Appena portata dentro la pizza, mi catapultai su essa come una bambina con la sua bambola. Era solo un giorno che non ne mangiavo, ma era decisamente troppo.
Nonostante avessi ben altro a cui pensare, avevo sempre davanti agli occhi il viso di quel ragazzo che mi aveva portato la pizza, sembrava mi tormentasse. L'unica cosa di cui ero sicuro era che non stava bene moralmente, e non che m'interessasse perchè era solo uno sconosciuto per me, ma volevo saperne di piú siccome sono del parere che se incontri qualcuno nella tua vita e noti una determinata cosa che ti tormenta, devi chiarirla, poiché potrebbe essere un qualcosa di già scritto.
Come poteva essere triste un fattorino delle pizze? Quando il loro lavoro ha a che fare con la cosa piú bella esistente al Mondo? Pensiero infondato il mio, certo.
Qualcosa mi diceva che avrei dovuto ordinare la pizza anche domani, e giuro che non si trattasse del mio stomaco.Finita la pizza, mi decisi a scendere ed andare a comprare una birra. Perché sí, io le birre non le compravo prima di cenare, ma dopo. La strada era già completamente vuota e silenziosa, a parte la zona del bar dove ero diretto che vedevo già da lontano fosse piena di persone, soprattutto uomini. Le donne erano poche, e quelle che c'erano erano tutte tipe strane, ubriache ogni giorno e drogate fino al collo. Se mamma avesse saputo che stavo andando a quell'ora nella piazza piú strana del quartiere, me l'avrebbe impedito e sarebbe andata lei a posto mio. Anche se comunque, se mamma avesse pianificato la pizza come cena, la birra in tavola sarebbe stata presente dall'inizio ma siccome io ero un uomo, oserei dire, alle prime armi non c'avevo pensato allora dovevo accontentarmi di camminare tra gente strana.
L'odore che inondava la piazza era quello di alcol pesante, sembrava di stare in quelle discoteche pazze. Uomini che, in pieno inverno, indossavano canottiere a maniche corte lasciando vedere con vigore i tatuaggi che coprivano tutte le braccia. Donne con minigonna che andavano a chiedere il cazzo a tutti, con la bava che le scendeva dalla bocca. Due uomini stavano lottando, completamente ubriachi, e parte dei restanti stavano intorno ad incitare chi uno, chi l'altro. Due donne stavano limonando -e forse qualcosa in piú- su una panchina e due uomini, chiaramente feticisti, le stavano leccando i piedi.
Una donna mi si avvicinò, era giovane, capelli nerissimi legati in una coda.
«ehy bello, ne vuoi?» alzava con un braccio una bottiglia di non so cosa.
«no grazie.» e camminai per la mia strada. Ma due secondi dopo mi si posizionó di fronte, a un centimetro dalla mia fronte.
«che, vai di fretta?»
«sì.» la deviai e continuai sulla mia strada, ma la donna insistette stringendomi la giacca.
«è un peccato, perchè ti ho visto arrivare da lontano, e sai: hai proprio un bel viso e sono sicura non solo quello. Ci saremmo divertiti. »
La fissai dritto in silenzio, sorrisi leggermente, lei ricambió leccandosi la bocca, girai le spalle e me ne andai.
La cosa che piú mi sorprese è come una donna, forse madre, aveva infilato con prepotenza la sua sigaretta in bocca ad un bambino che non poteva avere piú di otto anni e lui, completamente felice, giocava a formare cerchi col fumo. C'erano circa cinque gruppi di otto - nove persone che stavano sniffando droga spingendosi a vicenda per farlo prima.
Certo che mamma aveva ragione a non voler farmi mai venire di sera in questo posto, le mamme hanno sempre ragione.
Dall'altra parte della via c'erano due bar, uno affollatissimo fino a fuori, l'altro quasi vuoto. Scelsi la via piú veloce.
«una peroni, grazie.»
Il barista, uomo massiccio sulla settantina, mi guardó masticando una gomma, poi appoggió la birra sul bancone. «3.50.»
A fabbricarla da solo ne avrei speso di meno, ma non feci casini soprattutto vista la situazione e gli porsi il soldi. Stavo per andarmene quando cominció a parlare.
«sei nuovo in città?»
«chi?» mi guardai intorno. «io?»
«no, io...» sbuffó.
Ah ah ah - divertente. «no. O meglio, in parte. Fino a tre giorni fa vivevo a tre chilometri da qui ma conoscevo la zona, solo che non frequento e non frequentavo.»
«fai bene ragazzo.»
«perchè dici così?»
Rise. «non hai visto là fuori che c'è? Vorrei tanto andarmene.»
«e perchè non lo fai?»
Annuì pensieroso. «i soldi, ecco perchè non posso farlo. Solo qua posso avere questo bar che mi permette di mangiare qualcosa a pranzo.»
«ma...a quanto vedo, fa piú affari il vicino.»
«e ci credo: se chiedi cinquanta bicchieri di whisky consecutivi vai da quello che te li da e non da quello che preferisce farti riflettere.»
Le sue parole mi colpirono. «Fabrizio.» gli porsi la mano.
«Gennaro.» me la strinse.
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Il ragazzo delle pizze. || MetaMoro || (IN REVISIONE)
FanficD a l l a S t o r i a : Rise. «ti prego, diventa un poeta.» «e sai quale sarà il titolo della mia prima poesia?» «quale?» «L'Amore. E sai come sarà la poesia?» «come?» «tu.» ----------------------------------------------------------------- {Storia c...