ventiquattro.

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«ehy Fazio...dai svegliati...Fazio....ehy...» la mia mente ancora non collegava bene col Mondo esterno. «Fazio! Svegliati!» mi alzai velocemente quando, con una potenza nota, sentii un urlo dritto nel timpano sinistro.

«ma cosa cazzo vuoi?!» urlai in risposta non sapendo neanche a chi. La testa cominciò a sbattermi tantissimo, gli occhi appannati si schiarirono ed affianco al lato del mio letto c'era una bambina, con i gomiti appoggiati al letto, la testa sui palmi delle mani ed un espressione mezza arrabbiata mezza spaventata.

Chi era? Cosa voleva? «chi sei? Cosa vuoi?» scesi velocemente dal letto. La guardai, lei fece un passo indietro, e mi ricordai. «ah, sei tu...»

«eh sí.» si alzò ed uní le braccia.

«eh, insomma?» mi misi nella sua stessa posizione. «ti sembra il modo giusto per svegliarmi?»

«shhh, abbassa la voce.» fissò Ermal che, dall'altra parte del letto, dormiva profondamente. «sveglierai Ermal!»

«ah, certo.» risi. «ad Ermal non possiamo svegliarlo. Io, se non mi svegliavo con un urlo nel timpano, avresti usato la sega per tagliarmi chissà quale organo del corpo, vero?»

«piú o meno.» disse seria. «comunque, ciancio alle bande o bando alle ciance, ho fame!»

Curvai la testa in un lato. «e dimmi un po': perchè non hai svegliato il tuo amichetto ermellino?»

Curvò anche lei il viso. «Fazio, la casa è la tua.»

«cominciamo bene a simpatia.» mormorai. «Batilde, mi chiamo Fabrizio e non Fazio.»

«ed io mi chiamo Beatrice e non Batilde.»

Sbuffai e ritornai nel letto coprendomi completamente con la coperta.

«e allora? Cosa faccio?»

«apri il frigo, allunga la mano e porta qualcosa alla bocca!»

«ma...» sentii, prima che i suoi passi andarono via prepotentemente.

Mi addormentai e quando mi svegliai di nuovo ero solo nel letto. Raggiunsi la cucina dove c'erano Beatrice seduta vicino al tavolo che beveva probabilmente del latte ed Ermal che stava preparando qualcosa.

«buongiorno.» dissi.

«buongiorno.» rispose Ermal senza staccare lo sguardo da ciò che stava facendo.

«la tua non gentile azione è stata riferita ad Ermal, carissimo!» disse con aria di superiorità la bambina.

Ermal si voltò verso di me e senza che lei potesse vederlo, mi fece cenno col viso di lasciare perdere: tirai un sospiro amaro, non abituato ad essere preso per il culo dalle mocciose, ed abbassai il viso sulla mia tazza di latte.

«c'è un modo per farti perdonare!» esultò lei.

La fissai prima di spostare di nuovo il mio sguardo su Ermal che, per una seconda volta, mi incitò a calmarmi.

«e perchè dovrei farmi perdonare? Non ho fatto nulla di sbagliato, sai, sto in casa mia.»

«mi hai trattato male e l'educazione dice che indipendentemente da dove ti trovi, le persone vengono trattate come si deve!» si alzò e scappò velocemente nel bagno.

«già non la sopporto.»

Ermal si sedette al posto che lei aveva lasciato libero. «è un animo ribelle, non è cattiva nè maleducata, ma è molto....sai, sveglia.»

«ha fatto svegliare anche me stamattina, ma nel vero senso della parola! Mi ha urlato in un orecchio! Te l'ha detto oppure ti ha riferito solo ciò che le ha fatto comodo?»

Il ragazzo delle pizze. || MetaMoro || (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora