26. Walls

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Il telefono di Thomas squilla, una notifica. Allunga la mano per prenderlo, posando la penna con cui stava tentando di fare matematica. Ma tanto non ci riusciva, pensava a Newt. E la notifica infatti è un suo messaggio. Thomas sente una strana sensazione di ansia nel petto. La apre subito, è un breve messaggio: "Tommy grazie per essere rimasto con me, stamattina. Ieri non ero abbastanza lucido per dirti una cosa. Chiamami." Thomas non ha la più pallida idea di cosa voglia dirgli Newt, non esita nemmeno un secondo però prima di chiamarlo. Si porta il cellulare all' orecchio mentre squilla. Thomas aveva dormito un po' fino a dopo pranzo e il suo primo pensiero era stato Newt. Aveva parlato un altro po' con sua madre e aveva mangiato. Poi aveva cercato di fare i compiti, ma la sua mente era tutta per Newt. Aveva deciso che che non lo avrebbe fermato mai se avesse voluto parlare di tutto quel casino, ma anche che non avrebbe chiesto perché si fida di Newt, sa che se fosse qualcosa che è strettamente necessario sapere glielo avrebbe già detto. Certe volte il passato è più facile dimenticarlo. Non vuole vederlo soffrire ancora, non inutilmente. Il telefono continua a squillare, Thomas si morde il labbro inferiore. -Pronto, Tommy?- la voce di Newt è più profonda del solito. Thomas sorride, anche se nessuno lo può vedere. -Hey, Elijah.- Spera di non offenderlo. Ma sente che Newt è lo stesso di sempre, sono ancora gli stessi ragazzini che si prendono in giro continuamente, nonostante i casini e i baci. Thomas arrossisce al solo pensiero. Sono ancora loro, Newt e Thomas, niente di meno. Thomas sa che farà bene ad entrambi tornare a sorridere. -Fottiti.- Newt è delicato come al solito. -Ah, era questo quello che dovevi dirmi?- Thomas sente il cuore cominciare a battere più veloce. Newt prende un respiro profondo dall' altro capo del telefono. -No, non era questo.- Thomas non dice niente, aspetta che sia Newt a continuare. Il cuore ormai batte all' impazzata. -Ti amo.- a Newt trema la voce. Thomas deglutisce forte. La sensazione è meglio del previsto, si sente una stretta alla base dello stomaco, un sorriso gli si forma sulle labbra. -Ti amo.- Newt lo ripete, Thomas si sente svenire. Si riprende in pochi secondi. -Ti amo anche io. Però ti amerei di più se potessi vederti tipo adesso tipo allo starbucks della metro.- Thomas sa che sono parole azzardate. Sente Newt ridere, il cuore gli esplode di gioia. -Tommy...- A Thomas piace tantissimo come lo chiama Newt. Si trattiene dal chiedere cose stupide tipo "ti senti meglio?" o "se non ti va non c'è problema." perché conosce il suo pollo, sa che non deve esitare. -Vengo solo se indovini che cosa prendo.- Thomas è sorpreso, ma non sprovveduto. -The al limone piccolo freddo. Anche a Novembre.- E sorride. -Cazzo è giusto.- Newt ride piano. Era una domanda facile, prende sempre la stessa cosa. -Ci vediamo lì?- Chiede Thomas. -Dammi il tempo di vestirmi e arrivo.- Si sentono dei rumori dall' altro capo del telefono. -Per me puoi anche non vestirti.- Thomas arrossisce alle sue stesse parole, ma non è riuscito a trattenersi. -Cristo, Tommy.- Newt ride ancora.

Thomas vede Newt che scende dall' autobus nella sua giacca marroncina, un po' grande per lui. Sorride, Newt lo vede quasi subito. Gli va incontro sorridendo. Appena sono vicini abbastanza, Thomas allunga il braccio e porge a Newt il the che gli ha appena comprato. Nell' altra mano tiene il suo caffè caldo al caramello. Sorridono entrambi, non sanno cosa dire. Thomas vorrebbe baciare Newt ma sa che in pubblico non è uguale a quando sono in camera da soli. Il viso di Newt è illuminato da un raggio di sole di Novembre, l' aria è fredda intorno a loro. Thomas è appoggiato al muro all' esterno del negozio, Newt è davanti a lui sul marciapiede. Poche persone camminano distratte accanto a loro. -Sei un idiota.- Se ne esce Newt, Thomas si stringe nelle spalle. -Ciao, eh.- Dice, piegando la testa di lato. Beve un sorso del suo caffè bollente, Newt beve dalla cannuccia del suo bicchiere. -Ciao, Tommy.- Si passa una mano fra i capelli. Thomas vorrebbe portarlo in un posto, ma non sa come dirlo. -Newt, penso che dovremmo trovare un posto più appartato.- Newt sorride sbieco, un po' a disagio e un po' contento. -Ah, davvero? Tommy, non sei troppo giovane per fare certe cose?- Newt parla piano. Thomas manda la testa all' indietro, in imbarazzo. -Non per quello, cretino.- Prende il polso di Newt, lo trascina quasi per pochi passi fino al vicolo lì vicino. Lo conosce bene, lì non ci va mai nessuno, soprattutto nessuno ci guarda. -Tommy, seriamente, cosa hai intenzione di fare?- La voce di Newt tende al preoccupato. Thomas si ferma, a metà del vicolo, lascia la mano di Newt. Sorride. -Ho intenzione di farti sorridere.- Non sa nemmeno da dove gli vengano quelle parole. Fa qualche passo indietro, si appoggia di nuovo con le spalle al muro. Newt si avvicina, in mano ancora il bicchiere. Lo prende e lo poggia a terra poco distante. -E come pensi di fare?- Chiede, con la sua espressione carina. -Pensavo di trascinarti qui, farti venire un po' di ansia, poi passare alla fase due.- Continua ad essere criptico, gli sta piacendo da morire essere lui che manda in tilt Newt per una volta. -E cosa cazzo è la fase due?- Newt rimane fermo. -La fase in cui ti dico che sei bellissimo, ti prendo la mano e ti dico che devo dirti una cosa.- Il suo cuore comincia a battere forte. Ha davvero preso la mano di Newt, che non si è tirato indietro. -Dobbiamo continuare così o mi dici la cosa e la smetti di fare il coglione?- Newt sorride, un po' preoccupato. Thomas fa una smorfia, pensa che é ora di raccontare il suo di passato a Newt. Deglutisce forte. -Volevo continuare a fare il coglione, ma smetto.- Newt annuisce soddisfatto. Thomas prende un grande respiro, butta fuori tutto pri -C'era una volta un ragazzino di nome Allen, che aveva un padre, una madre e un fratellino, che si chiama Thomas.- Newt assume un espressione seria, il moro smette di guardarlo, fissa lo sguardo a terra. -Quando Allen aveva sedici anni, morì in un incidente d' auto. Thomas aveva tredici anni. Il padre di Allen non la prese bene, cominciava ad essere scontroso con tutti e beveva tanto.- Thomas si sente la voce spezzarsi, la raccontava sempre così, mai in prima persona. -Un giorno capitò che la mamma si arrabbiasse con il papà e così divorziarono. Adesso vedo mio padre una volta al mese e lo odio perchè ha abbandonato me e la mamma senza battere ciglio.- Thomas chiude gli occhi. -Non è niente in confronto a quello che hai passato tu, ma... volevo che lo sapessi.- Sente la mano di Newt posarsi sul suo viso. E Thomas era talmente perso nei ricordi che per poco non sobbalza al contatto. -Tommy, io...- è chiaro che non sappia cosa dire. Il moro alza lo sguardo, incontra gli occhi scuri di Newt, vede il suo sorrido incerto. -Tommy, hai fatto bene a dirmelo, sappi... sappi che io ci sono se vuoi sfogarti ok? Tu ci sei sempre per me e...- Newt si avvicina di un passo a Thomas, le loro mani ancora unite. Thomas non vuole farsi prendere dalla tristezza e si fa distrarre dalle labbra di Newt, dalla sua voce e dal suo sorriso. Pensa una cosa, ma non avrebbe mai il coraggio di dirla, non dopo tutto quello che è sucesso. E Newt sembra acorgersene, si ferma. Thomas si chiede come diavolo abbia fatto Newt a capirlo. -Dillo.