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Dopo che mi ebbe legata, e quando fu sicura che non potessi liberarmi, recuperò la frusta ed il coltello. Mi si sistemò di fronte e me li mostrò.

«Scegli», disse.

Restai basita. La gola mi divenne arida di colpo.

«Se non lo fai, lo farò io per te. E la mia scelta potrebbe ricadere su entrambi.»

Sentii qualcosa sciogliersi all'interno del petto. Fu una sensazione strana, come se una mano invisibile avesse tirato via gli ormeggi che mi tenevano ancorata a questa terra. La sacca di pietre che mi gonfiava lo stomaco si trasformò in una nuvola di vapore. Lentamente, la goletta che fino a quel momento aveva mantenuto la rotta, seppur a fatica, andò alla deriva.

«Uccidimi», dissi, sorpresa della calma che udii nella mia voce.

La sicurezza sul volto di Charity vacillò. Le braccia calarono piano lungo i fianchi.

«Ucciderti?» disse.

Era sinceramente sorpresa.

«E seppellire il mio unico svago? No, ragazzina. Tu vivrai ancora a lungo per il mio divertimento.» Sollevò le braccia e tornò a mostrarmi i due arnesi di tortura. «Scegli.»

Non dissi nulla. Guardai la frusta ed il coltello, la cui lama mi inviava balenii di luce lunare.

«E va bene», disse d'un tratto. «Dato che il gatto ti ha mangiato la lingua...»

Gettò da parte la frusta e si avvicinò brandendo il coltello. Iniziò a tagliare la veste, strappandone brandelli candidi, scoprendo la carne e incidendola. Poi puntò la lama sul braccio e adoperò una lenta pressione, provocandomi un misurato dolore che aumentò gradualmente man mano che la lama affondava nella carne. Non ricordo quanto a lungo implorai clemenza, ma ricordo bene quel che accadde in seguito.

Dopo essersi divertita a procurarmi i più atroci dolori, incise in profondità la carne. Non appena il sangue sgorgò copioso, appose le labbra sulla ferita e iniziò a... nutrirsi. Non so come altro dirlo. Bevve il sangue che sgorgava dalla ferita. Sembrava estasiata. Mugolava di piacere. La guardai a lungo, troppo spaventata per fare o dire alcunché.

E mentre quel magro vampiro mi succhiava la vita, sprofondai lentamente in un grigio torpore. Nere propaggini simili a tentacoli invasero quella cornice incolore che si dilatava ai margini del mio campo visivo. Il buio mi invase. E oltre quella tenebra informe, solo un sommesso mugolio che si trascinava come una creatura viva.

Il diario di Mercy BrownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora