39. Sleep

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La madre di Thomas si affaccia in camera poco dopo, ammonendo i due e dicendo di non fare rumore. Ma Newt e Thomas non hanno nessuna intenzione di fare rumore, infatti sono seduti sul letto uno accanto all' altro, Thomas ha il computer aperto sulle gambe, il terzo film di Star Wars preso in streaming bloccato a metà. Appena Helen sparisce dietro l'uscio, Thomas fa ripartire il film e riprende la mano di Newt fra le sue, coccolandolo lentamente. Il biondo fa finta di niente, la sua attenzione tutta per il film. Thomas blocca di nuovo dopo qualche minuto. -Newt.- Il suo ragazzo lo guarda, interrogativo. -Tommy che c'è?- Chiede. Thomas sorride sbieco, si gira meglio verso di lui. -Prima, perchè ti sei tolto la maglia da solo?- Newt è sorpreso, fa il suo solito cipiglio carino. -Ma che dici me la hai tolta tu.- Si morde il labbro, come se ci stesse pensando sul serio. -No, no. Me lo ricordo benissimo. Ti sei alzato e ti sei sfilato la maglietta per poi riprendere a baciarmi come hai fatto poche volte.- Thomas si gode quel suo momento, osserva Newt che arrossisce. -No, ti sbagli. Hai fatto tutto tu.- Dice, allungando una mano verso il computer. -Fermo fermo londinese.- Thomas lo blocca, prendendolo per il polso. -Tommy seriamente che cazzo vuoi.- Dice, roteando gli occhi. -No, niente, solo prendermi la rivincita.- Replica, per poi lasciare il polso di Newt e togliere il computer dalle gambe. Il biondo lo guarda interdetto, con un sorriso che aleggia sul volto. Si lascia cadere sdraiato, facendo scorrere la schiena sul muro. Thomas è subito sopra di lui, si baciano. Tutto è così naturale per loro anche se sono ancora le prime volte. Newt gli porta una mano fra i capelli, fa aderire i loro corpi. Thomas si stacca dal bacio e prende a fare il solletico a Newt, che si divincola sotto di lui. -Tommy...- Mormora fra le risate. Thomas lo lascia stare, rimanendo però sopra. -Non era questa la vendetta che mi aspettavo.- Il moro inanto si sistema i capelli con le mani. -Ah, no? Ti aspettavi di avere l' ultima parola anche sul solletico?- Sorride, Newt anche. -Mi conosci troppo bene.- Mormora Newt, per poi scattare e spingere Thomas via da lui per scambiare le posizioni. Ma stavolta niente solletico, solo un lungo e meraviglioso bacio. -Cazzo...- Mormora Newt fra i denti, allonanadosi un po' dalle labbra di Thomas. -Ho preso il computer con il piede.- Thomas ride. -Aspetta lo scanso.- Dice il moro, scivolando via dalla sua stretta, per poi chiudere il computer e appoggiarlo a terra. -Dove eravamo rimasti?- Chiede, guardando Newt con un sorrisetto. -Eravamo rimasti a te sotto di me e quelle tue labbra da Dio sulle mie.- Il sorriso di Newt è anche più furbo di quello di Thomas, che però si stringe nelle spalle. -Ah, ok, allora riaccendo il film.- Dice, sporgendosi per riprendere il computer. Newt lo ferma prendendogli il braccio. -Sei uno stronzo.- Annuncia convinto. Il moro non replica neanche, lo bacia. Gli infila una mano fra i capelli corti, facendo scorrere le dita fino alla nuca. Newt si stacca dal bacio sempre meno casto dopo un bel po', sorridendo. -Se continuiamo così finiremo per fare troppo rumore.- Dice, sospirando forte poi. Thomas, anche se controvoglia, concorda annuendo. Lascia i fianchi di Newt, il biondo gli lascia un ultimo candido bacio sulle labbra e leva le gambe da sopra le sue, senza neanche rendersene conto erano finiti abbracciati e stretti uno all' altro. Thomas sorride. Newt ha le labbra rosse come immagina di averle anche lui, per fortuna la luce soffusa della camera contribuisce a nascondere il rossore delle sue guance. -Tommy cazzo mi sa che ho morso troppo forte...- Dice Newt, allungando una mano verso il suo viso. -Ops..- Ride Thomas, mentre Newt fa scorrere delicatamente un dito sulle sue labbra. C'è un taglietto quasi al centro, dal quale esce a malapena una gocciolina di sangue, il moro non si era quasi acorto del dolore. -Merda. Mi dispiace. Scusa.- Newt si morde il labbro a sua volta, guardando Thomas con occhi più dispiaciuti e spaventati del dovuto. Thomas sorride, prende la sua mano, che ancora era rimasta a mezz'aria. -Newt, basta. Ti ho detto che non fa niente, non mi hai fatto male. Ti amo.- Aggiunge alla fine, giusto per rendere meglio il concetto. Newt annuisce, sorride incerto. -Ti amo anche io.-

Sono sotto le coperte, Thomas stringe Newt fra le sue braccia. Ha spento anche la lucetta, ora sono immersi nel buio. Newt respira regolare, le mani su quelle di Thomas, che ha le braccia intorno al suo busto sottile. -Ti do fastidio?- Chiede sottovoce, spostando un po' il bacino per mettersi più comodo. Newt mugugna in risposta, e Thomas lo prende come un no. I capelli fini del suo ragazzo gli solleticano il naso, gira la testa. Però è felice. Con Newt accanto, il sonno si impadronisce di lui nel giro di qualche minuto. Nonostante le molte emozioni e i mille pensieri, Thomas riesce a dormire tranquillo, almeno fino a che Newt non prende ad agitarsi fra le sue braccia, parlando piano nel sonno. -Basta, basta.- Mormora, muovendo un braccio. Thomas riprende al volo lucidità, non capendo. Si allontana impercettibilmente da Newt, vede il viso del suo ragazzo contratto in una smorfia. -Lasciami andare via.- Dice ancora, muovendosi di scatto. Thomas fa appena in tempo a togliersi prima che Newt lo colpisca involnariamente con la mano. Thomas si tira su, si mette seduto, ancora cercando di scacciare ogni traccia di sonno. Decide di svegliare Newt, prova mettendogli una mano sulla spalla, suotendolo piano, ma non sembra funzionare. -Basta.- Dice ancora sognando, gli occhi chiusi. La bocca leggermente aperta, una mano allo stomaco. Thomas comincia a sentire un po' di agitazione salirgli nel petto quando il suo ragazzo se ne esce con un' altro mormorio. -Adam, no...- Il moro prende la spalla di Newt un po' più forte, sussurra il suo nome. Ormai le coperte coprono a malapena le gambe di entrambi. -Newt, svegliati, svegliati.- Questa volta funziona, Newt apre gli occhi, fa un respiro profondo come se non respirasse da tanto tempo. -Tommy...- Mormora, portando le braccia al petto, si fa più piccolo, come se si vergognasse. -Ti ho svegliato io?- Chiede. Thomas annuisce. -Stavi facendo un brutto sogno.- Dice, posando una mano sulla sua spalla e prendendo a coccolarlo piano da sopra il tessuto. -Lo so...- Replica, Newt, ricominciando a respirare regolarmente. Thomas esita un attimo, le parole sulla punta della lingua che stentano ad uscire. -Me lo vuoi racontare?- Newt non sembra sorpeso, Thomas intanto si allunga verso il comodino, riaccende la lucetta e una luce gialla illumina la stanza soffusamente, entrambi i ragazzi ci mettono un attimo ad abiutarsi. -No.- Dice non troppo convinto. Thomas lo guarda intensamente, Newt anche, ancora disteso nel letto. -Sì.- Cambia idea, sorprendendo il moro. Newt si tira su, seduto anche lui, mentre sospira. -Non se non vuoi, Newt.- Si tira indietro Thomas, ma il corpo dice un'altra cosa. Fa passare un braccio sulle spalle di Newt, lo stringe a sè come quando guardano i film a casa di Peter. -Tommy, lo so cosa ho detto prima, ma adesso te lo voglio dire. Noi abbiamo quasi scopato e io non voglio più nasconderti il mio passato. Non voglio più dirti cazzate. Tu mi hai fatto stare bene con il mio corpo, tu mi fai sorridere ed io mi sento una merda ogni volta che qualcosa mi ricorda lui quando ho accanto te.- La situazione è degenerata velocemente. Il "lui" di cui sta parlando Newt è chiaro: Adam. Thomas si sente molto lucido, ora. Ogni traccia di sonnolenza svanita nel nulla. -Che cosa stai dicendo.- Non sembra una domanda quella che mormora Thomas. La risposta ci mette qualche secondo prima di arrivare. -Sto dicendo che la storia che ti ho raccontato non è proprio esatta.- Il colpo è un po' più duro del previsto. -Perchè?- Chiede solo, girandosi per guardare Newt, e il biondo sembra capire che è una domanda generale. -Perchè certe volte fa ancora troppo male.