Il mattino dopo Charity ci informò che il signor Hawthorne aveva preso a servizio un giovane presso di sé. Certi lavori domestici avevano bisogno di braccia forti, e la presenza di un giovanotto vigoroso si rendeva necessaria. Il ragazzo si chiamava Ezequiel, e la sua presenza in casa si notava appena. Veniva di primo mattino e andava via a sera. Non apriva mai bocca se non quando Charity o Hawthorne l'interrogavano.
I lavori domestici divennero più sopportabili grazie alle nuove e vigorose braccia che si adoperavano nei lavori pesanti. Lavori che dovevamo svolgere io ed Abigail, come trasportare secchi d'acqua o issare la sedia della signora Hawthorne.
Dopo la nostra piccola avventura, io e John prendemmo a vederci di nascosto, sempre di notte. Quando la luna raggiungeva il suo apice, scostavo le lenzuola e lo raggiungevo nella sua stanza. A volte veniva a bussare alla mia porta. Altre volte uscivamo nello stesso istante e ci ritrovavamo a sorridere. Poi lui mi raggiungeva, mi prendeva per mano e mi portava nella sua stanza Ricordo la prima volta che entrai. Notai subito la scrivania in un angolo. Mi avvicinai, incuriosita, e mi soffermai a guardare i fogli slegati, accanto ai quali riposavano una miriade di gessetti colorati. John chiuse la porta adagio e mi raggiunse.
«Li hai fatti tu?» chiesi indicando due disegni, uno dei quali incompleto.
«Sì, ti piacciono?»
Assentii con un gesto del capo mentre guardavo stupita quei paesaggi ben delineati. La mia memoria non è più quella di una volta, ma ricordo che erano ben fatti, se teniamo conto dell'età di chi li aveva vergati.
Presi un gessetto colorato e me lo rigirai tra le mani. Lui recuperò un foglio e me lo mise sotto il naso.
«Vediamo cosa sai fare», disse.
«Oh, no», risposi subito. «Non sono capace.»
«Ti insegno io», disse lui.
Chiuse delicatamente la sua mano sulla mia e mi guidò. Tracciò sul foglio immacolato i contorni di un albero con tanto di rami sporgenti simili a braccia scheletriche. Una volta aggiunti i particolari che riteneva opportuni, scambiò il gessetto marrone con uno verde e tracciò il fogliame, riempiendo i rami secchi. Il disegno sembrò prendere vita.
«Visto? È semplice. Ora prova tu.»
Recuperai il gessetto scuro e cercai di imitare i suoi movimenti, tracciando linee quanto più fedeli alle sue, ma il risultato non fu altrettanto buono. La differenza tra il mio albero ed il suo era la stessa che passa fra l'argento e il bronzo. Nonostante questo, John rimirò il lavoro ed esclamò: «Brava. Non è affatto male.»
Era fatto così, sempre pronto a incoraggiarti.
«Non è vero», dissi. «È brutto come il sedere di un asino.»
Mi uscì così, e quando me ne accorsi spalancai le palpebre e mi tappai la bocca. John rise.
«Devi solo far pratica. Mia madre dice che i talenti vanno coltivati con amore e dedizione. Questi sono un suo dono», disse indicando fogli e gessetti.
Vidi un'ombra muoversi nei suoi occhi mentre lo diceva.
«Tua madre...» iniziai, non sapendo come continuare. «Che cos'ha?» chiesi, dopo un momento di indecisione.
Lui scosse il capo. «Quando il dottore viene a visitarla non mi è permesso essere presente, e in casa si mantiene il più stretto riserbo. Tempo fa provai a chiedere a mio padre, e lui mi disse di non ficcare il naso in affari che non mi riguardavano.»
Mi guardò con una strana luce negli occhi. Sembrava indeciso se parlare o meno, come se volesse liberarsi di un peso ma non sapesse se fidarsi a metterlo nelle mie mani. Alla fine mi raccontò di aver origliato una conversazione fra il medico e suo padre. Il medico spiegava pazientemente ad Hawthorne che sua moglie doveva restare a letto il più possibile e che uscire, fosse anche solo per recarsi alla Meeting House ad ascoltare i sermoni di Parris, metteva a repentaglio il suo già cagionevole stato di salute. Purtroppo Hawthorne non era dello stesso avviso. Diceva che la parola del Signore l'avrebbe rinvigorita, cosa che non facevano quegli intrugli che il medico le somministrava.
«Mio padre è un demonio», disse John.
Rabbrividii per il tono che usò, basso e cupo.
«Mi dispiace per tua madre», dissi, e lui accennò un mezzo sorriso.
«Ti va di aiutarmi a finire questo?» disse poi, sedendosi alla scrivania e prendendo il disegno incompleto di un paesaggio.
Assentii. «Ma dovrai guidarmi, se non vuoi che trasformi il tuo bel disegno in uno sgorbio.»
Completammo insieme il disegno, ma fu difficile arrivare in fondo. Mi tremava la mano. La sua vicinanza e il calore che mi trasmetteva il tocco della sua mano mi facevano fremere. Mi accorsi di amare quel modo che aveva di immergersi nelle sue creazioni, come se fosse in grado di entrare nella carta e passeggiare per quei sentieri che tratteggiava. E mentre passeggiava li riempiva di tutti i suoi colori. Avrei voluto essere come lui, capace di sognare ad occhi aperti, di guardare il mondo dall'alto pur tenendo i piedi ben piantati in terra.
Amavo quella luce che aveva nello sguardo, sempre intensa, anche quando ci nuotavano dentro le ombre. Amavo il modo che aveva di farmi sentire speciale, come quando mi fece i complimenti per quello sgorbio che avevo disegnato. Ed amavo più di ogni altra cosa il suo candore. John era come un libro aperto, almeno per la sottoscritta. Anche quando taceva riuscivo a scorgere cosa nascondeva nelle segrete dell'animo. Un suo sguardo era eloquente quanto un discorso dalle mille sfumature.
John odiava questa sua peculiarità. Diceva che era la sua maledizione.
«Un uomo ha bisogno dei propri segreti, Mercy», mi disse una volta.
Aveva ragione. Fosse qui a leggere, credo che farebbe i salti di gioia. È raro che questa donna ammetta le ragioni di qualcun altro, fosse anche il proprio marito. Ho sempre avuto la testa dura.
E quanti problemi questa mia testa dura mi ha procurato. Anche con John. Quante dispute. Quanto tempo sprecato che avremmo potuto riempire con baci e abbracci, carezze e parole d'amore.
Gli esseri umani sanno essere così stupidi.
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Il diario di Mercy Brown
RomanceTheresa entra in possesso di un antico manoscritto: il diario di una donna vissuta nella Salem puritana. Tra orrori soprannaturali e uomini senza scrupoli, compagni di viaggio inaspettati e la nascita di un amore senza tempo, Mercy rievoca la sua ro...