Capitolo 17

934 26 0
                                    

"No,ora vai a piedi!"allungò il passo e si avviò verso la porta.

"Tu mi hai fatto perdere l'occasione e tu mi riaccompagni" lo indiaci più e più volte.Ero decisa.Beh,di certo non volevo passare mezz'ora da sola nel bel mezzo della notte.

"no,non azzardarti a salire"entrò e chiese la sicura.

"Ehi Bil puoi darmi un passaggio??" gli sorrisi.Lui mi aveva sempre salvato le chiappe quando scatenavo una rissa e chiamavano la polizia.

Mi aveva salvato anche quella volta in cui tutta fatta mi diressi verso il buio della notte.Lui era l'unico uomo che non aveva mai chiesto nulla in cambio.Per lui ero come una figlia.

"Certo bellezza"aprí con il telecomando l'auto.

Mi girai per vedere la macchina di Harry sfrecciare lungo la strada deserta.

Entrai in macchina e lo ringraziai con un bacio sulla guancia prima di scendere una volta arrivati a destinazione.

------

Erano le 8:00 del mattino quando mi svegliati inzuppata di sudore.Capii il perchè non appena vidi la luce spenta.

Scesi giù correndo.

"Ma chi cazzo vi ha dato il permesso!Chi cazzo vi ha detto che potete spegnere la luce nella mia stanza?"urlai talmente tanto che nel giro di due secondi erano tutti di fianco a me.Carmela e quel tipo con cui andava a letto vennero per primi,mentre Daniele arrivò qualche secondo più tardi.

"Avete intenzione di rispondermi o sfascio mezza casa?" continuavo ad urlare.Urlavo talmente tanto che Londra,una città caotica sembrava silenziosa sotto la prepotenza della mia voce.

Presi quel maledetto vaso dalla tavola e lo scaraventati verso la porta dell'entrata.

"Chi cazzo si è permesso?" ormai non ci vedevo più dalla rabbia.I miei occhi erano diventati neri, nero cenere,carbonizzato.

Non riuscivo a distinguere i colori,vedevo solo forme.La mia mente era spenta.Troppa ira repressa per poter far si che non fosse successo niente.

Aprii il mobile contenente i piatti.

Bicchieri.

Tazze.

Tazze per il caffè.

Piatti.

Contenitori.

Era tutto sul pavimento.

Lo sguardo vigile di Daniele non aveva più nessun effetto su di me da anni.Mentre  Carmela atterrita mi guardava,il suo compagno era sconvolto.

Nessuno aveva il coraggio di parlare.

"Se non parlate la testa la rompo anche a voi" stavo man mano riacquistando la vista,vedevo le loro facce,i colori e i piatti sul pavimento.Ora dovevano immedesimarsi negli attori.Drammatici del cazzo.

Mi vestii e andai a lavoro.

"Ciao Sophie"mi salutò Louren.

"Ciao,se chiedono di me,non ci sono."andai nel mio angolino.Non fece alcuna domanda e andò via da me.

Passai delle ore a fissare il vuoto e a fumare sigarette.

"Senti Sophie,io gliel'ho detto che non gli conveniva disturbarti,ma non mi ha dato ascolto" mi voltai di scatto alterata.

"se non sparisci subito,questa cazzo di volta non so cosa ti faccio".Louren andò via.

"Calma!Chi ha mai detto che voglio restare con te?"parcheggiò l'auto e venne a sedersi di fianco a me.

"E allora che stai facendo?" mi allontanai da lui.

"Non credere di essere miss universo.Sai benissimo di non esserlo." i nostri sguardi erano l'uno sull'altro

"Senti ma ti stai scaldando inutilmente.Ti ho detto pure di non farmi incazzare."ero irascibile in quel momento e lui aveva anche le palle di parlarmi.

Non era molto sicuro per la sua vita provocarmi,eppure lo stava facendo.Come supponevo all'inizio,era davvero imbecille.

"Ma cazzo chi ti sta pensando."dopo le sue parole mi alzai e mi diressi verso un nuovo posto isolato.

"Senti facciamo cosí...io non ti calcolo minimamente e tu non mi caghi, occhi?" annui e mi sedetti sulla pietra di fianco alla sua.

Chiusi gli occhi e la mia mente rispolverò i ricordi.

Ero cambiata tantissimo,la ragazza forte e sicura non era sempre esistita.

In Italia le cose erano diverse.

Ogni giorno tornavo a casa con dei lividi.Ma nonostante quelli,c'era qualcosa che mi feriva di piú.Gli insulti.Dio,quanto li odiavo!

Ero vittima di bullismo.

Con il passar degli anni,però le loro prede erano cambiate e a me iniziarono a mancare quei graffi.

Piú pensavo a loro,più me ne procuravo altri.

Ero sempre stata una tipa solitaria,ma in quel periodo sembrò ci fosse un'amica sulla Terra disposta ad ascoltarmi senza mai giudicare.La lametta.Concentrarmi sul dolore che provavo facendo scorrere il sangue mi faceva dimenticare tutto il resto.

"sei grassa"

"sei bruttissima"

"sei una sfigata"

Ogni insulto un taglio.'E ne avevo di tagli da fare'.Ogni giorno per tre anni.Ogni secondo delle medie era stato un'inferno per me.

Mi guardai le braccia,e poi le gambe.A distanza di anni,c'erano delle cicatrici.Ma io non me ne vergognavo.Mi rendevano sicura,fiera di quello che ero diventata.Quei segni erano stati parte integrante della mia vita e non ho mai voluto comprirli.Io proprio come loro ero guarita.Erano lo specchio del mio essere o del mio malessere,dipendeva.

Io ogni volta che le guardavo ci vedevo una storia dietro.La mia storia.Erano il mio album personale,le mie foto stampate,i miei ricordi registrati.Facevano parte del mio presente e del mio passato ed ero fiera del fatto che ci sarebbero state anche nel mio futuro.

Free soul.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora