CAPITOLO II

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Ma cosa è successo di preciso?
È la prima cosa che mi balza in testa mentre ho ancora tra le mani il cellulare ormai spento.
Ho gli occhi fissi sullo schermo nero.
E se avessi fatto un errore?
Inizio a camminare verso casa pensando se sia stata una buona idea.
Non voglio lasciare sola mia madre, ma è anche il momento che metti in moto la mia vita.
Ormai Croverdale non può darmi più niente. Ho bisogno di cambiare aria, di cambiare amici, di cambiare tutto e lasciarmi il passato alle spalle.
Penso in che modo dirlo a mia madre. Per prima cosa credo che le preparerò la cena.
Non lo faccio molto spesso e quando lo faccio significa che ho fatto un guaio oppure ho bisogno di qualcosa.
Di sicuro non la prenderà bene, ma è una cosa che nella vita tutti dobbiamo fare.
Arrivato a casa, apro il frigo per vedere cosa le posso preparare di buono.
Ci sono delle coscette di pollo.
Le preparerò pollo e patate, anche perché è una delle poche cose che so cucinare.
Prendo le patate dalla dispensa e le taglio a fettine, poi prendo una pirofila e ci metto dentro sia il pollo che le patate. Dopo aver condito il pollo, inforno tutto e aspetto che si cuoci.
Non mi è mai capitato di pensare a come sarebbe vivere da solo.
Io aiuto spesso mia madre in casa, la aiuto con la lavatrice, a fare la spesa, a cucinare, ma di sicuro non sarà la stessa cosa.
Spesso quando ha la giornata libera, passiamo molto tempo insieme, anche in cucina. Quindi accanto a lei ho imparato qualcosina come pollo e patate.
Cosa importante; devo assolutamente trovare un lavoro, non posso partire senza.
Anche se da parte ho i soldi dei miei vecchi lavori, quindi non sono totalmente al verde.
Prendo il computer dalla mia scrivania e lo accendo.
Cerco su internet il Vancouver Art Gallery e gli invio una mail.

A: VancuverArtGallery
DA: AidenHudson
OGGETTO: progetti

Salve, sono Aiden Hudson ho 19 anni e vengo da Croverdale. Ho lavorato per un anno ad una galleria d’arte nel mio paese con i seguenti lavori. Mi farebbe piacere una collaborazione con voi, a breve sarò a Vancouver quindi potete dirmi quando posso portarveli a vedere da vicino?