- Dice, passandosi la mano distrattmente sul polso, facendo scorrere le dita sui braccialetti. Thomas non sa se vuole continuare la conversazione. Ha già avuto fin troppa pazienza, con il passato di Newt. Non gli pesa mai dover stare a casa con lui quando si sente male, non gli pesa per niente doverlo toccare sempre con delicatezza, non gli pesa non chiedergli del suo passato. Ma adesso forse comincia ad essere un po' troppo. Però quella notte si conoscevano da poco, erano ubriachi. Neanche lui avrebbe sbattutto la verità in faccia al primo che passa. E poi l'argomento era uscito fuori qualche volta, ma mai erano stati così vicini ad un litigio come poche ore prima, quando la madre di Thomas non era ancora il casa. E Thomas sa che è inevitabile. Forse non vuole sapere per egoismo, non vuole sapere per non farsi l' immagine sbagliata di Newt. Ancora nel suo cervello Newt è un bel ragazzo solo un po' troppo magro, con un carettere particolare ma sempre gentile, che ama la letteratura e la pittura come pochi altri giovani possono. E Thomas non vuole sapere com'era prima di diventare così, ha paura che sapere cosa ha fatto nel passato possa ridurre in pezzettini l'immagine felice di Newt. Ormai fin troppo spesso ha notato la cattiva abitudine di Newt di arrivare sull' autobus nascondendo i braccialetti con la manica come se non li volesse vedere, con le pellicine delle dita sempre mangiucchiate. Da quando stanno insieme Thomas non spinge più Newt a mangiare, il testimone è passato a Kate, che però non se ne ricorda abbastanza spesso. Newt parla, distraendolo dai suoi pensieri. -Tommy.- Il moro riporta lo sguardo su di lui. -Io ti dico tutta la verità, però tu mi tratti come sempre, ok? Io sono sempre Newt. Il passato è passato però voglio che tu sappia la verità. Dio, quanto devo sembrare stupido.- Dice, abbassando lo sguardo e scuotendo la testa. -Newt, hey.- Thomas allunga istintivamente una mano verso la sua guancia, il suo tono dolce come sempre quando serve. Non succede spesso che Newt faccia così, e stanno a due volte oggi.-Basta che me lo prometti.- Thomas esita solo un secondo, poi si ricorda del perchè si è innamorato di lui. -Prometto.- Newt non lo guarda neanche, ma comincia a sfilarsi i braccialetti. Di fretta, senza dire niente. Sbottona i due di cuoio bianco, si sfila quelli di cotone intrecciato verde e blu, si slaccia dal gancetto l' unico fatto di piccole perline nere. Thomas quei braccialetti li conosce bene, ma non quello che nascondono. Quattro o forse cinque linee bianche, tutte parallele, sul polso del suo ragazzo, appena sotto la fine della mano che tante volte ha stretto. Una, quella centrale, un po' più grande e lunga delle altre, le vene si vedono bene sotto la pelle pallida. Cicatrici. La testa di Thomas gira. Non dice nulla, guardando il polso del suo ragazzo con occhi sbarrati. Newt lo tiene così, sulle sue gambe, in bella vista. Ci butta un'occhiata veloce, come se non fosse roba interessante o degna di nota. A Thomas, Newt sembra molto più nudo adesso di quando si sfilano le magliette. -La storia è questa. C'era una volta un ragazzino normale, che cadde sul campo di atletica e si fracassò completamente la gamba. Ho zoppicato per mesi, tutti alla mia scuola mi prenedevano in giro. Sono diventato anoressico, non avevo più amici dopo l' incidente del secondo anno. Così al terzo anno ho cambiato scuola e ho incontrato Adam. Anche a quella nuova scuola non era andata molto bene, mi picchiavano di continuo se solo mi vedevano e con la gamba zoppa non riuscivo più a correre abbastanza veloce. Iniziai una relazione con Adam, ci siamo voltuti bene. Non avevo altri amici se non lui e un'altra ragazza, Chess. Dei miei coetanei al massimo qualche conoscente, ma in linea di massima nessuno volva essere amico del gay zoppo. Adam aveva due anni in più, era all'ultimo anno. Ovviamente voleva di più da me, voleva scopare. E io lo lasciavo fare sempre per essere sicuro di essere alla sua altezza. Mi portava in giro e mi faceva sentire amato. Anche quando smisi di andare a scuola per prendere lezioni private a casa lui continuò a venire a trovarmi, sempre con quel suo sorriso, mi portava fiori, mi portava a fare le passeggiate mente il mio zoppicare diventava sempre più leggero e il mio disturbo alimentare e psichico sempre più pesante. Queste me le sono fatte quel giorno a casa da solo, quando sono svenuto. Le avevo fatte per un motivo preciso, ma quella stronza di Hannah è dovuta rientrare in anticipo, così mi ha trovato e sono finito all' ospedale intubato, per poi essere mandato per tre mesi all' ospedale psichiatrico. Mi ero quasi rimesso, e poi ci siamo traferiti qui ed ho incontrato te. E sto finalmente avendo tutta la vita che volevo. Ma devo sempre rovinare tutto, ovviamente, spaventandoti a morte e sbattendoti in faccia il mio passato schifoso. Mi dispiace, Tommy.-

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