Sono sveglio...
Non so che ore sono, ma penso che sia mezzogiorno dalla luce tiepida che filtra dalla finestra. Mi guardo intorno, realizzando che sono in una stanza che non è quella di casa mia. Sono a Vancouver giusto...
Anche se volessi restare a letto un altro po', devo alzarmi per sistemare le cose.
Cavolo, la ragazza! Me ne ero completamente dimenticato!
Corro in cucina, con la paura che prende il sopravvento in me e con mio stupore, mi accorgo che sta ancora dormendo. Non voglio svegliarla, così penso sia meglio che vada a fare una doccia, ma prima le preparo una spremuta con delle arance, che ho trovato sulla pianta fuori al balcone e le metto vicino al bicchiere un'aspirina, nel caso abbia mal di testa.
Dopo aver finito prendo shampoo, bagnoschiuma e delle asciugamani dal borsone, sia per me che per lei, che di sicuro quanto si sveglierà vorrà fare una doccia, poi mi precipito in bagno.
Sono troppo nervoso. Una doccia pacherà quest'ansia.
Il bagno è di un azzurro chiaro, assomiglia molto a quello di casa mia, solo un po' più piccolo.
Apro il rubinetto della doccia per far diffondere il calore in tutta la stanza, poi entro. Quasi mi scotto dal calore dell'acqua che subito mi penetra fin sotto la pelle, quasi nelle ossa, e insieme allo shampoo e al bagnoschiuma che mi accarezza il corpo anche il mio umore nero cade nel piatto della doccia, spargendosi ai miei piedi. Quando esco mi sento già meglio.
La stanza è diventata calda.
Mi avvolgo l'asciugamano attorno alla vita e ne prendo un altro per asciugarmi i capelli.
Quando esco dal bagno per ritornare in camera da letto, mi accorgo che lei è sveglia. È seduta sul divano e mi guarda... Continuando a strofinarmi i capelli, per non farle notare l'imbarazzo, che nel frattempo si diffondeva sul mio viso e al rossore che tinge le mie guance, dico: <Buongiorno!>
Sembra ancora molto stordita così aggiungo: <Ti ho preparato una spremuta e un'aspirina, perché ho pensato che avessi mal di testa, poi ti ho messo delle asciugamani nel bagno nel caso vorresti farti una doccia per togliere il fango, io intanto vado a vestirmi>. Perché sembra che abbia sputato queste parole?
Prima che entrassi nella camera dice: <Grazie ma non ho vestiti con me, quindi non so cosa mettere al di fuori della maglia che indosso.>
Solo ora mi accorgo del suono piacevole che emana la sua voce: <Posso prestarti qualcosa io, poi magari dopo possiamo andare a comprare qualcosa in città, sempre se ti va e... e non hai altro da fare> balbetto? da quanto in qua sono così insicuro...
Con aria dispiaciuta dice: <Si grazie ma non vorrei crearti troppi problemi dopo tutti quelli che ti ho già causato...>
<No non ti preoccupare, ora vado a prenderti qualcosa che ti possa andare>.
Mi reco di corsa in camera e le prendo una felpa nera e dei pantaloni di tuta, le quali, penso siano le uniche cose che le possano andare tra tutti i miei vestiti.
È troppo esile, sembra che con un soffio possa volare via.
Ritorno in cucina e vedo che sta bevendo tutto d'un fiato la spremuta che le ho preparato.
Dal sospiro che fa dopo averla finito, sembra soddisfatta.
Dopo che riposa il bicchiere sul piano snack, le porgo i vestiti : <Sono gli indumenti più piccoli che ho> alla fine della frase mi scoppia una piccola risata e a mia sorpresa, anche lei ride insieme a me.
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COLLAPSE
General FictionTRAMA: Lei, una bellissima ragazza che non ricorda nemmeno il suo nome. Lui, un ragazzo che scappa dal suo passato, per andare incontro ad una nuova vita, stravolta dal suo arrivo. Un incontro un po' insolito contraddistinto da magie, segreti, legg...