Capitolo 58

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SOPHIE'S POV.

Ero appena arrivata nella mia tanto amata Napoli,guardavo il tutto intorno a me,quasi incantata dalla tanta bellezza.

Mi era mancata così tanto che spesso avevo pensato di ritornarci,ma una cosa me lo impediva;avevo paura di poter rivivere la mia storia,e rivedere Napoli era come un flash back di un'intera vita agguerrita.

Avrei potuto riconoscere quella città anche a milioni di kilometri di distanza.Il caos,l'amore partenopeo e le urla delle donne che si parlavano da un balcone all'altro erano qualcosa di indescrivibile.Un'emozione unica,che solo chi viveva lì sapeva provare.

I clacson che imperterriti bussavano,il signore al bar che salutando tutti credeva di essere il re del mondo,e ancora i tabaccai furtivi che all'angolo di ogni incrocio vendevano sigarette di contrabbando,e quelle signore anziane che si preparavano per andare al cimitero dai loro mariti,a tener loro compagnia fin quando il custode non si stancava e le cacciava via.

Lì sì che si viveva la vita,ma intendo quella vera,quella che tutti desidererebbero di fare,quell'esistenza complicata che ti travolge come un'onda quando il mare é agitato,ogni istante vissuto come se fosse l'ultimo,e ogni bellissima emozione avvertita con un briciolo di amarezza.

Si,perché il napoletano è verace,passionale,il napoletano è "chell cré." (quello che è).

Non era mai cambiato nulla di quel posto,sempre così,era sempre stato uguale,le lenzuola stese sulle corde fuori al balcone che occupavano quasi tutte le strade e le signore che spiavano dalle tendine le persone che entravano e uscivano dal palazzo,per poi fare riunioni interpellando tutto il condominio.

Ed eccomi,nella piccola strada di mia nonna,le case bianche apparivano vecchissime,quasi cadevano a pezzi,e l'unico segno di vita sembrava essere rappresentato da bambini che giocavano con i tappi delle bottiglie.Nonostante fosse giorno,lì era come se ci fosse il fuso orario,sembrava mezza notte.I teppisti da poco arruolati tremavano alla vista di un viso apparentemente nuovo,ma era solo questione di ore,prima che anche le mura della città iniziassero a parlare del mio ritorno.

Entrai nel palazzo di mia nonna,completamente devastato.Camminare lì era come dover stare attenti a non essere mangiati dai coccodrilli,c'erano buche ovunque e dovevo cercar di non caderci dentro.Da piccola giocavo saltando dal bordo dall'altro,e così passavo giornate intere.Isolata dal mondo.

La porta di mia nonna si spalancò ancora prima che potessi bussare.

Vidi la vecchietta camminare verso di me con una gioia apparente,sapevo ci fossero problemi,ma vedere me in quel momento aveva fatto sì che in un istante tutte le incertezze andassero via.

Era proprio vero,lei era la mia roccia,così come io ero la sua.

Mi abbracciò,e il mio cuore si rassegnò alla sensazione di rianimazione che si nascondeva dietro a tutto quell'affetto.Mia nonna per me era aria,mia nonna era l'unica persona che mi aveva costretto a restare,mia nonna era il mio unico amore,e qualcuno disse che senza amore non si poteva vivere.

La strinsi così forte a me che mi supplicai di restare in quella posizione in eterno.Ma se l'infinito durasse due minuti?? Non potevo permettermi di perdere la mia vita,dovevo portarla con me,per sempre.

L'odore di avocado mi inondò le narici,e sperai che quella sensazione non svanisse mai più dai miei sensi.

Le sue lacrime arrivarono dritte alla mia spalla,e non si degnò nemmeno di eliminare la percezione dell'acqua salata sulla mia pelle.Io invece rimasi lì come una statua,mentre il mio corpo esplodeva di sensazioni la mia mente bloccava il tutto,mi impediva di lasciare che gli altri mi aprissero l'anima.

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