ventisei.

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«come vi conoscete?» feci un passo avanti dimenticandomi della gravità della situazione.

«non é questo il punto, caro mio. Il punto é cosa ci faccia lei in casa tua!» mio padre mi puntò un dito contro, mentre la bimba l'osservava attentamente con un espressione spaventata.

Rimasi in silenzio non sapendo cosa rispondere e lui continuò, urlando. «Fabrizio, dimmi immediatamente perché hai una zingara in casa con te!»

«potrei dire cosa analoga su te, padre. Perché conosci una "zingara"?»

«rispondi alla mia domanda.» accorciò ogni minima distanza facendo sfiorare i nostri nasi. Lui era piú basso di me, tra l'altro.

«perchè dovrei? Sono in casa mia.»

«Ti ho tanto raccomandato di non avere rapporti con persone strane! E sporche!» urlò. Rimasi in silenzio non avendo voglia di rispondere a persone che parlavano a vanvera. «aspetta...quindi se c'è lei, ci sarà anche lui?» si avvicinò di nuovo dopo essersi girato di spalle.

«Fabrizio...» intervenne mia madre. «parla...»

Guardai entrambi profondamente senza dire una parola. Lui si voltò verso la bambina e si inginocchiò alla sua altezza, mentre lei afferrò il mio braccio.

«sei sola qui?»

Beatrice mi fissò volendo forse un indicazione su cosa dire, ma io non proferii nè parola nè feci col viso una minima espressione.

«stavo solo...Fabrizio mi stava solo offrendo un bicchiere d'acqua, avevo sete.»

Lui si ricompose. «ah si?» La bambina annuí. «e te l'ha dato?»

«sí...»

«bene.» annuí lui afferrandola per le spalle. «ti accompagno a..."casa" tua...»

Lui si avvicinò alla porta aprendola, stavo per intervenire quando sentii prima un urlo e poi un movimento veloce davanti ai miei occhi: un secondo dopo, c'era Ermal che teneva la bambina stretta a lui da una parte e mio padre dall'altra.

«lo sapevo.» mormorò mio padre tra i denti, stringendo i pugni.

«Ermal...» sospirai, ponendo una mano dinnanzi al suo petto nudo.

«oh mio dio!» urlò mia madre. «cosa ci fa lui, solo con la mutanda, in casa con te ed una bambina?» spalancò la bocca.

«mamma li sto solo aiutan-»

«li stai aiutando, certo.» rise mio padre. «aiuti gli zingari, i pedofili! Non sei degno di essere mio figlio, non puoi portare il mio stesso cognome! Gay di merda!» urlò afferrando il polso di mia madre.

Mi feci avanti per sferrargli un pugno ma Ermal mi tirò indietro mentre Beatrice cominciò ad urlare.

«non farti piú vedere da me, altrimenti ti uccido!» urlò per l'ultima volta prima di sbattere la porta ed andare via.

Mia madre resto immobile a bocca spalanca per realizzare la situazione. «come...io non...»

«mamma, vai via.» cercai di mormorare con calma.

«ma...»

«vai via!» urlai ed indicai la porta.

«figlio, aspetta! Ti prego, non sai cosa stai facendo, caccia via queste persone da casa tua, chiedi scusa a tuo padre e ricostruiamo la nostra bella famiglia! Non conosci loro chi sono!»

«perchè, tu li conosci?» mi avvicinai a lei. «dimmi, tu conosci loro chi sono? Conosci la loro storia? Hai mai assistito a qualcosa della loro vita?» rimase in silenzio. «parla!»

«no, io...non...no, nulla di tutto ciò, ma me l'ha detto papà!»

«quell'uomo ha le sue opinioni, concentrare per di piú su fatti ipotetici, e tu devi avere le tue! Non dovete essere una sola cosa!»

«ma io mi fido di tuo padre, è uomo intelligente e sa cosa dice, Fabrizio! Dimmi: tu no? Non ti fidi?»

«vuoi la verità?» le sussurai. «no. Non mi fido.»

«quindi...»

«quindi scelgo loro a lui. E a te sta la scelta, sono capace anche di scegliere loro a te.»

Lei sospirò abbassando lo sguardo. «mi dispiace.» chiuse la porta alle sue spalle ed andò via.

Un silenzio imbarazzante e teso calò nell'atmosfera. Solo il leggero pianto di Beatrice era udibile, oltre al motore dell'auto di quell'uomo che insieme a quella donna mi aveva adottato, che andava via e segnava forse una delle scelte piú giuste ed importanti della mia vita.

«sei sicuro?» mormorò Ermal dietro le mie spalle.

Mi voltai. «di cosa?»

«di perdere la tua famiglia per noi...Fabri, non voglio che tu rimanga solo.»

«non ho perso la mia famiglia e non sarò neanche solo. Siete voi la mia nuova famiglia ed ho scelto, scelgo e sceglierò voi per il resto dei miei giorni.»

Ermal spostò lo sguardo sulla bambina che stava ancora singhiozzando. Poi mi fissò intensamente, sul suo viso comparve un piccolo sorriso, mi venne incontro con le braccia spalancate e mi strinse in un forte abbraccio. Io ricambiai, Beatrice si asciugò le lacrime e si uní a noi.

Erano loro la mia famiglia e avrei fatto di tutto per aiutarli.


Spazio autrice
Ciauu! Scusate per la lunghezza del capitolo, ma in questo periodo ho davvero pochissimo tempo per scrivere e per pubblicare. Inoltre volevo informarvi che forse mancano solo alcuni capitoli alla fine, parliamo di circa cinque, quindi niente, spero di non deludervi. ❤

Il ragazzo delle pizze. || MetaMoro || (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora