-Tommy, io davvero non so se tu sia sadico o solo scemo.- Thomas non sta ascoltando il biondo, intento a pagare le brioche al cassiere.
-Non sono nessuno dei due, Newt. Adesso tieni, assaggia.- dice Thomas, porgendo il sacchetto contenente due bei cornetti con il ripieno di cioccolato, appena sfornati e caldi. -Non ci posso credere, appena mezz'ora fa ti ho fatto un pistolotto sul mio essere uno sfigato anoressico del cazzo e tu mi porti a mangiare. Un dolce. Ti menerei.- Newt mette le mani in tasca mentre escono dal bar. Sono le cinque del mattino di domenica, i due ragazzi hanno fatto nottata.
-Ok, nuova regola: non si dice più né sfigato, né anoressico o niente del genere. Da adesso tu sei Newt e basta.- Thomas lo dice in modo deciso, guardando l' amico. Gli occhi di Newt esprimono confusione, Thomas non sa se sta facendo bene a parlare così, lo spera. Ha deciso quella notte stessa di aiutare seriamente l' amico a superare quella cosa. Thomas ancora non sa se lo dirà agli altri, ma non è quello il momento di pensarci. Per allentare la tensione, comincia a sventolare il sacchetto di carta davanti alla faccia dell' amico, che rimane impassibile. -Ho sete.- annuncia, dirigendosi alla fontanella sul marciapiede vicino a loro. Thomas ritenta: -Dai, almeno un morso. Ti ho trascinato fin qui e adesso fai la testa calda?- comincia in tono scherzoso, poi si fa un po' più preoccupato. -Newt, so che è difficile, ma ci dobbiamo provare.- Thomas lancia il sacchetto, l' amico lo prende al volo. Glielo ritira e si piega per bere. -Fottiti.- Thomas sa che deve essere paziente. -Andiamo al parco.- propone. I due si incamminano in silenzio verso un parchetto lì vicino. Thomas apre il sacchetto e addenta un cornetto, lui, dal canto suo, muore di fame. Nel parco, si siedono nel prato ancora umido di rugiada a guardare il sole che sorge. A Newt sembra piacere, sembra rilassato. Thomas fa un ultimo tentativo disperato, lasciando il sacchetto con il cornetto vicino alla gamba dell' amico, poi lui si alza e va a buttare il fazzoletto sporco nel secchio. Sente lo sguardo di Newt che lo segue e quando si gira il ragazzo abbassa lo sguardo sul sacchetto. -Lo faccio solo per dimostrarti la mia gratitudine, ma poi mi fai fumare in pace, intesi?- Newt abbozza un sorriso e Thomas annuisce vittorioso. Si siede e l' amico apre il sacchetto bianco, prede il fazzoletto pulito e il cornetto, lo addenta non troppo entusiasta. Thomas scoppia a ridere. Continuano a parlare del più e del meno, mentre Newt mangia quasi tre quarti del cornetto al cioccolato a piccoli morsi. Butta il resto insieme alla busta poi tira fuori il suo pacchetto di Marlboro. Ne accende una, continuando a scherzare sui prof e i compagni. Newt allunga il braccio con la sigaretta, come per passarla a Thomas. -Pivello, vuoi provare?- per Newt sembra naturale. Thomas ha già provato a fumare una volta ma non fa per lui, pensa. Rifiuta. Il biondo non si fa problemi e prende una boccata. Scende il silenzio tra i due. -Tommy, ti posso dipingere?- Newt guarda il suo amico con occhi scrutatori, Thomas si imbarazza. -Si penso di sì, a meno che tu non voglia farmi posare nudo, in quel caso scordatelo londinese.- Thomas sorride e così fa il biondo. -Ok, andiamo.- Newt si alza e spegne la sigaretta nell' erba, poi con un lancio preciso centra il cestino non molto distante. -Come, subito?- Thomas si alza, confuso. Newt lo guarda: -Perché, hai di meglio da fare?- Thomas fa segno di no con la testa e i due tornano a casa del biondo in metro.-Mettiti qui.- dice Newt, indicando al moro il centro della stanza e mettendoci uno sgabello. Thomas si siede. Si agita sulla sedia, non più sicuro che sia stata una buona idea, lo imbarazza il modo in cui Newt lo guarda. È solo un ritratto avanti, pensa, si fa coraggio e si tranquillizza. Newt armeggia con i colori e porta su una tela dallo sgabuzzino del piano di sotto. Thomas trova affascinante come Newt sistemi la tela, apra i colori sulla scrivania senza essere neanche troppo delicato, come si muove e sorride a suo agio fra la pittura. Newt si ferma e guarda Thomas, che sta nel raggio di luce mattutina che passa dalla finestra. Si fissano intensamente, Newt sta cercando qualcosa negli occhi del suo modello improvvisato. -La chitarra.- Sussurra, esce dalla stanza e Thomas sente che la cerca in un armadio, forse. Newt torna e gliela porge. Thomas la imbraccia come fa con la sua. Quella del londinese è acustica come la sua, ma di legno più scuro ed è un po' più piccola. Comincia a suonare piano un ritmo regolare, Newt sorride. -Ok, così mi piaci.