27.

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Theresa sollevò gli occhi e si accorse che anche l'ultimo raggio di sole era sparito, inghiottito dalle tenebre incipienti. La luce delle plafoniere sembrava più fulgida. Quel biancore che emanavano le faceva pensare a una corsia d'ospedale. Posò la nuca contro la parete alle sue spalle e chiuse gli occhi per qualche secondo.

Immagini sbiadite iniziarono ad agitarsi nel nero brodo mentale come creature invischiate in un lago di pece. Theresa le lasciò fare. Prima o poi si sarebbero stancate e sarebbero tornate a ristagnare nello stesso brodo mentale che le aveva generate.

Quando accadde sollevò le palpebre e, sorpresa di quanto si sentisse rigenerata da quei pochi istanti di riposo, riattaccò a leggere.

Il diario di Mercy BrownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora