6. Pills

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Thomas guarda Newt. Il biondo è appoggiato al muro, con le braccia lungo i fianchi. Ha gli occhi chiusi, il suo petto esile si alza e si abbassa a ritmo regolare. I suoi capelli e il suo viso, tutta la sua figura magra, è illumimata dal un lampione a luce gialla. -Come, scusa?- chiede il moro, non è sicuro di cosa abbia detto Newt qualche minuto prima. Ha quasi paura di cosa ha capito. Il suo amico continua a tenere gli occhi chiusi e a respirare regolarmente. Il biondo parla, con una voce distorta dall' alcool: -Ho detto, che tu, stupido Tommy, sei bello, nonostante io sia ubriaco fradicio come poche volte in vita mia.- C'è una sorta di durezza nella sua voce, mista a qualcosa di ben più dolce. Il suo viso rimane rilassato. Thomas si appoggia di nuovo al muro, non ricordandosi nemmeno quando se ne era staccato. Assume più o meno la stessa posizione di Newton ma lui ha il respiro corto ed irregolare, ha la gola secca. "da quale lato della forza?" Thomas si ripete questa domanda, finche Kate, seguita da Peter, non spalanca la porta da dove sono usciti i due poco prima e, arzilla, si mette al volante, suona il clacson ripetutatamente ma nessuno dei due ragazzi vuole saperne di muoversi. Newt è il primo a muoversi, beve un sorso di birra. -Io prendo la metro, Tommy?- Newt guarda il ragazzo. Thomas guarda Newt di rimando. -Sì, vengo anche io.- e poi, come spinto da questa dichiarazione, Newt si rianima, si stacca dal muro e si incammina lentamente verso la fermata della metro, alzando il dito medio in direzione della macchina del' amica. Il moro lo segue, leggermente barcollando e fa spallucce quando Kate gli si accosta, e poi quella riparte con solo Peter a bordo.

-Newt, la notte non passa la metro qui, prendiamo l'autobus, vieni.- Thomas non deve neanche urlare per farsi sentire dall' amico dal' altra parte della strada, nel silenzio della notte. Newt lascia la bottiglia accanto ad un cassonetto e annuisce. I due camminano per qualche minuto verso la fermata. Il tabellone degli arrivi dice che il loro autobus passerà fra tre minuti. Sono stati fortunati. Non dicono niente mentre salgono e si mettono a sedere sul mezzo vuoto. A poche fermate dalla sua, Newt parla piano e biascicando un po' le parole: -Tommy, ti va di rimanere da me, stanotte? I miei non ci sono, è la prima volta che mi accannano da solo da quando ci siamo trasferiti... Non so che casini potrei fare in queste condizioni da solo.- Newt si passa una mano sulla faccia quasi sorridente. Thomas è un attimo interdetto, ma poi annuisce, concordando con l' amico sul fatto che questa notte Newt non è in grado di stare da solo. Il biondo guarda fuori dal finestrino e mormora "grazie". Thomas scrive un messaggio alla madre e la avvisa che rimarrà da Peter per la notte, lei ancora non sa del suo nuovo amico. Newt e Thomas scendono e se è possibile fa ancora più freddo di prima, Newt sembra rinvenire un po' quando l'aria fresca lo colpisce e fa segno a Thomas di seguirlo in una traversa della strada principale. In due minuti sono già davanti casa del biondo, che fa diversi tentativi prima di riuscire ad infilare le chiavi nella toppa e aprire la porta. Entrano in un ingresso piccolo e spoglio, con degli appendini e un panca al lato. Newt chiude la porta e si toglie le scarpe, converse bianche consumate. Thomas lo imita e poi lo segue attraverso una porta che da su quella che sembra la cucina o la sala da pranzo, immersa nel buio. Salgono le scale e Newt gli indica un porta in fondo al breve corridoio: -Bagno.- annuncia, poi mette la mano sulla maniglia della prima camera -e questa è camera mia.- Newt apre la porta e la spalanca, si butta subito sul letto a pancia in su e chiude gli occhi. Thomas osserva la stanza dallo stitpite per qulche secondo: è di grandezza media, alla destra di Thomas c'è un letto a una piazza e mezzo e un armadio bianco appoggiato al muro. Sotto la finstra, dritto davanti a lui, c'è una piccola scrivania con qualche libro di testo sopra. A sinistra della scrivania c'è un cavalletto per dipingere vuoto e dietro una libreria bianca piena di libri delle misure più diverse. Sulle pareti non c'è molto, solo qualche poster che non si vede bene al buio sopra il letto. Thomas si avvicina e si stende sul letto accanto all' amico. Non dicono nulla per un po', Thomas guarda il comodino che ha vicino e nota almeno quattro flaconi di pillole e un bicchiere d'acqua, un libro e una lucetta. -Non farci caso... - Newt ha riaperto gli occhi, si rimette a sedere, sembra che stia riprendendo già lucidità. -Newt...