"Io sono Lisa O'loan, mentre lei è Beatriz Torres", gli dissi.

"E ti piace la poesia, O'loan?", mi chiese.

"Ehm... solo quelle di questo autore. E' l'unico che mi piace. Degli altri me ne piacciono solo alcune." , gli risposi a disagio. Mi metteva soggezione da morire, e lo trovavo anche molto inquietante. Magari poi era la persona più carina del mondo, eh.

Alle due, chiusi il mio libro, mentre Bea e Moody discutevano su alcune nuove del Ministero della magia. Pregai di arrivare presto a Hogwarts, e mi chiesi cosa ci facesse Moody su quel treno.

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