III. Giada

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16 Agosto 2018

- Amore, cosa dobbiamo festeggiare?-
- Perché? Non posso organizzare una semplice cenetta per il mio fidanzato?- domandai, cercando la massima naturalezza. Non ero mai stata buona a mentire, ma, fortunatamente, Lorenzo era un soggetto piuttosto credulone.
- So che tra meno di un mese inizi la sessione estiva e che, avendo appena finito un lungo campionato, hai tempi stretti per studiare, ma dobbiamo anche organizzare le vacanze.-
Chiusi gli occhi per un istante e sospirai. Dovevo dirgli che i miei progetti erano cambiati radicalmente, ma volevo prepararlo, invece che sganciare la bomba senza alcun preavviso.
Le cose tra noi non sarebbero potute restare immutate, gli equilibri andavano necessariamente ristabiliti.
- Lorenzo, se ne parlassimo tra una o due settimane? Giusto il tempo per organizzarmi un po' con tutto-
Prendere tempo non ti salverà, anzi.
- Hai ragione, godiamoci questa serata, io e te.-
La serata passò liscia, come l'olio, eccezion fatta per la mia coscienza che continuava a cercare di emergere nella mia testolina.
Ero innamorata di Lorenzo, lo sono ancora. Prendere tempo non era la soluzione, la mia coscienza aveva ragione, ma non volevo ferirlo. Non ho mai voluto farlo.

Tra noi era stato semplice, fin dall'inizio. Ci siamo conosciuti all'Insonnia, un pub del centro di Bolzano, molto frequentato dai giovani liceali. Era l'ultimo sabato prima della fine della scuola e dall'inizio degli esami di maturità. Le mie amiche volevano concedersi una serata di bagordi ed io, pur non essendo un'amante dell'alcol, decisi di andare con loro, il richiamo della musica era troppo forte. Prima di essere completamente ubriache, le ragazze mi fecero notare un ragazzo che mi stava guardando. Mi voltai nella sua direzione, incrociando un sorriso amichevole. Bloccata dalla mia timidezza, aspettai che fosse lui a farsi avanti.
Provai ad attirare la sua attenzione, prima ballando con le mie amiche, poi avvicinandomi al bancone del bar, dove si trovava.
Mi offrì un drink ed io, non curante della tipica raccomandazione di mamma, non accettare nulla dagli sconosciuti, che mi ripeteva ogni volta che uscivo, accettai.
Il nostro dialogo fu quasi inesistente, visto il volume della musica troppo alto.
Riuscii soltanto a sapere il suo nome e che anche lui aveva frequentato il liceo Carducci, diplomandosi un anno prima di me.
Non lo rividi per qualche settimana, quasi dimenticandomi di averlo incontrato, quando mi inviò una richiesta di amicizia su Facebook. Da lì abbiamo iniziato a parlare, poi ci siamo incontrati e senza raccontarvi ogni singolo dettaglio, siamo arrivati ad oggi.

Passammo una serata tranquilla, in casa, guardando "il codice da Vinci", film che entrambi abbiamo sempre elogiato. Mistero, suspense, azione, intrighi: un mix ideale. Se poi aggiungiamo che le azioni si svolgono nella magica cornice di Parigi, allora la perfezione diventa assoluta.
Poco dopo la fine del film arrivarono i miei genitori e Lorenzo tornò a casa.
Più tempo passa, peggio è. Il tempo è tiranno.
La mia coscienza continuava a tartassarmi, ogni giorno. Ed io non potevo che darle ragione, anche se restavo incapace di agire.

Giugno era iniziato da poco: l'estate era alle porte, anche se le temperature qui non raggiungono mai valori molto alti. I tramonti mozzafiato del sole sulle Dolomiti, rendevano quei pochi minuti, la parte più magica ed interessante di tutta la giornata, quella per cui valeva la pena alzarsi dal letto la mattina, quando gli allenamenti erano sospesi, altrimenti erano quelli la ragione per cui ogni mattina non spegnevo la sveglia, per girarmi dall'altra parte e continuare a ronfare. In realtà, anche la scuola aveva il suo ruolo in tutto questo, per quanto fosse un dovere, piuttosto che un piacere.

Sedermi su una panchina, col sole che mi illumina il volto, mentre il movimento delle fronde degli alberi crea una leggera brezza, che muove la mia chioma bionda, mi è sempre piaciuto. L'ho sempre considerato come una mini via di fuga dalla realtà, anche solo per una manciata di minuti. Dietro ad una fuga, per quanto minima, c'è sempre una ragione. Negli ultimi anni, sfruttavo quei momenti per rilassarmi e fermarmi un istante a pensare a quanto la vita mi stava donando. Quando ero a Pavia, pur essendo poco più di una bambina, adoravo andare sul lungo Ticino, anche solo per lanciare qualche sassolino nell'acqua. Da un lato il fiume, dall'altro la città, piena ogni giorno di piccoli giovani adulti, alle prese con l'università e i loro problemi sentimentali, non diversi da quelli degli adolescenti con le prime cotte. Quando guardi il mondo a dodici anni, non ti rendi conto di quanto sia difficile fare una scelta, forse perché, spesso, sono le persone più grandi di noi a prendere le decisioni.
A vent'anni inizi a capire l'importanza di assumerti delle responsabilità e delle conseguenze che ogni decisione comporta.

