XVIII. Emma

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3 Ottobre 2018

- Te l'avevo detto. Io lo sapevo. Vedi che avevo ragione?-
Raccontare per filo e per segno a Romina il mio incontro con Matteo di questo pomeriggio è stata decisamente una pessima idea. Soprattutto quando sono almeno dieci minuti che sta sottolineando che io abbia torto. Odio non avere ragione, ma specialmente non sopporto che qualcuno lo evidenzi. Siamo sedute ai capi opposti del tavolo, davanti ad un caffè post cena. Forse stasera non mi farà dormire, ma non riesco a negarmi un po' di caffeina. Il mio corpo la richiede, come l'ossigeno, come una dose di cocaina per i drogati.
- Avevi ragione. Ora la smetterai di ripetere quelle parole come se fossi un disco rotto? -
- Ma è così divertente!- La mora ride di gusto, mentre io cerco, invano, un modo per cambiare argomento.
- Per te, forse. Dai. Abbi pietà di me. -
- Quindi lo rivedrai? -
- Non ho parlato di rivederci. Ho detto che lo continuerò a salutare se lo dovessi vedere in giro e se non prova ad investirmi o rompermi qualche arto. -
- Ok. Ok. La smetto. -

Colgo la palla al balzo, per sviare la conversazione, spostando l'attenzione sulla vita privata della torinese.
- E tu invece con il tuo "amico"? -
Romina mi guarda sbarrando gli occhi, mentre le sue guance cicciotte si tingono di rosso, trasformandola in un bel peperone paffutello.
- Quale "amico"? -
- Oh, dai! Vuoi dirmi che non c'è niente tra te e quel moretto, un po' bassino, che dovevi vedere l'altro giorno e che ho già visto un'altra volta fuori dal negozio mentre passavo di lì? Almeno, credo fosse lui, mi sembravate molto intimi. -
- Ma che sei te? Una stalker professionista? Un'investigatrice privata? -
- Diciamo che a Bolzano ho avuto delle buone insegnanti. -
- Quand'è che mi inviti a conoscerle? Così poi indaghiamo un po' anche su di te e sul pallavolista.- Parlavo di guance rosse? Beh, non è che le mie in questo momento siano proprio bianche, stile fantasma formaggino. Senza capacità di controllo alcuno, sbarro gli occhi, stupita per quanto detto dalla donna davanti a me, che non tarda a farmelo notare. - E non guardarmi con quella faccia. Ho trentatrè anni, non ottantadue. Sono ancora giovane, eh! -
- Te la presenterei anche domani, peccato che la mia maestra ufficiale giochi a Trento, da quest'anno. -
- E sarà anche contro di voi? -
- Beh, sì! -
- E allora me la presenterai, vero? - Romina mi guarda con gli occhi da cucciolo e le mani giunte, in segno di preghiera, come Anzani durante la partita di Volleyball Nations League contro la Bulgaria.
- Ovvio che sì! Non puoi non adorare Giada. Logorroica, pazza, curiosa e dannatamente romantica. - Potrei elencare per ore pregi e difetti della mia alzatrice preferita. Sembra la classica romanticona dolce che tira fuori gli artigli solo sul campo da pallavolo, ma la verità è che è molto più complessa. Credo non abbia mai accettato del tutto l'idea di essersi trasferita in Trentino. O forse ha altri scheletri nell'armadio di cui non sono a conoscenza.
- Che magari la pensa anche come me su un certo Matteo? - domanda la torinese, riportandomi immediatamente alla realtà, lontana dai pensieri.
- Non ti risponderò mai - replico, quasi con aria di sfida.
- Tanto i miei livelli di stalker non arrivano al punto di cercarla sui social e scriverle per coalizzarmi per estorcerti la verità. Puoi stare tranquilla. -
Devo essere sincera? Non ce la vedo proprio Romina in versione investigatrice privata. L'idea che mi son fatta di lei è della tipica ragazza un po' figlia dei fiori, troppo buona per poter fare qualcosa di oscuro alle spalle di un'altra persona. Avrò detto la cazzata del secolo, sicuro, ma mi piace pensarla così. Ho tempo per cambiare idea.
- Non te lo dico lo stesso, anche perchè in realtà ancora non sa nulla. -
È la verita. Giada non sa niente. Appena ho messo piede in casa dall'allenamento, la mia coinquilina ha iniziato il terzo grado. Ho a malapena fatto in tempo a scrivere un messaggio a mia madre per sapere come vadano le cose in quel di Bolzano.
La ragazza è costretta ad alzare le mani, in segno di resa. - Va bene, va bene. -

La mora continua a guardarmi, anche se quasi nervosamente. - Tu comunque non mi hai ancora risposto alla domanda? Il tuo "amico"? -
- Oh, Emmina. Piergiorgio è solo un amico. Ci conosciamo da quando mi sono trasferita qui, cinque anni fa. -
- Tutto qui? - Domando incuriosita.
- Beh, sì. Mica siamo in uno di quei film romantici dalla trama sempre uguale - replica, con fare quasi polemico.
- Che hai contro le commedie? -
- Non mi dirai che ti piacciono tutte quelle schifezze super smielate, eh? -
La guardo negli occhi, ma non riesco a restare seria e scoppio subito a ridere.
- Scherzavo! Ma ti pare che mi guardo quella schifezza? Film d'azione, gialli, fantascienza. Quella è roba buona. -
- E sui musical? -
- Peggio! Un concentrato di miele e balletti ridicoli e assolutamente irreali, con canzoni insulse. -
-Invece sai che quelli li salvo? - Romina sembra assolutamente seria, mentre la osservo interdetta. - Dai, alcuni non sono male. Sono talmente assurdi che mi vien da ridere, quindi quando sono depressa sono perfetti - conclude lei. Annuisco ancora perplessa, quasi incredula.
- Hai la febbre? -
- No, dai. Seriamente. La la land è carino, dai. Almeno non finisce col solito " e vissero per sempre felici e contenti ". -
- Non mi convinci. -
- Lo farò. -

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