- La sua voce è un misto fra la supplica e l' ordine. Si morde un labbro. Thomas esita un attimo. -Gesù Tommy, dillo.- Newt si avvicina ancora un po'. E alla fine lo dice. - Al diavolo. Sta' zitto e baciami.- Thomas sorride, prende il biondo per il colletto della giacca e lo porta più vicino. Thomas è appoggiato al muro, Newt posa le braccia al muro ai lati del suo corpo. Sono distanti un solo respiro. E si baciano, prima piano e poi forte. Thomas posa le mani sui fianchi di Newt, continuano a baciarsi sorridendo uno sulle labbra dell' altro. Thomas sente il cuore esplodere, Newt gli morde un po' il labbro, è una cosa che lo fa impazzire, lo stringe a sè un po' più forte. Adesso è totalmente attaccato al muro, stretto fra le braccia di Newt. Prendono un po' di fiato dopo un tempo indefinito passato a baciarsi ancora e ancora. -E non volevi nemmeno dirlo.- Newt sorride. -Vaffanculo.- Dice Thomas, Newt sorride sbieco. -Ti piace, non è vero?- Dice Newt. Thomas, in uno scatto veloce, prende Newt per le spalle e lo allontana, poi lo riprende e inverte i ruoli. Adesso è Newt che è al muro, Thomas si avvicina, lo prende per i fianchi di nuovo. Sente una fitta allo somaco, ma è una sensazione piacevole. Newt sospira appena i loro bacini sono vicini, Thomas gli lascia un bacio veloce sulle labbra. -Ti piace, non è vero?- Newt lo guarda fisso negli occhi. Thomas cerca un un guizzo di paura, un lampo di inquietudine o tristezza, ma non vede niene di strano. Sorride leggermente. -Sei uno zozzone.- La voce di Newt tende molto alla risata. -Non eri tu quello esperto? Ti sei fatto mettere al muro da un ragazzino.- Dice Thomas. Newt gli porta una mano sulla guancia, l'altro braccio lo posa sulla spalla, con la mano gli accarezza i capelli sopra la nuca. Thomas si avvicina un po' di più. -Sono quello esperto quando non sono in un vicolo. Andiamo a casa.- Detto questo, Newt fa scivolare una mano dalla spalla di Thomas lungo tutta la sua felpa, fino a toccare la cintura dei pantaloni. Thomas arossisce, non si sente pronto. Respira forte, deve dirlo a Newt. Non fa neanche in tempo a incontrare il suo sguardo, che Newt parla. -E come al solito pensi male, pivello.- Newt fa scivolare un dito nel passante dei suoi jeans, Thomas è bloccato. Una parte di lui muore dalla voglia di togliere la maglietta a Newt, l' altra trema di paura. Cioè, non ha nemmeno mai avuto o fatto un succhiotto, come pretende di cavarsela? E poi sa poco e niente delle cose da gay... Realizza dopo pochi secondi cosa ha detto Newt. -Cosa?- Si allontana solo di pochi centimetri, abbastanza per guardare la faccia di Newt tutta intera. Quello si passa la lingua sul labbro, sa essere davvero seducente quando vuole. Thomas arrossisce ancora. -Ho detto che come al solito pensi male. Andiamo a casa perchè sto morendo di freddo. E perchè devo studiare.- Thomas guarda la sua mano magra appesa al suo fianco. Sorride amaro, anche se un po' sollevato. 'Ok, è definitivamente tornato Newt.' pensa. Deglutisce forte, che stupido che è stato. Posa una mano sul muro sopra la spalla di Newt, continua a sorridere. Newt gli lascia un altro breve bacio sulle labbra. -Dio, Sangster.- dice ridacchiando, anche Newt lo fa. -Allora, vieni o no?- Thomas non vorrebbe, ma si allontana di qualche passo e lascia che Newt vada per primo verso la fermata. -Prima le signore.- Dice. Newt si gira verso di lui, con un' espressione un po' seccata il viso. Rotea gli occhi, ma non risponde per le rime. -Io ho casa libera, adesso muovi quel tuo culo fantastico fino a casa tua e prendi i libri.- Newt si posa una mano sul fianco, come fa sempre. Thomas si piega per riprendere il bicchiere di Newt, abbandonato a terra. Glielo porge, cercando in tutti modi di non arrossire all' espressione "culo fantastico". -Mi accompagni?- Chiede, Newt prende il bicchiere e fa segno di no con la testa. Il sorriso di Thomas si spegne. -Così ti impari a chiamarmi Elijah.- Newt si gira facendo il dito medio, si allontana ma Thomas non lo rincorre, troppo impegnato a subire la sconfitta.

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