CAPITOLO VI

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Lei

Ricordo di essermi addormentata in una macchina, ma adesso mi ritrovo in una foresta. Come ho fatto?

Ci sono alberi altissimi dapertutto, è bel tempo, vedo i raggi del tramonto che trapassano le grosse chiome piene di foglie.

Dinanzi a me vedo una donna di mezza età, ha l'aria molto stanca.

Cerca di andare da qualche parte il più in fretta possibile, ma non riesco a capire dove. Qui intorno non c'è assolutamente nulla.

Le vado incontro per darle una mano, ma sembra non vedermi.

Da così vicino noto che ha i capelli molto corti e mossi, e di colore rosso. Gli occhi sono di un color miele, quasi gialli che brillano grazie alla luce del sole, credo. È di corporatura molto fragile, lo capisco dal modo in cui si è fermata e si guarda intorno, sembra che abbia paura.

Nelle sue mani stringe una sorta di pergamena e da come è usurata capisco sia anche molto antica.

Riesco a vedere qualcosa...è forse un fulmine?

Inizia a correre ma dietro di lei non c'è nessuno, guarda sempre in alto, sembra aspettarsi un attacco.

Tiene la pergamena sempre stretta, tanto che le dita le sono diventate bianche.

Cerco di urlarle di fermarsi, potrei darle una mano, ma lei non mi sente.

All'improvviso, mentre aumenta di velocità la sua corsa, inciampa in una radice e le vola di mano la pergamena, che cade dinanzi i miei piedi. Guardo la donna negli occhi e sembra che anche lei mi veda; cerca di allungarmi una mano, prima di scomparire del tutto, insieme alla grande foresta.

Adesso è tutto nero e ai miei piedi c'è solo la pergamena, che nel frattempo si è srotolata.

Le scritte nella pergamena sono argentate e brillano, cosi attratta da questa la prendo tra le mani. Come già notato prima è molto antica, è scritto in una lingua che non conosco, sembra greco.

Riesco a leggere solo un piccolo periodo dove pare ci sia scritto un nome, ma all'improvviso un fulmine la colpisce e la brucia.

Adesso ricordo...

Affannosamente mi sveglio, cavolo era solo un sogno, ma fin troppo reale. Ho ancora impresso nella mente la pergamena e le sue scritte.

Non sono più stanca, anzi sono molto riposata... chissà quanto tempo ho dormito, ho solo un gran mal di testa e tanta fame.

Sono su un divano, indosso ancora la maglia bianca sporca e un asciugamano che mi ha fatto da coperta, con un odore di arancia che mi invade le narici.

E davanti a me con solo un asciugamano in vita, ed un altro tra le mani con cui si strofina i capelli bagnati, si innalza il ragazzo che mi ha salvato la vita, che mentre attraversa la stanza per andare in quella che sarà di sicuro la sua camera da letto, mi sorride e mi dice: <Buongiorno!>

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