Inviato, speriamo rispondano in fretta.
Vado a prendere il cellulare in cucina ed invio un messaggio a mia madre dicendole che stasera ceniamo insieme.
Mentre sto andando ad accendere la tv sento il cellulare squillare. Credendo che sia nuovamente Zac ma in realtà è mia madre.
<Aiden, grazie al cielo, è successo qualcosa?> dalla sua voce si capisce che è allarmata.
<No mamma va tutto bene, ho solo bisogno di parlarti.>
<É qualcosa di grave?>
La sua voce è sempre più spaventata.
<No tranquilla non è niente. Sto bene, ci vediamo stasera va bene? A dopo.>
Chiusa la chiamata mi siedo sul divano, aspettando che il pollo si cuocia.
Giro i canali a vuoto, senza prestarci neanche tanta attenzione. In questo momento non mi interessa niente.
Quando il timer del forno inizia a squillare mi accorgo che mi ero appisolato, lasciando cadere il telecomando per terra. Fino a questo momento non mi ero accorto di essere così stanco.
Il fatto di non dormire per due sere non mi é stato d'aiuto.
Mi affretto a spegnere il forno e poi guardo l’orologio. Sono le quattro del pomeriggio, tra meno di due ore torna mia madre.
Corro in camera ed inizio a vedere dove ho lasciato i miei lavori. Rovisto la camera sotto sopra.
Dove cavolo li ho messi?
Ma sì, sono ancora in macchina, dove li ho lasciati dopo la vicenda.
Vado giù a recuperarli e li stendo tutti per terra davanti il divano.
Nel complesso dovrebbero essere una trentina di fotografie, perché altre venti sono state vendute. Ma ne porterò con me solo una decina.
Inizio a pensare quale di queste potrebbe essere più d'impatto.
Prendo quella che raffigura la sagoma di Victoria dietro una tenda bianca, che fa contrasto con le sfumature create intorno all’immagine grigie e nere.
Un’altra sempre che raffigura Victoria, ma non è in primo piano. In primo piano c’è un fiume in cui lei è riflessa. Ma non le si vede il volto, perché è girata di spalle. E le si vedono i lunghi capelli neri come la pece.
Altre foto di paesaggi, sempre però che hanno un che di malinconico.
Perché oggi l’arte la intendono come una cosa triste, che porta a riflettere sui problemi della vita.
Sento il campanello e corro verso la porta.
É arrivata!
<Mamma!> lei non mi vede neanche che lascia cadere tutto pe terra e mi abbraccia con la sua faccia preoccupata, ma pur sempre bellissima nei suoi occhi verdi e capelli castani.
<Mamma, mamma mi stai stritolando> dicendo così mi allontano dalla sua stretta <sto bene vedi?>
Faccio un giro su me stesso.
<Allora cosa è successo? >
<Niente ti devo solo parlare di una cosa, però adesso andiamo a tavola, che ti ho preparato pollo e patate.>
<Va bene, ho capito. Hai combinato qualche guaio> mi fa un sorriso.
Le ricambio il sorriso e vado a impiattare la cena.
Porto un piatto a lei e uno per me, il restante lo metto in un piatto a centro tavola per il bis.
<Allora ha una bella faccia, il profumo ci sta. Bisogna vedere che sapore ha.>
Prende la forchetta ed inizia a mangiare. Io invece non tocco niente, ma gioco solo con la forchetta nel piatto.
<Dai, sputa il rospo, cosa succede?>
Prendo un gran respiro e cerco di fare un discorso logico, senza grandi risultati.
<Allora mamma, John mi ha licenziato. Quindi non ho più un lavoro> fa come per parlare, ma io la fermo subito <come avrai ben capito, ho litigato sia con Zac che con Victoria.>
<Il fatto che hai litigato con Mercoledì non mi dispiace> fa una smorfia per dimostrare il disprezzo che aveva nei confronti di Victoria, che lei chiamava Mercoledì per via del fatto che non rideva quasi mai ed aveva i capelli neri, quindi assomigliava al personaggio della famiglia Adams.
<Mamma, sono serio. Ormai qui non c’ è più niente per me. Oltre te. Ho bisogno di cambiare aria, non c’è la faccio più. Mi sento oppresso.>
Mia madre posa la posata nel piatto e si avvicina a me.
<Bambino mio, tutti abbiamo preso decisioni difficili. Io sarò sempre con te qualunque cosa accada e appoggerò sempre le tue scelte, qualunque esse siano. Anche trasferirti di casa.>
<Ma io non ho detto…>
<Non c’è bisogno che tu me lo dica. Per me va bene qualunque scelta tu faccia, le porte di casa tua saranno sempre aperte. Sarei un ‘egoista a volerti qui per sempre, anche se è il sogno, irrealizzabile, di tutte le madri. Sei il mio orgoglio!>
Non resisto all’impulso, così mi alzo e la stringo forte. Essendo molto esile sembra quasi che si spezzi tra le mie braccia.
<Ti voglio bene mamma…>
<Anche io, infinitamente…> restiamo cosi ancora un pò.
<Adesso vorrei finire la deliziosa cena che mi hai preparato> dice ridendo e tornando al proprio posto.
Iniziamo a parlare di come ho trovato la casa e dell’email che ho inviato, così tra una parola e una risata finiamo di mangiare ed anche di lavare i piatti.
Mentre ci stavamo andando a sedere sul divano, il computer mi avvisa che è arrivato un messaggio.
Apro la posta elettronica, ed é l’Art Gallery che mi ha risposto.
Il messaggio dice che tra un paio di giorni partono per un congresso a Parigi, dandomi così appuntamento per domani pomeriggio alle due.
Impanicato corro in soggiorno da mamma.
<Mamma mi hanno fissato appuntamento domani alle due per Il Vancouver Art Gallery.>
<É una cosa fantastica no?> dice guardando la mia faccia.
<non vedo quale sia il problema della tua preoccupazione, hai affittato già la casa. Puoi partire quando vuoi, anche adesso.>
<Adesso?> penso a quando partire per coincidere il tutto.
<Perché no? Dormi li così ti ambienti meglio.>
Pensandoci ha ragione é meglio partire adesso, così che domani faccia il giro del quartiere.
<Mi aiuti a preparare le valige mamma?>
<Certo, altrimenti dimenticheresti anche la testa se fosse possibile.>
Passiamo le prossime ore a posare le cose indispensabili nelle valigie. Vestiti, scarpe, macchina fotografica, computer.
Sono le nove di sera, non posso partire tanto tardi, altrimenti rischio di non trovare il padrone che mi dia le chiavi.
<Porto solo queste cose, tornerò nella prossima settimana a prendere il resto?>
<Sì, credo sia un’ottima idea> dice mamma, sedendosi sfinita sul bordo del mio letto.
Prendo tutto e facendo diversi viaggi da casa alla macchina, metto tutto nel portabagagli.
Mamma mi aspetta sulla soglia con una busta in mano.
<Tesoro, questi sono dei risparmi per te. Che ho tenuto prettamente per qualche evenienza del genere.>
<No mamma, non ne ho bisogno. Anche io ho qualcosina da parte. Se mai ne avessi bisogno li verrò a prendere.>
Mi abbraccia forte e sento che qualche lacrima bagna la mia spalla.
<Qualunque cosa succeda chiamami, io torno di corsa capito?>
<Torna anche se non succede niente però> dice ridendo per nascondere le lacrime.
<Certo mamma…>
<Buon viaggio amore> dice dandomi un bacio sulla guancia.
<Ti voglio tanto bene mamma.>
E lo dico davvero con il cuore in mano, non solo per dirlo. Ma veramente perché lei é la persona più importante in questo mondo per me.
Così mi chiudo la porta alle spalle ed inizio questa nuova avventura.

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