19 Agosto 2018
- Perché zoppichi? Che hai combinato?-
Il tono di Romina è preoccupato, mentre entro nel suo negozio, claudicante, con la caviglia dolorante.
- Nulla di grave, soltanto un piccolo incidente di percorso.-
Cerco di tranquillizzarla, mentre indico col braccio Matteo, che mi ha accompagnata fino a qui.
Era il minimo.
- Chi è quello?-
- Tu proprio non sai nulla di pallavolo, a quanto pare!-
- Zero assoluto.-
- Allora inizieremo subito il tuo corso accelerato!-
- Prima mi dici che hai combinato, poi mi spieghi quello che vuoi sul volley. Io, però, devo finire il turno, sistemando quello scaffale laggiù, perciò seguimi, così posso ascoltare il tuo racconto- ribatte decisa la mora, mentre si dirige verso la zona che stava indicando pochi secondi fa.Un'ora fa
Quasi senza rendermene conto, con la testa che già sognava di essere nominata mvp della partita, mentre i mitici Andrea Lucchetta e Maurizio Colantoni mi intervistavano, stavo vagando per i corridoi del palazzetto. A un certo punto qualcosa, anzi, qualcuno, ha ostacolato il mio cammino, facendomi cadere come un salame sul pavimento freddo.
- Vuoi guardare dove metti i piedi?-
- Io? Sei tu che mi sei venuto addosso, cretino! -
Avete presente i momenti in cui vorreste sprofondare dopo una clamorosa figura imbarazzante? Ecco, io mi sentivo esattamente così, dopo aver dato del cretino a Matteo Piano. Lo seguo da anni, ormai. A Modena si è messo in luce, prima di entrare nel giro della Nazionale. Poi lo adoro soprattutto fuori dal campo: la sua web radio, condotta insieme al collega Luca Vettori, attualmente opposto della Trentino Volley, mi fa sempre compagnia quando voglio concedermi un momento di relax e gioia. Quei due insieme sono uno spasso. Per esempio il Puttanabend dell'ultimo Festival di Sanremo è stato un concentrato comico. Della manifestazione canora avranno detto due parole, mentre l'ignoranza generale ha regnato sovrana per un'ora di trasmissione. Spero stesse scherzando Luca, quando sosteneva che Elisa, nell'anno in cui cantò luce, avesse una band. Vi giuro che quelle battute, recitate poi con la erre moscia del centrale astigiano, fanno inevitabilmente spuntare un sorriso sul mio volto, ogni volta che le ascolto. Essere compagna di squadra di Giada, nonché sua amica, mi ha contagiata: sto decisamente divagando troppo.
- Scusa, com'è che mi avresti chiamato?- domandò lui, piuttosto scocciato, mentre sul mio volto si alternavano diversi colori, o meglio, sfumature di rosso.
- No, io cioè, non intendevo, è solo che tu sei, e io sono.-
Non ero nemmeno in grado di formulare una frase di senso compiuto, davanti a cotanta meraviglia.
- Intanto respira, poi alzati in piedi- disse il gigante, con un tono completamente diverso da quello usato pochi istanti prima, più morbido, quasi dolce. Mi tese una mano, che prontamente afferrai, ma nel momento in cui appoggiai a terra la caviglia, sentii un forte dolore, che mi costrinse a risedermi per terra, come i bimbi alle prese coi primi passi che, incerti ed insicuri, passano più tempo sul pavimento, che sulle loro gambe.
- Stai bene?- continuò lui.
- Certo, non vedi?-
- Non mi pare che la tua caviglia destra la pensi allo stesso modo, ma se ne sei convinta tu, allora è ok, posso anche andarmene.-Ecco di nuovo quel tono di superiorità.
- Prego, è stato un piacere anche per me, comunque.-
La mia replica fu acida, quasi quanto la sua risposta.Non mi guardò nemmeno, prima di ricominciare a camminare, lasciandomi con le chiappe sul pavimento, mentre la mia articolazione non sembrava intenzionata a collaborare.
- Se mi scuso, prendendomi la colpa, mi darai una mano ad alzarmi?- domandai a bassa voce, con una parte di me che sperava Matteo non avesse sentito, per non rendere il tutto più imbarazzante di quanto già non fosse.
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Our destination
FanfictionLa vita di un pallavolista non è mai sedentaria: si viaggia da una parte all'altra dell'Italia, dell'Europa o del mondo, senza sosta. Creare dei legami profondi è difficile, soprattutto quando molti restano accanto soltanto per la fama e non per rea...