Ero nel parco di fronte alla stazione ferroviaria di Bolzano che camminavo intorno alla fontana, come una trottola, senza fermarmi. Mi ripetevo in testa il discorso che avevo preparato, sperando che l'ansia non mi scombinasse i piani. Mi piace sempre avere le cose sotto controllo, in qualsiasi situazione.
- Non avevo dubbi che ti avrei trovata davanti alla fontana- disse Lorenzo, che piombò alle mie spalle, costringendo i miei piedi ad attestare il loro movimento isterico.
- Sono così prevedibile?- domandai, voltandomi nella sua direzione.
- Per gli altri forse no, ma io ti conosco bene. Che cosa mi stai nascondendo?- chiese il giovane, spiazzandomi.
Dì pure addio al tuo discorso perfetto.
- Sono qui per spiegartelo- dissi senza tanti giri di parole. Non erano necessari con lui, era sufficiente essere sinceri.
- E allora dimmelo, perché sai che non sopporto i segreti.-
- Durante la finale contro il Trentino c'erano dei talent scout. Mi hanno presa. Diventerò una giocatrice professionista.-
- È fantastico, tesoro! Perché non me lo hai detto? Hai sempre sognato di fare della pallavolo la tua vita!-
- Devo trasferirmi- dissi, appoggiandogli la mano sul braccio.
- Cosa? Dove? Perché?-
- A Trento. Mi hanno presa per il campionato di serie A.-
- E tu accetti? Che ne sarà di noi?- domandò con tono accigliato.
- Non è lontano da qui. Tornerò ogni volta che potrò, tu potrai venire a trovarmi quando vuoi. Le cose non devono necessariamente cambiare- risposi, alzandogli il mento per costringerlo a guardarmi negli occhi. Non credevo nemmeno io a quanto dicevo, ma non volevo e non potevo perderlo.
- Come puoi pensare che le cose non cambieranno? Trento non è dall'altro capo del mondo, certo, ma non staremmo mai insieme, diamine!-
-Ma io non posso rinunciare a questa possibilità! È il mio sogno!-
- Lo so! Ma credevo che anche una vita insieme fosse il tuo sogno! È evidente che non conto poi tanto per te.-
- Non dire cose tanto per dare aria alla bocca! Sei la cosa più importante che ho, sei la mia famiglia e il mio presente!-
- E la pallavolo cos'è?- domandò, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro.
- La pallavolo è quello che voglio fare nella mia vita. È il mio futuro professionale. Però smettila di muoverti così nervosamente.-
- Non sono nervoso. Sto cercando di nascondere la mia delusione. Ti sei accorta che hai appena detto che non vedi un noi nel tuo futuro?-
- Non metto in discussione un futuro con te. Ho parlato del mio futuro professionale.-
- Hai detto che sono il tuo presente. E il tuo futuro personale?-
- Voglio vedere dove possiamo arrivare, insieme.-
- Forse è meglio che me ne vada. Devo metabolizzare la cosa.-
Si voltò per andarsene, ma lo bloccai.
- Mi ami?-
- Certo che ti amo. Ma voglio capire come comportarmi.-
- Non parto domani. Partirò dopo ferragosto. C'è tempo. Ma ora non voglio trattenerti, lo vedo che non vuoi stare qui- conclusi, lasciando andare il suo polso.
Lo guardai andare via, sperando che avrebbe continuato a credere in noi, come del resto facevo io.

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Dopo una sessione estiva al di sopra delle mie aspettative, anche grazie ad un ritrovato equilibrio sentimentale, iniziai ad organizzare il mio trasferimento.
Lorenzo aveva capito che non poteva chiedermi di scegliere, sapeva che era sbagliato. Da quel momento iniziò anche a spronarmi a vivere il mio sogno e a lottare ogni giorno per emergere e superare tutto.
Conoscendolo, una parte di lui voleva soltanto che finissi la facoltà di giurisprudenza e diventassi più realista, ma ha comunque scelto di essere dalla mia parte. Non lo ringrazierò mai abbastanza, per non avermi abbandonata.

Avevo trovato la casa, per l'università avevo già scaricato tutti i documenti per richiedere il trasferimento a Trento, era tutto pronto. 

Oggi é il sedici agosto e il sole illumina la banchina della stazione, nonostante l'aria del mattino sia ancora frizzante.

- Hanno annunciato il treno, devo andare.-

Saluto i miei genitori e il mio ragazzo, prima di salire i gradini del regionale, ormai fermo sui binari. Raggiungo il primo posto libero disponibile prima di iniziare a muoverci. Li vedo diventare sempre piu piccoli, fino a che non rimangono dei puntini indistinguibili.

Sono in viaggio. Direzione: futuro.

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A tu per tu
Buon pomeriggio a tutti!
Per chi segue anche l'altra mia storia, Tutta una questione di chimica, questa sarà una ripetizione, ma è un avviso che devo dare.
A causa di imminenti esami universitari programmati per la settimana prossima, non posterò nuovi capitoli fino al 23 febbraio sera o 24 mattina.

Parlando invece di questo nuovo capitolo che ho pubblicato, che ne pensate di Lorenzo? E di Giada? Vi piace il suo personaggio?
Scrivetemi nei commenti le vostre opinioni.

Questo spazio autrice si conclude qui.
A presto,
Giulia

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