XXIII. Giada

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13 Ottobre 2018

Un lancinante dolore alla testa è il mio pessimo modo di iniziare la giornata. Sembra che qualcuno abbia scambiato il mio povero cranio per il muro e ora stia ripetutamente tirando delle martellate per fissare uno stupido chiodo.
Ieri potevo decisamente risparmiarmelo quel maledetto ultimo Long Island, visto anche il suo effetto pressochè nullo. Ricordo praticamente tutto ciò che è accaduto, in maniera lucida e quasi razionale. Una sola cosa mi sfugge: perchè ho sentito la necessità di bere? Di solito non mi lascio andare al richiamo dell'alcol, conoscendo i suoi effetti collaterali.

Con non poca fatica mi alzo dal letto, fino a raggiungere il bagno, per gettarmi un po' di acqua fresca sul viso. Simone, Alice, il buffet, Paolo. Tutto fila liscio, è solo il ricordo di una comune festa di laurea. Eppure c'è un vuoto di memoria, seppur piccolo, che mi impedisce di mettere insieme tutti i pezzi.
- Alla buon'ora, dormigliona - esclama Alice, che dopo pochi istanti fa capolino nel riflesso dello specchio, alle mie spalle.
- Che ore sono? - domando confusa.
- Mezzogiorno e mezza. -
Strabuzzo gli occhi, perplessa, mentre cerco di far connettere i neuroni.
- Cosa? Ma io devo, cioè dovevo, sì, insomma c'è... -
- Allenamento, lo so. Ed è per questo che sono andata personalmente in palestra ad avvisare che hai fatto indigestione e che non riuscivi ad uscire dal bagno. -
- Grazie. Non avrei saputo che scusa inventare. -
Ed è vero. Cosa avrei potuto dire? Che mi sono ubriacata ad una festa di laurea? Non sarebbe di certo stata una mossa vincente.
- Non ringraziarmi. Piuttosto, perchè te ne sei andata, senza avvisare? Ci stavamo impanicando tutti, se non fosse stato per Simone che ci ha avvisati di averti riportata a casa. -

La mia coinquilina assume un'espressione molto seria. Ho davvero fatto preoccupare qualcuno? Non mi sembrava che stessero prestando molte attenzioni alla sottoscritta. E poi, questo tono mi ricorda tanto quello di mia madre. L'ha usato poche volte, perchè non le ho quasi mai fornito il pretesto per farmi una ramanzina, per fortuna. E oggi mi sembra di essere tornata quell'immatura liceale che, dopo una festa in discoteca, è andata a dormire dalla sua migliore amica Giulia, scordandosi di avvisare a casa. Andai veramente vicina a prendermi una punizione esemplare di quelle che non si dimenticano facilmente, tipo senza telefono nè pc per un mese, chiusa in casa per studiare, senza uscire se non per andare a scuola e obbligata anche a saltare gli allenamenti. Mamma, però, è una persona comprensiva. Me la cavai solo pulizie forzate della cucina e niente uscite per due weekend, oltre a una strigliata esemplare.

- Sono uscita per prendere una boccata d'aria, mi annoiavo. Simone stava andando via e mi ha offerto un passaggio. Tutto qui. -
In tutto questo, forse, dovrei scrivere un messaggio al ragazzo, per ringraziarlo. Sicuramente penserà che sono un'immatura che non sa reggere l'alcol. Perchè mi importa della sua opinione? Dopotutto, è solo un quasi perfetto sconosciuto che si sarà fatto un'idea sbagliata su di me. E questa non è una novità.
La gente pensa sempre di conoscermi e di sapere tutto di me già al primo sguardo, solo perchè non so mascherare le emozioni. Come se la mia mente e la mia anima fossero banali, lineari, ordinarie. In realtà non mi conosco nemmeno io, con quale presunzione gli altri credono di sapere cosa mi passi per la testa?
A volte io stessa non so perchè agisca in un certo modo, perchè possiamo passare un'intera vita a riflettere su di noi, cercando di conoscerci a fondo, ma ci sarà sempre una parte inesplorata, un guizzo che vogliamo celare a tutto e tutti.

Sento la testa pulsare ancora di più. Sono ancora confusa e nella mia mente si accavallano pensieri confusi, sconnessi. Oppure sono fin troppo lucida, solo alle prese con i postumi di una leggera sbronza che in realtà è già svanita. In ogni caso, meglio elaborare concetti più semplici, per ora.
- Oh, ok. Mi spiace che te ne sia andata presto, ti sei persa il momento in cui hanno lavato Valeria con lo spumante e l'hanno praticamente costretta a fare karaoke. È stata la parte più divertente. -
- Non c'è problema. Te l'ho detto, queste feste non fanno per me. -
Probabilmente sarà il fattore noia, il tassello che mi manca per delineare la scorsa serata. Sicuramente è così.
- Ti lascio alla tua privacy in bagno. Io esco che vado in università. Sui fornelli ho preparato il pentolino con l'acqua, se vuoi prepararti della pasta. Sul tavolo ti ho lasciato anche un Moment. -
- Grazie, cara. Ma sto bene, davvero. Non sono andata vicino al coma etilico, niente di che. Solo un drink in più. -
- Beh, vorrà dire che tu mi spiegherai la pallavolo e io ti allenerò a reggere l'alcol. -
Sorrido all'idea di questa proposta.
- Andata! -
- Ora vado, prima di fare tardi. Non ho voglia di sentire Paolo lamentarsi. -
Come darle torto? Non conosco bene il ragazzo ma, dietro a quel ciuffo ribelle e quegli occhi scuri, un po' da bambino, si nasconde un maniaco della puntualità. Un po' come Emma, che non appena scatta l'ora X, inizia a guardare insistentemente l'orologio e a prendere nota del ritardo per poi rinfacciarglielo per tutto il tempo.
- A stasera - concludo. Alice, però, è già praticamente fuori dalla porta.

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