Capitolo 47

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Sobbalzò appena iniziai a parlare."Credi che sia una di quelle viziate del cazzo,non è vero??" si girò e mi fissò a lungo prima di pronunciare parola.

"Esattamente!" mi poggiai al finestrino prima che potesse aggiungere altro. "Dai cazzo guardati,cosa di quello che vorresti non hai già?!" ammise l'evidente mentre cercava di staccare i suoi occhi dai miei per riportarli sull'asfalto bagnato della tanto amata Londra.

Ragionai profondamente trascorrendo ogni secondo della mia vita in cui avevo dovuto lottare per avere quello che volevo.

In effetti non erano molti gli avvenimenti in cui qualcuno non aveva soddisfatto i miei bisogni.

Avevo da sempre ottenuto quello che volevo,io avevo distrutto ogni controllo che la gente avesse su di me,ogni prepotenza,ogni sopruso,ero andata contro qualsiasi cosa che mi impediva di essere com'ero.Avevo cancellato ogni forma di schema o regola da rispettare.

'Libera in un mondo che non accetta la libertá.'

"In realtà c'è qualcosa che vorrei e che purtroppo non ho." fissai la zip dei suoi pantaloni.

Notò cosa stessi guardando.

"Ma ti assicuro che molto presto sarà mio!" la soddisfazione e la convinzione nella mia voce dicevano molto più di quanto dovessero.

"E io ti assicuro che so resisterti." ora era lui ad avere il controllo della conversazione.La sua espressione sicura non mostrava titubanze,niente di niente.Pura e sola certezza.

"Stai dicendo che se ti saltassi addosso tu scenderesti dalla macchina?" risi per la stupidità della mia domanda.Ritenevo ovvio il fatto che nessuno poteva resistermi.

"Magari se non fossi così fottutamente sexy ci riuscirei." mi fissò prima che dei fari colpissero lateralmente i miei occhi. Schivò in tempo una macchina grigia che stava per venirci addosso.

Feci un orribile tratteggio rosso sulla guancia considerando il fatto che fui spinta prima a destra e poi a sinistra.

"Moriremo se tu continui a metterti quel rossetto con fare attraente." Lo guardai mentre cercavo di togliere quella striscia dal mio viso.

"E allora vedi che nemmeno tu riesci a resistermi??" alzai le spalle e risi.

"Io parto con buone intenzioni poi sei tu a sconvolgere." questa volta era molto più concentrato sulla strada che su di me.

Passammo minuti in silenzio mentre  il mio cervello rielaborava alcuni concetti.

"Matthew è..." mi fermò all'istante.

"A proposito di Matthew,cos'è sta cazzata delle labbra?"finsi di non sapere a cosa si riferisse,ma in realtà ricordavo perfettamente di averglielo accennato.

" Suppongo siano morbide."vidi la perplessitá negli occhi di chi furioso era incosciente di quello che stava succedendo."Chissá quanti ne ho baciati con labbra simili." alzai di nuovo le spalle prima che frenasse per il quinto semaforo rosso della serata.

Ora era ancora più incazzato.La mascella quasi gli perforava la guancia,mentre i suoi occhi guardavano la luce rossa che ci aveva fermati.

Sapevamo che se mi avesse guardato non avrei distinto i suoi occhi dalla luce abbagliante che aveva bloccato il traffico.

Diede un pugno al volante facendo suonare il clacson,per poi girarsi completamente verso di me. "Si può sapere perchè ogni volta che devi parlarmi nomini quel lavoro vergognoso che fai?" cercò di sfogarsi con i bordi del volante stringendoli ancora di più.

"Quando la smetterai con la fissa sul mio lavoro magari ti parlerò di altro." Con lui,cercare di spiegare quelli che erano i miei pensieri era inutile.Lui aveva le sue convinzioni.I disgustosi paletti che aveva creato  erano ancora da abbattere.

"Che ne dici se andassimo in spiaggia??"ormai ci eravamo allontanati di molto dal posto elegante di prima,quindi eravamo vicinissimi ad una piccola spiaggetta.La mia richiesta risuonò come una domanda retorica,come se fosse scontato.

"Non mi va di andare in spiaggia." fece la rotonda con così tanta velocità che fu costretto a frenare di soprassalto.

Rimasi in silenzio mentre mi lasciavo guidare dal vento che abusivamente entrava dal finestrino.

I miei capelli si scompigliavano e ogni tanto dovevo portarli dietro all'orecchio.Le case apparivano e scomparivano dai miei occhi e quando mi girai vidi l'espressione incerta di Harry.

"Cazzo,quanto somigli a mio fratello." non avrei voluto dirlo ad alta voce,e quasi mi pentii di averlo solo pensato.

"Hai un fratello?" splancò gli occhi.In città nessuno ne aveva mai sentito parlare,e nessuno avrebbe mai dovuto.

"Si."mi girai per tornare ad aggrapparmi a ogni piccola speranza che mi restava,non avrei voluto parlare di lui.

"Dove sta adesso?" ed ecco che tornava,Harry il commissario.

"È rimasto in Italia con mia nonna."intravidi gli occhi curiosi di Harry che avevano appena risolto ogni questione formatasi nella sua mente.

Entrammo nel parcheggio di un McDonald's e aspettammo che le macchine avanti a noi si sbrigassero ad ordinare.

Arrivò presto il nostro turno e dopo aver detto ripetutamente ad Harry che non volevo nulla mi prese ben due panini.

"Non sono ancora un elefante!" guardai la busta sul cruscotto.Era così calda che appannò il vetro.

Sfidammo il traffico londinese per un po, fino a ritrovarci a dover parcheggiare di fonte ad un parco pieno di pini con alcune panchine ai lati.

Scendemmo dall'auto.

Guardai il mio vestito,poi Harry,poi di nuovo il mio vestito per poi ritornare a fissare Harry.

Decisi che anche se ero estremamente elegante non era effettivamente il caso di iniziare storie inutili.

Lo raggiunsi alla prima panchina del parco,mi girai più volte e notai che sembravo una formica in confronto agli alberi intorno a noi.

Harry iniziò a mangiare e io mi sedetti di fianco a lui, disinteressata al delizioso panino che mi porse.

"Non ho fame." scostai il suo braccio dalla mia mano.

"Mangia!" riportò il braccio davanti a me.

"L'ultima volta che mi è stato ordinato di fare qualcosa ho lasciato che il sangue di quella persona scorresse sul pavimento." i suoi occhi scrutarono ogni millimetro del mio corpo.Sapeva non fingessi ma non mostrò alcun timore.

"Chi ti dice che io non voglia vedere il mio sangue a terra?" diede un altro morso al suo panino.

"Corri!" mi tolsi le scarpe e iniziai a dirigermi verso delle giostre.

Sentii i passi di Harry dietro di me e intuii che mi avesse raggiunto.

Mi seddetti sull'altalena.

"Facciamo una scommessa,se tu riesci ad andare più veloce di me,ti dirò qualcosa sulla mia vita,in caso contrario,so io cosa farti." gli feci l'occhiolino e gli porsi la mano.

"Eh no!Se vinco io continuiamo quello che stavamo facendo la scorsa volta e mi racconti qualcosa della tua vita." La sua offerta sembrava più allettante della mia,infatti accettai subito l'invito.

Tanto sapevo avrebbe vinto lui.

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