- Il biondo va dietro al cavalletto e comincia a scegliere i colori da mettere sulla tavolozza di legno. -Come se non ti piacessi sempre.- dice Thomas continuando a fare lo stesso motivo ma cominciando a cambiare accordi ogni tanto. Non sa neanche perché lo ha detto, non sa neanche che tipo reazione volesse suscitare. Newt sorride ma non replica. Il moro cerca di concentrarsi sulla chitarra, cerca di non pensate agli sguardi che gli sta lanciando il biondo ormai già da mezz'ora buona. Si sente come se stesse facendo qualcosa di sbagliato, lo sente da come gli batte il cuore velocemente. Però non gli da fastidio alla fine, gli piace anzi, sentirsi al centro dell' attenzione del suo amico magro e un po' strambo. Newt esce da dietro il cavalletto, si appoggia alla scrivania con ancora la tavolozza in mano, il suo sguardo dice che vorrebbe poter dipingere direttamente i sentimenti che fluttuano in quella stanza dal giorno prima. Thomas non sta guardando Newt, sicuro che se lo facesse arrossirebbe come una stupida ragazzina. "da quale lato della forza?" pensa Thomas. Non ci può credere che in una sola settimana o poco più, un biondino, anoressico, strano e con l' accento londinese, che recita Shakespeare a memoria sugli autobus, gli faccia dubitare della sua eterosessualità. E non sono nemmeno sicuro quale sia la sua, si ritrova a pensare Thomas, ricordando come ci ha provato tutta la sera con una sconosciuta e poi gli ha quasi confessato di aver amato il suo migliore amico. Newt torna dietro al cavalletto e dà qualche ultima pennellata. -Abbiamo finito.- Annuncia. Il moro annuisce e sorride. -Allora, posso vedere?- Thomas si alza e posa la chitarra sul letto. Newt da un calcio al cavalletto per spostarlo in direzione di Thomas. Il moro quasi si strozza con la sua stessa saliva. Il quadro è completamente diverso da come se lo aspettava. C'è uno sfondo giallo e arancione come un tramonto al posto della parete, il parquet è quello della stanza e la linea dell' orizzonte si estende per tutto il quadro. Poco decentrato, sulla destra, c'è lui. Thomas sa che è lui, eppure è una versione strana di lui. Il forse-thomas ha una maglietta nera come quella che indossa il Thomas vero, solo un po' più scollata e si vedono le clavicole. La faccia è semi nascosta dal ciuffo castano, la testa piegata a guardare la chitarra. Sta seduto esattamente come stava Thomas, ma con un'aria più rilassata. E non c'è nient'altro, solo il ragazzo sullo sgabello e l' orizzonte. Eppure il quadro sembra pieno. -Newt, wow io non so che dire... sei bravissimo, io...- Thomas non sa dire cosa sta provando. 'Quindi è così che mi vede lui?' Si chiede, 'è questo quello che vede quando mi guarda così intensamente?' Newt sta fermo, se il suo petto non si alzasse ed abbassasse lentamente e regolarmente, Thomas penserebbe che Newt è una statua, nota che ha una macchia di colore arancione sulla guancia, vicino al naso. Il biondo non parla, si limita a guardare prima il quadro e poi Thomas. Poi, spezzando il silenzio, impreca. -Tommy, io... scusa.- Newt guarda a terra. -Scusa di cosa?- chiede Thomas, più confuso di prima. -Sei... non lo so Tommy sembra che io ti abbia dato un pugno, sembri shockato. È la mano che dipinge, io non ci penso nemmeno a cosa sto facendo, non pensare male di me, Tommy.- Newt continua a guardare a terra, gesticola. -Newt io non penso per niente male... Sì, hai ragione, sono shockato, non pensavo che tu mi vedessi così, solo questo. Mi piace moltissimo, Newt. Newt, hey, guardami.- Thomas si pente di aver richiamato gli occhi scuri del biondo su di lui. La voglia di urlare che hanno, l' emozione che celano, lo colpisce come potrebbe fare un sasso. -Ti prego, non lo dire a nessuno.- Newt parla in un soffio, Thomas lo sente appena. Thomas non sa che dire, annuisce. I loro occhi si lasciano, Newt posa la tavolozza e poi si lascia cadere sul letto. Thomas lo raggiunge, gli si stende accanto con la stessa delicatezza di un elefante che cade. Newt mugugna. Ridacchiano, poi nessuno dei due dice più nulla e si addormentano senza nemmeno entrare sotto le coperte, con tutti vestiti ancora addosso.
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bones. newtmas!au
Teen Fiction[completa] -Mi sento costantemente troppo poco, troppo nascosto. Ma se pure decidessi di uscire allo scoperto, di mostrarti un lato di me che nessuno conosce, se anche io trovassi la forza di farlo, sarebbe troppo. Io sono terrorizzato dal fatto di...