venti.

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Mi guardai intorno, qualcosa mi diceva che se non fossi entrato in quel momento nel bar, non l'avrei mai piú fatto. Avevo fatto la cosa giusta ad avvisare Gennaro di quello che volevo fare proprio per evitare inconvenienti. E certo, c'era anche un lato negativo. Mi ritrovavo con due birre in mano e dovevo entrare in un altro bar con esse.

Mi voltai di nuovo verso il bar di Gennaro, ci entrai e le poggiai accanto all'entrata. «sono le mie, le appoggio qua, dopo vengo a riprenderle.»

Alzai la cerniera del giubbotto fin sopra al collo, misi le mani in tasca ed entrai nell'altro bar a testa bassa. Era talmente pieno che facevi fatica solo a camminare. Era come una mini piazza: c'erano uomini ubriachi che barcollavano qua e là, altri che parlavano animatamente col barista, gruppetti di persone che giovano a carte o a poker, i tavoli erano tutti occupati e la maggior parte delle persone stava in piedi occupando ogni minimo spazio della superficie. Mi chiesi dove dovessi andare per scoprire qualcosa siccome la situazione non era affatto come quella di Gennaro, il barista non si fermava a parlare con te perché aveva mille clienti a cui servire.

Ma, pensai, se fossi rimasto in piedi nel bel mezzo del bar, qualcuno mi avrebbe visto e magari anche riconosciuto. La prima cosa che azzardai fare fu quella di avvicinarmi al bancone. Guardai il tipo dall'altra parte: giovane, tatuato e dall'aria antipatico. Una donna affianco a me fece un ordine: tequila, rum, vodka e whiskey. Spalancai gli occhi, com'era possibile?

Sentii un "chiaramente sono gratis" da parte della donna e un "ovvio, poi dopo sai tu come ripagarmi" accompagnato da un occhiolino dal barista.

«vuoi restare qui per sempre, immobile a fissare tutti i miei clienti e me, oppure ordini?» il tipo mi lanciò un'occhiata di sfida.

Alzai le spalle. «se ordino, posso restare qui a fissare tutti i tuoi clienti e te?» lo sfidai altrettanto.

«i tipi come te non mi piacciono. Se sei della polizia ti consiglio andare via. Ti romperebbero la faccia prima che tu potessi dire qualcosa.» sorrise malvagiamente.

«potrebbe essere il contrario.»

Afferrò il collo del mio giubbotto e mi tirò a lui. «ascolta pezzo di merda, questo bar non é per chi ha voglia di rompere i coglioni, qua siamo tutti drogatamente amici. Quindi smamma via se tieni ancora alla tua vita, altrimenti sarò proprio io a rovinartela.» mi lasciò andare con una brusca mossa.

«can che abbaia non morde.» gli mormorai. «ugualmente, dammi una coca.»

Mi fissò due secondi prima di scoppiare a ridere. «e tu vieni nel bar migliore di tutta Italia per chiedere cosa? Una coca? COCA COLA? Ma sei serio?»

«beh, allora non darmela, semplice.» girai le spalle e feci come per allontanarmi.

«aspetta, aspé! Tieni, sono cinque euro.» appoggiò la bottiglia sul bancone.

L'afferrai. «cinque euro? Te la puoi anche tenere se mi hai preso per uno scemo.»

«dammi cinque euro se non vuoi essere spaccato la faccia.»

«spaccami la faccia se vuoi finire in carcere.»

Cominciò a masticare la gomma rumorosamente. «sai, ho altri milioni di clienti da accontentare e non posso perdere tempo con una cazzo di coca cola ordinata da una testa di cazzo. Dammi tre euro e vattene.»

Poggiai le tre euro sul bancone ed uscii dal bar, per poi rientrare lentamente. Mi nascosi dietro un paio di uomini e raggiunsi la parte lontana dal bancone, in quella posizione il barista non mi avrebbe visto. Sobbalzai, però, quando proprio dietro le mie spalle vidi Giovanni e Marco parlare. Indossai il cappuccio ed abbassai la testa.

Il ragazzo delle pizze. || MetaMoro || (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora