Capitolo 11

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Mi diressi verso casa,ma nemmeno il tempo di aprire la porta che sentii un clacson.

Mi girai di scatto mente le  chiavi che avevo tra le mani caddero sul tappeto.

"Vieni!" mi ordinò.Si chiamava Mark.

Era un chiodo fisso.Non si staccava mai.

Non era pazzo,era ossessionato e spesso mi spaventava.

Andai verso di lui,e mi avvicinai al finestrino.

" Che vuoi?" la mia espressione  interrogativa diceva tutto.

Era capitato molteplici volte che mi seguisse,ma non mi aveva mai parlato. Era stata Louren a darmi tutti i dati su di lui dato che era sua abitudine seguire le prostitute di quell'azienda.

"Perché ieri non sei tornata a casa?"aveva gli occhi spalancati.

"Senti non devo dar conto a nessuno,tanto meno a te." andai via.

La giornata passò come tutte le altre.Lavoro.Pizzeria.Discoteca.

Sta volta andai al "Pacha".I ragazzi che frequentavano quella discoteca erano sorprendentemente carini,ma maledettamente gentili. E io odiavo le persone cordiali e civili.

Alcuni tipi,addirittura mettevano le giacche e le cravatte.

E magari te li ritrovavi a letto spaventati e impacciati.

E spesso se ne uscivano con un semplice 'non l'ho mai fatto' prima di scappare per la vergogna.

I miei pensieri furono interrotti da quegli occhi che squadravano il locale.Harry era lí.

'Ah no,un'altra discussione no'

'Che grande rottura di coglioni.'

Si era capito,non era per niente la mia giornata!

Decisi di andar via.

Il giorno dopo era martedì e per me era festa.Niente lavoro.

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Mi svegliai verso le 7:00.

Andai in bagno e dopo mezz'ora ero pronta.

Pronta per andare a scuola 'che triste novitá'.

Tutti mi fissavano.Ero un fantasma per loro.Non mi vedevano da secoli,eppure non smettevano di parlottare.

"lei è Lola"

"Oh,è l'unica prostituta della nostra scuola e guarda come va conciata"

"Chissà se si fa anche il preside"

"No magari si fa quello di educazione fisica"

Cercavo di agrapparmi alle mie ultime forze.Ne avevo davvero abbastanza.Invece di tenere i loro ragazzi lontani da me,continuavano a parlare di me con loro.Che contro senso.

"Cazzo è vero è proprio una puttana" all'ultima frase dispregiativa non riuscii a controllarmi.

Le presi la felpa e la spinsi contro gli armadietti sotto gli occhi atterriti degli alunni che avevano creato un cerchio intorno a noi.

"Sai una cosa?Non devi mai dire una puttana quello che è.Mai!" la sollevai e le urlai contro.

Il fatto che tutti ci guardavano l'aiutò.Non mi fece reagire.Non volevo dare spettacolo.Non ero ne una marionetta ne un clown.

La lasciai cadere a terra piagnucolante.Ora doveva essere la protagonista del suo di spettacolo.

Un applauso.

' Bambinella viziata del cazzo!'

Andai in classe.

"Ho visto cos'ha fatto signorina Sophie" mi richiamò la professoressa

"Oh no,non inizi."pensai a cosa dire "Non inizi a rompere le palle."misi il piede sulla sedia vuota di fianco a me.

Nessuno dopo la scena nel corridoio si sarebbe mai messo di fianco a me.

"Senta,vada in presidenza"mi ordinò puntando il dito contro la porta.

Mi alzai.

"Senta,lei non è ne mia madre ne nessun altro."ero di fronte a lei.Mi sfidava.Ma il mio sguardo se avessi voluto l'avrebbe stecchita.

Finirono le lezioni e io andai a casa.

Programmi per il pomeriggio??

Shopping.

Non pranzai ne cenai ma conservai le forze per andare in discoteca.

"Non seguirmi sempre"mi girai di scatto.Quella voce poteva essere di una sola persona.

Harry.

"Ma stai scherzando?Tu sembri una pulce"lo accusai.

Non era possibile che stava sempre dove andavo io.

"Ehi calma,scherzavo!"portò le mani alle spalle come per discolparsi.

"Hai davvero intenzione di entrare li??"

"Si,problemi?" alzai gli occhi al cielo.

"Sii..." lo bloccati subito.

"Bene,fatteli passare"entrai in quel locale.

Certo,non era tra i miei preferiti,ma pur sempre l'unico nei paraggi.

"Dai andiamo a fare una passeggiata"mi accesi una sigaretta e gli andai incontro.

" Il tempo di una sigaretta,poi devo andare a sbizzarrirmi" gli feci l'occhiolino e mi appogiai al muro della discoteca.

"Dai una passeggiata!" quando mi guardò negli occhi capii tutto.

Era fatto.

"Deficiente dove abiti?? ti accompagno!"portai la sigaretta alla bocca.

"Oh no,ci dobbiamo divertire"mi prese la mano,ma la tirai subito.

" Si andiamo a casa tua."gli feci l'occhiolino facendolo sorridere.

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