- Thomas cerca parole per chiedere ma gli muoiono in gola, forse non lo vuole davvero sapere. Il biondo si alza e si sbottona la camicia, la butta ai piedi del letto e prende una nuova tshirt larga dall' armadio, Thomas nota di nuovo i segni sulla schiena. Ancora, vorrebbe chiedere ma non sa neanche lui bene cosa. Newt appoggia una mano sul fianco: - Amico, non so se ti stanno i miei vestiti, forse posso prendere una tuta di mio... padre.- esita un attimo prima di dire l' ultima parola ma Thomas non ci fa troppo caso, il suo amico è stanco e ubriaco. Lui annuisce e Newt esce dalla stanza, per tornare poco dopo con ua tuta grigia e una maglietta nera. Le butta addosso all' amico. Sorride. -Vado in bagno.- dice Thomas, e così fa. Il bagno è piccolo e stanco com'è non fa caso ai dettagli, ha appena finto di cambiarsi quando Newt bussa. -Tommy, devo vomitare.- Il moro apre subito la porta e Newt entra, poi vomita davvero nella tazza del cesso. Thomas gli mette una mano sulla spalla, sente che il suo amico trema sotto di lui, scosso dai conati. Vomita tutto quello che ha bevuto. Thomas nota, un po' disgustato, che non c'è praticamente cibo e si ricorda dell' affermazione di Newt nello spoiatoio solo qualche giorno prima: "giuro che mangio... di solito". L' amico geme e poi si rialza. Si sciacqua la faccia al lavandino. Thomas incrocia lo sguardo del ragazzo allo specchio e collega tutti i pezzi: la magrezza dell' amico non è solo costituzione, è di più. Newt mangia pochissimo a mensa, quei flaconi sul comodino probabilmente sono vitamine, le macchie rosse sulla schiena sono eritemi dovuti alla malnutrizione. Newt beve tutta quell' acqua  per non mangiare, pensa Thomas. Si sente crollare il mondo addosso. Newt ricambia il suo sguardo, non capisce. -Newt, quando hai mangiato l' ultima volta?- Thomas lo chiede con un filo di voce, come se da quella risposta dipendesse il destino del mondo, è schockato perchè non si è reso conto prima della sua condizione. Newt posa l'asciugamano che ha in mano e si volta verso Thomas, ha una faccia distrutta, Newt sa che Thomas ha capito. -Pensavo fossi meno furbo, complimenti, Sherlock.- Newt cerca di sorridere ma Thomas è serio. -Newt, non scherzare. Confidati con me.- il moro guarda Newt, quello si gira e gli fa cenno di seguirlo, tutti e due sono tornati improvvisamente lucidi. Tornano in camera. Newt si siede alla scrivania, Thomas al bordo del letto. Non sa che emozioni provare: rabbia? No, dopotutto mica Newt poteva dirglielo così a caso, "hey ho dei seri disordini alimentari, vuoi essere mio amico?". Non è deluso, pensa che anche lui lo avrebbe nascosto. Forse è solo triste. -Cosa vuoi sapere, la storia? Come ci sono arrivato ad essere uno sfigato di merda che non mangia?- Il tono di Newt è un misto tra il dolore e il sarcasmo. Thomas si sarebbe aspettato più resistenza da parte dell' amico. -Sì, Newt, voglio sapere come ci sei arrivato.- Thomas non aveva mai conosciuto una persona "come Newt", ma aveva sempre pensato che non mangiare fosse uno dei gesti più disperati, pensava che una persona non potesse arrivare ad odiarsi tanto da uccidersi lentamente. -Non c'è molto da raccontare.- annuncia Newt, comunciando a parlare. Si allunga e prende la sua borsa dei libri di scuola, ne estrae il pacchetto di sigarette e l' accendino. Ormai sa che Thomas lo ha notato perciò era inutile continuare la farsa. Il biondo alza la finestra a metà e accende la sigaretta. Thomas penserebbe che il suo amico è un tipo forte, a vederlo così, nei suoi jeans neri e la maglietta larga, che fuma al chiaro di luna. -La storia comincia tre anni fa, più o meno. Al primo anno di liceo andava bene, mi sono fatto diversi amici e stavo tranquillo, verso la fine dell' anno, i miei hanno divorziato quasi all' imporvviso e mio padre se ne andò di casa. Me ne feci una ragione, anche se ancora non so perchè si siano lasciati così. Al secondo anno sembrava andare tutto bene, cominciai a parlare con un po' meno di persone, non so nemmeno io perchè. Forse mi ero stufato.- Newt mantiene un tono piatto e non guarda mai Thomas negli occhi. Prende una boccata di fumo e ricomincia. -Non era niente di che, crisi adolescienziale tipica penso. Poi caddi nel campo di atletica durante una gara, non capii mai se fu il mio avversario a farmi lo sgambetto o se inciampai e basta. -Newt prende una terza boccata di fumo e la fa uscire delicatamente dalla labbra.- Mi ruppi la gamba e la caviglia, sono stato ingessato per un sacco di tempo e in quel periodo cambiai amici, ne trovai e ne persi. Quando mi tolsi il gesso continuai a zoppicare per molti mesi... comiciarono le prese in giro. Non che me ne importasse tanto, ma anche i ragazzi più grandi cominciarono a schernirmi nei corridoi. Mi imposi di smettere di zoppicare e più o meno smisi, si vede che era una cosa psicologica.- Thomas pende dalle labbra dell' amico, adesso. Newt prende l' ultimo tiro e poi butta la sigaretta fuori dalla finestra. -Se smettere di zoppicare fosse bastato, ora non sarei qui probabilmente. Ti ho parlato di Adam, no? Era uno degli amici che mi ero fatto recentemente ed eravamo molto legati. Non so perchè, ma uscì fuori che lui è gay. Io lo sapevo, ovviamente, ma non mi importava. Cominciarono a prendere di mira anche lui e, per associazione, venimmo etichetatti come l' unica coppia di "malati" della scuola. Smettemo di parlarci per un po' e io comiciai un periodo di merda della mia vita. Più o meno a quel punto smisi di mangiare, mia madre non era mai in casa e io non avevo mai fame. Convinsi mia madre a cambiarmi scuola e venne anche Adam, mi sembrava che avrei potuto ricominciare. Ma le voci corrono più veloci di un ragazzino zoppo quale ero, e anche nella nuova scuola si sparse la voce della mia falsa relazione con Adam. Non che  idesse fastidio più di tanto, per me "gay" non è un insulto. Cominciò la moda di picchiare il gay, se prendevi la faccia erano dieci punti e se prendevi lo stomaco erano venti. Resistei fino a metà dell' anno, sperando che la moda cambiasse. Non fu così. Mollai al terzo quadrimestre e chiesi a mia madre di prendere lezioni a casa. Lo facemmo, ma questo mi distrusse quasi più delle botte. A quel punto non mangiavo davvero più, uscivo pochissimo. Solo Adam veniva a trovarmi almeno tre volte la settimana. Lui si era rifatto una vita, io non ero stato abbastanza forte. Verso la fine dell' anno scolastico ricominciai ad uscire, lui mi presentò ai suoi amici. Era quasi ok come situazione. Ma io ormai non riuscivo più a mangiare, per abitudine forse. Ad Adam non piceva quella storia e fece di tutto per farmi ritornare la voglia. Un giorno finii in ospedale, ero svenuto mentre ero in casa da solo e mi aveva trovato la donna che veniva a fare le pulizie. Adam era furibondo... noi ci lasciammo. Lui sparì. Mi disse che non voleva stare accanto ad una persona che si odia a tal punto da rischiare di morire.- Newt muove le mani e si agita sulla sedia durante il racconto. La sua voce non si incrina mai. -Mia madre conobbe un uomo, Frank, si sono sposati mentre io ero ancora intubato, ero felice per mia mamma. Qualche mese fa hanno proposto un lavoro molto ben retribuito a Frank e quale occasione migliore per cercare di salvare un figlio anoressico se non fargli cambiare paese? E quindi eccomi qua, a frignare dei miei problemi da matto davanti a te.- Newt si accascia sulla sedia, perde quasi tutta la vita che aveva durante il racconto. Guarda Thomas con un sorriso triste. -Adesso puoi scappare, se vuoi.- l' ultima affermazione dell'amico lo colpì al cuore. Thomas non aveva nessuna intenzione di scappare. Avrebbe aiutato il suo amico, si disse. -Tu e Adam, vi amavate?- è l' unica domanda che riesce ad articolare. L' unico argomento che non gli fa venire male al cuore o voglia di rompere qualcosa. -Ha importanza?- ribatte il biondo,in tono amaro. Thomas si alza, deciso ad abbracciare il suo amico, lui ha un piccolissimo accenno di paura, si porta di scatto una mano alla pancia come se si aspettasse un calcio o un pugno. Thomas esita, allora, capisce che quello che ha davanti adesso non è il Newt che conosce da una sola settimana, che fa colpo sulle ragazze e balla in discoteca. Quello che ha davanti adesso è il Newton quattordicenne, quello che ha il cuore spezzato e ha paura delle botte. Thomas lo abbraccia, convinto ma non lo stringe forte, Newt si alza, i due stanno in piedi al centro della stanza. Newt non muove un muscolo, sta lì, immobile per un attimo, poi crolla. Comincia a singhiozzare forte, appoggiandosi a Thomas. Thomas non sa che fare, rimane fermo e il suo amico continua per qualche minuto. Newt spinge via Thomas delicatamente e si asciuga le lacrime. Entrambi sanno che non si dimenticheranno mai questo momento. Newt si riprende in fretta, smette di tremare. -Ho sonno, Tommy. Andiamo a dormire.- Newt si allontana, si sfila la maglia e Thomas si sente improvvisamente a disagio. Il biondo prende da sotto il cuscino il pigiama, Thomas si finge interessato ai messaggi del suo telefono intanto. Si gira solo quando Newt lo avvisa he ha finito con una risata forzata. Newt prende tre pillole da due flaconi diversi e poi i due si mettono sotto le coperte, nessuno dei due prende sonno, però. A Thomas viene un' idea. -Newt?- chiama in un sussurro, il suo amico si gira verso di lui. -Vestiti, ti porto in un posto.-

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