•Capitolo 58•

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  - Ehi, amore, che succede? - disse Harry preoccupato precipitandosi accanto a Ginny. La ragazza si tirò leggermente su in modo da non essere completamente sdraiata.

Per Silente, da quanto sta piangendo? si chiese Harry Non ho mai visto degli occhi tanto rossi.

- Gin ti prego, dimmi che succede. – pregò il ragazzo sedendosi sul divano.

- D-dove sei stato? –

- Dovevo... - la promessa fatta a Ron giorni prima di non dire assolutamente nulla ad anima viva si affacciò nella sua mente – accompagnare Ron a comprare degli ingredienti per Molly. –

- Perché non me l'hai detto? –

- Me l'ha chiesto stamattina al Ministero. –

- Hai un cellulare. –

- Lo so... - Harry si passò una mano sul volto, infastidito. Andava bene tutto, ma non è che Ginny doveva sapere ogni minuto della sua vita – me ne sono dimenticato, scusami. –

- Avevo...bisogno di trovarti a casa, e tu non c'eri. –

- Ti ho già detto che volevo avvisarti ma me ne sono dimenticato, permetti che la mia memoria non sia quella di Hermione? –

- Esistono i promemoria sul telefono, su carta, persone a cui puoi dire "ricordatemi di fare questo" e magari loro faranno, ci sono tanti modi di ricordare qualcosa a cui tieni. –

- Ascolta, Ginny, adesso la stiamo facendo troppo grande, eh? Non so se ho capito male o se stai davvero insinuando che io non tenga abbastanza a te ma qualcosa mi dice di sì, e io non lo tollero, okay? Questo no. –

La stanchezza e lo stress sono più potenti di quanto pensiamo: ci fanno pensare all'azione più veloce per risolvere i problemi e non a quella migliore, ci cavano di bocca anche quello che magari è solo il principio di un pensiero sbagliato. Harry era stanco e voleva solo da mangiare, invece si era seduto su quel divano. D'altro canto, però, anziché andare ad abbracciare e sollevare Ginny senza rispondere alle sue provocazioni si era infervorato quasi subito, peggiorando le cose.
Ginny, al contrario, voleva solo festeggiare il futuro che durante quella giornata le si era approssimato parecchio ed era stanca come mai nella sua vita, però stava rendendo gigante un fatto che prima o poi doveva capitare, un qualcosa di normale che sarebbe accaduto ancora.

- Io ho la vaga sensazione che sia proprio così, invece, perché se davvero avessi voluto avvisarmi l'avresti fatto! Sono su questo divano a piangere da quando sono tornata, sono stremata, vol –

- Perché io no, secondo te? Pensi mi gratti tutto il giorno? –

- VOLEVO raccontarti di quel che ho deciso e di una cosa che mi ha detto Max oggi, volevo festeggiare con te, mangiare pollo arrosto, patate al forno e la torta alla melassa che avrei fatto apposta per te e passare una serata tranquilla! Ma no, perché Harry Potter ha la memoria corta. –

Harry si alzò nel più pesante silenzio.

- C'è da mangiare? –

- No. Vado a dormire. – e anche se lo stomaco di Ginny in realtà supplicava per del cibo da quando aveva finito allenamento, la ragazza si alzò in un batter d'occhio e salì in camera.

Harry la osservò salire le scale con le spalle basse come se portasse dei pesi, poi si trascinò in cucina, crollò su una sedia e chiamò a sé tovaglia, posate e una ciotolina in cui c'era un po' del riso della sera prima, mangiandone metà. Mangiucchiò qualche noce –che in realtà era secca- e aprì un pacco di biscotti confezionati che Fleur aveva portato loro dalla Francia.

♡Love's magicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora