L'incontro

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8 agosto 2017

PIETRO'S POV
Con la coda dell'occhio leggo i messaggi che mi stanno inviando. Tutti i giorni, da quel giorno, lui mi contatta e io contatto lui. È uno scambio di parole veloce e spontaneo, nato dal desiderio di farmi perdonare per il problema arrecatogli. Chi è lui? È Alex, ma non sto parlando di Lorenzo. Decido di rispondergli, notando la sua insistenza.

*messaggi*
Alex:Pietro, ho bisogno di parlarti.
Pietro:Che succede?
Alex:Dobbiamo vederci, per favore.
Pietro:In realtà, oggi dovrei vedermi con il mio fidanzato.
Alex:Ti prego, devo parlarti.
Pietro:Va bene. Incontriamoci al Duomo alle 17:00.
Alex:A dopo.
*fine messaggi*

Sospiro, pensando al fatto che Lorenzo, appena lo vedrà, si ingelosirà. Se sapesse che lui è il ragazzo che mi ha accompagnato a casa, quando ero bloccato ad Arcore, probabilmente lo strangolerebbe.
All'improvviso qualcosa o meglio qualcuno mi tocca la spalla, facendomi sussultare. Mi giro di scatto e noto mio padre con il suo solito sorriso da ebete.
Pietro:"Potresti smetterla di arrivare sempre alle mie spalle e spaventarmi?"
Papà P:"Come siamo acidi! Che è successo?"
Mio padre è la persona che capisce subito quando sono stanco, arrabbiato, deluso o semplicemente sono triste. Ed è anche l'unica persona di famiglia con cui mi confido.
Lui ha viaggiato in tutto il mondo e ha una mentalità aperta. Ne ha viste di tutti i colori, dai borghi medievali alle fortezze più grandi, dalle città più orientali alle città più moderne. Ha vissuto diverse esperienze con persone straniere e con tradizioni totalmente differenti dalle nostre.
Da grande voglio diventare come lui e viaggiare in tutto il mondo.
Pietro:"È Lorenzo. Oggi devo incontrarmi con un mio amico e ci sarà anche lui. Ho paura si ingelosisca."
Papà P:"Non puoi supporre che succeda per forza questo. Credo tu debba fidarti di più del tuo ragazzo."
Pietro:"Io mi fido, ma a volte mi opprime. È come una corda che si aggroviglia al mio collo."
Le mie preoccupazioni si tramutano in un sorriso schioccato direttamente sulle mie labbra, solamente pensando a ogni ragione per la quale morirei senza Lorenzo.
Pietro:"Ma è anche la mia ragione di vita. Il mio nucleo fondamentale. La mia speranza e il mio cuore."
Mio padre borbotta qualcosa e ride come al suo solito, e io lo seguo a catena.
Papà P:"Figliolo, non avere paura del futuro. Pensa al presente."
Dopodiché se ne va, lasciandomi come sempre smarrito nelle sue parole. Finisco di caricare il video di oggi e inizio a vestirmi. Dopo essermi specchiato, esco di casa velocemente, senza prendere la macchina. Il centro è abbastanza vicino da dove abito io. Basta girare a destra, percorrere un viale molto lungo e infine, mi ritrovo subito davanti al Duomo.
Come al solito, prendo le cuffiette dalla mia tasca, le collego al telefono e inizio ad ascoltare la mia musica preferita. Purtroppo, come molti, anche io mi annoio a sentire e risentire la stessa canzone all'infinito. A volte, quelle che ascolto mi riportano a eventi passati che mi hanno completamente cambiato negativamente, altre mi hanno fatto maturare e conservano dei ricordi più dolci che aspri.

Raggiungo in fretta il luogo. Davanti a me si prostra il grandissimo Duomo, edificio principale di Milano.
Seduto al tavolino di un bar, incontro lo sguardo di Alessandro che continua a guardarmi, mentre io mi incammino verso di lui.
Appena arrivo, lui inizia a ridere fragorosamente, nel modo in cui solo lui sa fare.
Pietro:"Che succede?"
Alessandro:"Sei tutto rosso in viso!"
Mi copro leggermente dall'imbarazzo, ma mi ricompongo quasi subito.
Alessandro:"Sei davvero venuto."
Pietro:"Mi hai chiesto di incontrarci e quindi, eccomi. Che è successo?"
Lui sospira, sedendosi e continuando a bere il suo drink, e il suo viso nettamente imperterrito quasi mi trattiene, bloccando le mie corde vocali e non permettendomi di parlare chiaramente.
Alessandro:"La mia ragazza mi ha lasciato. Avevo bisogno di te."
Pietro:"M-Mi d-dispiace molto. Mi avevi già accennato che tra voi non andava benissimo."
Alessandro:"E adesso sono qui a parlartene. Mi sento uno stupido. Dovevo lasciarla quando potevo."
Pietro:"Tranquillo, posso capire la sensazione che provi."
Alessandro:"Non è andata bene con il tuo precedente ragazzo?"
Pietro:"In realtà, era una ragazza, ma sì, mi ha lasciato per una sciocchezza."
Alessandro:"Quindi prima avevi avuto anche delle ragazze. Come è farlo con persone dello stesso sesso?"
Il mio sistema nervoso va in tilt, e quasi mi manca il respiro non appena ricalco nella mia testa ogni piccola parola di quella frase. Il mio cervello è un filo che si sta annodando su se stesso svariate volte creando così nuovi intrecci disordinati e sparsi che non mi permettono ancora una volta di spiegarmi bene.
Pietro:"B-Beh, in r-realtà non abbiamo ancora avuto modo di..insomma.."
Alessandro:"Capisco. Non continuare, non voglio metterti ancora di più in imbarazzo."
Mi risponde divertito, e stavo anche per replicare che non mi sono sentito in imbarazzo ma piuttosto colto di sorpresa se una voce non mi avesse richiamato severamente.

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