«allora, cosa vogliamo fare? Il gioco del silenzio?» urlai.
Davanti a me c'era Ermal che mi fissava con occhi spalancati. Affianco a lui una bambina alta meno della mia metà, capelli scuri tirati in una coda, vestitino rosa sporco largo sulle caviglie ed espressione alquanto turbata.
Ermal fece un passo verso di me con le mani avanti per cercare di calmare la mia rabbia. «posso sp-»
«sí..sí, posso spiegarti! Posso spiegarti di qua e posso spiegarti di lá! É una frase di film "posso spiegarti" sai? Se volevi spiegarmi me lo spiegavi e basta! Non posso credere che tutto ciò che la gente dice su di te sia vero!» urlai e girai le spalle andandomene via.
Ermal mi seguí. «non é come sembra...»
«ma é ciò che vedo!» diedi un pugno al tavolo. «tu, in casa mia, quando non ci sono, con una bambina piccola! Queste cose le fai nel porcile e non in casa mia, hai capito?»
«Fabrizio aspetta, non stavo facendo niente, credim-»
«credimi? Credimi? Che non stavi facendo niente? Come cazzo vuoi che ti creda? Non hai mai espresso la tua innocenza e lo vai a fare proprio il giorno in cui ti ritrovo con una bambina che, per di piú, cercavi di nascondere in casa mia! In casa mia! Capisci? La stavi nascondendo nelle mura della mia mansione! Ma per chi mi hai preso?» sentii le corde vocali bruciare per tanto urlare.
«per un uomo intelligente e comprensibile, che sa ascolta-»
«non sono scemo, Ermal! Sia quel che sia, stessi facendo quel che stessi facendo, non hai alcun diritto di portare dentro casa mia una bambina sconosciuta!»
«sí, hai ragione, m-»
«sono davvero dispiaciuto. Io ho creduto in te, ti ho davvero voluto bene, ma real-»
«scusami.» la bambina si avvicinò ad un metro da me con mani unite e testa bassa. «non volevo che litigavate per colpa mia.»
Fissai Ermal, lui stava guardando la bambina stringendo la mascella. «Bea, per favore, va' di lá.»
«no aspetta.» fermai Ermal. «voglio sentirla.»
La bambina fece un passo indietro.
«come ti chiami?» mi abbassai alla sua altezza.
«Beatrice.» la sua voce era molto angelica.
«ah, Beatrice, bel nome. Quanti anni hai?»
Lei guardò Ermal confusa. «ha otto, otto anni, piú o meno.» disse lui con sguardo basso.
«mh. Dimmi un po', chi sei?»
Lei mi guardò. «Beatrice.»
Mi venne da ridere, un po' per la mia domanda un po' per la sua risposta, ma mi trattenni. «sí...intendevo dire, perché sei qui?» Lei non rispose. «cara Beatrice...» afferrai la sua manino e ci sedemmo entrambi sul divano, mentre Ermal stava di fronte guardandoci. «io vivo in questa casa, sono tornato e ho trovato te e lui, sono confuso, no? Quindi vorrei capire perché sei qui.»
Lei con un movimento rapido indicò Ermal.
«cosa....dico, voleva farti qualcosa?»
«sí...»
Fissai Ermal che non cambiò espressione. «e cosa?»
«voleva salvarmi.»
Curvai le sopracciglia. «cosa?» Lei alzò le spalle. «salvarti da cosa? O da chi?»
«dalla strada.»
L'accarezzai la guancia. «okay, dai, vai di lá ora che devo parlare con Ermal, se hai bisogno del bagno sta lì infondo.» lei seguí il mio consiglio ed andò dritta in bagno.
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Il ragazzo delle pizze. || MetaMoro || (IN REVISIONE)
FanficD a l l a S t o r i a : Rise. «ti prego, diventa un poeta.» «e sai quale sarà il titolo della mia prima poesia?» «quale?» «L'Amore. E sai come sarà la poesia?» «come?» «tu.» ----------------------------------------------------------------- {Storia c...