Giù la maschera

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15 maggio 2017

LORENZO'S POV
15 maggio 2017.
Questa data la ricorderò per sempre.
Oggi rivelerò ogni singola bugia, ogni singolo inganno a Pietro e infine i miei sentimenti per lui.
Abbiamo deciso (Pietro e Alex) di incontrarci in un luogo comune, un semplice bar che si trova fuori Milano. In realtà è molto vicino a casa mia, dato che abito proprio nella zona più meridionale.
Mi dirigo nella mia camera e cautamente apro il cassetto che avevo promesso di non riaprire più. Maschera e mantello già sono perfettamente ordinati e pronti all'uso.
Stasera mi camufferò per l'ultima volta in Alex e infine ritornerò a essere quello che sono sempre stato. Lorenzo Ostuni, un ragazzo timido e che crea solo problemi alle altre persone.
Non prenderò autobus per andare al bar. Mi imbarazzerebbe troppo girare vestito in quel modo. Percorrerò i vari vicoli dove non passa nessuno.
Ritorno alla realtà e mi trascino verso il bagno.
Dopo essermi svestito, entro nella doccia che mi accoglie sempre con un tepore caldo.
Ho davvero intenzione di rischiare così?
Rovinare la nostra amicizia in questo modo?
Al diavolo. Alex la già sta rovinando, ma non solo la relazione, anche me stesso.

PIETRO'S POV
È arrivato il giorno tanto atteso. Giorno in cui saprò davvero chi si nasconde dietro Alex.
Chiunque sia, ha avuto il coraggio di farsi avanti e di chiedermi un "appuntamento".
Il luogo dell'incontro è parecchio lontano da casa mia, ma fortunatamente ho l'auto.
Non so il perché, ma ora provo emozioni soltanto negative. C'è qualcosa che non va.
Decido di non pensarci più e di gettarmi nella vasca.
Tra poco ho l' "appuntamento".
Subito mi lavo e mi vesto. Indosso gli stessi vestiti che ho messo alla festa in maschera.
Ovviamente ho eliminato la maschera.
Di fretta saluto i miei ed esco di casa. Entro nel garage comune del parco in cui vivo e subito entro in macchina.
Attivo i tergicristalli, dato che sta piovigginando. Grazie Milano.
Imposto il navigatore e poi parto a tutta velocità.
Ciò che mi stupisce, è che sto percorrendo sempre la stessa traiettoria da casa mia a casa di Lorenzo.
Stavolta però, andrò avanti.
Sul lato destro della strada mi accorgo del viale alberato e della grandissima quercia che si sta rinvigorendo.
Come già aveva specificato Lorenzo, se non è Natale, quell'albero perde tutto il suo fascino.
In effetti, è così, ma per me rimane comunque importante.
Ricordo ancora quando lui mi chiese di diventare amici.
E ora quanto siamo cambiati in cinque mesi.
In poco tempo, da amici è diventato qualcosa di più, o almeno per me.
Se non ci fosse stata Sabrina, probabilmente non l'avrei mai capito.
Avrei pensato di essere pazzo e mi avrebbero rinchiuso in un manicomio.
Ciò che provo per lui, non può essere minimamente espresso con le parole.
Allora perché sto andando ad un appuntamento con una persona probabilmente inesistente e non l'ho chiesto a Lorenzo?
Freno subito con la macchina e lentamente accosto.
Io non ho mai cercato di fargli capire cosa sento per lui, semplicemente perché avevo paura che non ricambiasse ed è ancora così.
Ho paura che tutta finisca con tre semplici parole: Io ti amo.
Ho sempre represso ogni singolo pensiero e la mia volontà di dirgli il mio segreto.
Rimetto in moto la macchina e mi avvio, sospirando, all'appuntamento.

Finalmente sono arrivato al bar. È molto appartato da tutto il resto delle cittadine.
È realizzato interamente in legno, molto casual. Abbastanza carino.
Entro e prendo il primo tavolo che vedo e nel frattempo che aspetto la persona misteriosa, ordino una semplice bevanda analcolica.

LORENZO'S POV
Con non poca difficoltà, finalmente sono arrivato al bar.
Ricordo ancora che ho portato la mia ex-ragazza a mangiare in questa baracca.
Il giorno dopo mi sono ritrovato single, chissà perché.
Mi sporgo un po' troppo dalla vetrata esterna del bar, poiché voglio controllare che Pietro sia già arrivato. Ed eccolo lì.
Bello come sempre, mentre pensa ad occhi aperti.
Allora Lorenzo, devi solo entrare.
Entra.
Ce la puoi fare. O forse no.
No. Non ci riesco.
Dannazione. Non ci riesco.
Non riesco ad oltrepassare la porta di legno.
La paura mi ferma e mi afferra, cercando di trascinarmi via da quel posto e dalla persona che amo.
Decido di prendere un po' di fiato, rimanendo fuori.
Il bar si trova a una quota più alta rispetto a Milano.
Infatti, se ci si affaccia, si può intravedere la città illuminata dai bagliori notturni.
Avanzo verso la staccionata che divide il bar da una discesa ripida che mi condurrebbe verso la morte.
E se qualcuno se lo stesse chiedendo, sì; indosso ancora maschera e mantello.
Prima un uomo si è avvicinato a me e mi ha urlato:"Halloween è passato da mesi giovanotto".
Inutile dire che sono diventato rosso come un peperone.

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